Capitolo 11-🌱Sospetto🌱

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Bakugo entrò nella scuola come ogni mattina, lo zaino su una sola spalla e gli auricolari alle orecchie. Passò davanti la classe di Akira, notando che la ragazza era assente. 'Strano.'
Pensò continuando a camminare. "BAKUGO!" Gridò una voce alle sue spalle. Il ragazzo si girò di scatto, trovando una Kiyomi esausta con il fiatone. "Sei scema per caso?? Ci stanno guardando tutti!"
Il biondo, notando il tremore della ragazza che rimaneva in silenzio, si avvicinò, cominciando a preoccuparsi. "È successo qualcosa a-" ma si interruppe quando incontrò gli occhi pieni di lacrime della corvina. "A-Akira è..."
Ma non fece in tempo a finire che il ragazzo stava già correndo verso l'abitazione della ragazza. Cominciò a bussare freneticamente alla porta. "Avanti cazzo avanti!"

"C-chi è?" La donna dai capelli lilla si affacciò alla porta. "Oh, sei tu... B-Bakugo, giusto?"
Il biondo la oltrepassò di corsa, andando subito in camera della castana.

Akira era distesa sul suo letto, gli occhi chiusi e la pelle più pallida del solito. Aveva anche una medicazione alla guancia sinistra. La donna lo raggiunse.
"Si può sapere che cosa è successo?"

"I-ieri sera lei e suo padre hanno litigato e lei ha avuto una specie di crollo e quindi ha... ha provato a-"
"A suicidarsi." Disse l'uomo entrando in camera.
"K-Katashi..."
"Che cosa sei venuto a fare Bakugo Katsuki?"
L'uomo dai folti capelli castani si avvicinò alla ragazza inerme. "Voglio sapere che cosa diavolo è successo." Bakugo non sapeva neanche perché gli importasse così tanto della ragazza, c'era qualcosa che lo spingeva a voler saperne di più.
"Se proprio vuoi saperlo ha assunto un grande quantitativo di psicofarmaci in pochi secondi. Deve averli rubati dal mio studio."
"Perché ha quella garza sulla guancia? Non credo che le pillole causino ferite." Il ragazzo guardò l'uomo negli occhi con sguardo di sfida. Dopo qualche attimo di sorpresa l'uomo rispose. "Quando è caduta a terra ha sbattuto la faccia. Cose che capitano."
"Voglio restare un attimo con lei." Sentenziò il ragazzo. "Veramente dovresti anda-"
"Katashi." Lo interruppe Hikaru. L'uomo la guardò per qualche secondo, poi annuì, e lasciò la stanza insieme alla donna.

Katsuki si sedette su una sedia davanti il letto. 'Tsk.. caduta un paio di palle... per averti spinto a fare una cosa del genere deve essere successo qualcos'altro .'

Guardò il suo viso pallido, imperlato di sudore, simile a porcellana; le sopracciglia leggermente corrucciate e le mani poggiate sul petto che si muoveva regolarmente. Aveva una flebo attaccata ad una mano.

'Chissà perché non ti hanno portato all'ospedale...'
Giocherellò con il tubicino di plastica.

Continuò a guardare quel viso, quasi angelico, rovinato da quella medicazione. Avvicinò titubante la mano al viso della ragazza.

Akira serrò improvvisamente la mascella e corrucciò ancora di più la fronte in un'espressione sofferente. Dopo qualche attimo di esitazione il ragazzo continuò ad avvicinarsi con la mano alla guancia della castana. L'idea di toccarla in quel modo lo disorientò. Erano solo amici loro, no? E allora perché sentiva quello strano formicolio quando si avvicinava a lei?
'Sono proprio uno stupido. Fare pensieri simili in un momento simile.'
Qualcosa di quella ragazza lo aveva colpito, non sapeva cosa in particolare. Forse quell'alone di mistero che la avvolgeva o forse il modo in cui lo aiutava di continuo. No, quello lo faceva proprio incazzare.

"Come sta??" Kiyomi irruppe nella stanza, facendo sobbalzare il biondo.
"Potresti evitare di apparire dal nulla per cinque fottutissimi minuti?? Sta bene, o almeno credo."
La corvina si avvicinò alla ragazza e le prese la mano senza la flebo. "Hikaru mi ha detto che è in una sottospecie di coma farmacologico e che non si sveglierà prima di domani. Scommetto che l'ha picchiata di nuovo." Poi si girò verso il biondo con espressione sospettosa e un sorriso inquietante. "Scommetto che le hai preso la mano e ti sei messo a piangere come in uno di quegli stupidi film sdolcinati! Ammettilo che ti piace!"

"Ma si può sapere che cazzo ti passa per quella testa bacata?? Piantala di dire stronzate e usciamo, comincio ad odiare questa stanza."
La corvina annuì, diede un bacio sulla fronte alla ragazza e fece per uscire. "Che c'è? Aw, anche tu vuoi darle un bacino?"
"Taci." Disse il ragazzo a denti stretti.

Kiyomi controllò l'orario sul suo telefono mentre camminava verso casa. "Cavoli, è già l'ora di punta... ci sarà un casino di sicuro." Disse tra sé e sé. Man mano che si avvicinava al centro le persone aumentavano a tap punto che le fu difficile anche camminare. 'Forse è meglio prendere un autobus...' Ma gli autobus erano talmente pieni da dover tenere le porte aperte. Dato che l'ultimo autobus non si fermava cominciò a correre per inseguirlo. "HEY! FERMO!"

Stava per fermarsi quando un ragazzo spuntò dalla massa di persone. "AGGRAPPATI!" Gridò il ragazzo tendendole una mano. Kiyomi allora fece un ultimo sforzo riuscendo a stringere la mano dello sconosciuto che la tirò a sè facendola finalmente salire. "Grazie... uff... mille..." disse lei con il fiatone. "Tranquilla." Rispose il ragazzo sorridente. Aveva i capelli neri di media lunghezza con una frangetta che gli ricadeva sul viso e gli occhi grandi di un rosso acceso. Il suo sguardo era gentile, non aveva nessun secondo fine.

"Io sono Nishimiya, piacere di conoscerti." Gli strinse la mano con un sorriso. Il ragazzo ricambiò la stretta. "Kirishima, piacere mio!"

Spazio Autrice
E anche il nostro piccolo Kiri è stato introdotto in questa storiella concepita da una mente malata ihihihihih.
Comunque ho appena pubblicato un libro dove metterò disegni, ship e comics all'infinito, se siete interessati passate a dargli un'occhiata e lasciate una stellina per farmi tanto felice 👉🏻👈🏻
Al prossimo capitolo!

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