Capitolo 1-🌱10 mesi🌱

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"Sorellona, svegliati!"
Queste parole la risvegliarono da quel sonno profondo.
La bambina era seduta sopra di lei ancora in pigiama, con un sorriso a trentadue denti.
"Aiko...? Che ci fai qui? Sono ancora le cinque del mattino..."
Rispose la ragazza nascondendo la faccia nel cuscino, con la voce impastata dal sonno.
"Da oggi mancano esattamente dieci mesi al test d'ingresso per la Yuuei! La mia sorellona diventa un eroe!"
Un piccolo sorriso spuntò sulle labbra della ragazza che si alzò a sedere sul materasso, prendendo in braccio la bambina, che poteva avere sei o sette anni. "Prima devo passare il test, sciocchina. E poi diventerò un eroe solo dopo anni di duro allenamento." Rispose con il suo solito tono apatico ma sempre con quel sorrisino. "Ma entri alla Yuuei! È la scuola più prestigiosa del Giappone!" Esclamò ancora Aiko; lei pensava davvero che sua sorella fosse la migliore di tutte. "Lo so Aiko, lo so." Rispose accarezzando i capelli indaco della bambina tra le sue braccia.
"Akira...?" La chiamò. "Sì Aiko?" Rispose di nuovo, con tono apatico. "Non sono le cinque, ma le sette e mezza." Akira sgranò gli occhi, volgendo lo sguardo alla sveglia sul suo comodino accanto al letto. "Cavoli... sembra proprio che farò tardi oggi a scuola eh?" Disse tranquillamente. Aiko si era sempre chiesta come facesse Akira a mantenere la calma anche nelle situazioni più tese. Aveva sempre quel fare apatico, come se... non provasse nessuna emozione. Lei glielo aveva sempre chiesto il motivo di tale apatia e Akira si era sempre limitata a rispondere: "problemi di quirk".
Aiko sapeva che prima che lei nascesse era successo qualcosa, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederlo né a sua madre né a suo padre.
"Dai adesso fammi preparare, piccola Aiko, altrimenti mi toccherà saltare un giorno di scuola."
Aiko annuì, alzandosi dal letto e correndo verso la sua camera, uscendo da quella della sorella.

Ora era rimasta solo lei, con un silenzio assordante a riempire la camera da letto. Si alzò completamente, stiracchiandosi con uno sbadiglio e poi andò in bagno. Non aveva tempo di fare la doccia, così si limitò a lavarsi la faccia. Si guardò allo specchio, con malinconia. Somigliava così tanto a sua madre, con quei capelli castani e quei grandi occhi azzurri. Per non parlare della pelle pallida e le lentiggini a ricoprirle le guance e il naso. Le somigliava troppo, e questo lo sapeva anche suo padre, che non faceva altro che colpevolizzarla per quello che era successo cinque anni prima.
Dopo essersi messa l'uniforme scolastica scese in cucina dove trovò quella che doveva essere la sua "matrigna" intenta a fare colazione.
"Buongiorno Akira! Dormito bene?" Salutò Hikaru sempre gentile. Akira annuì e dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua uscì in fretta salutando con un cenno della mano.
Da quando Hikaru e suo padre Katashi si erano sposati, lei aveva smesso di parlare con loro, si era completamente chiusa in sé stessa. Non poteva accettare che sua madre venisse rimpiazzata così facilmente dalla prima che passa. Strinse i pugni, mentre camminava verso la sua scuola, ma poi sospirò, con lo sguardo incollato alla strada. Non poteva permettersi di arrabbiarsi. Assolutamente.

*Skip Time*

"Adesso vi consegnerò i moduli di aspirazione carriera, anche se so che la maggior parte di voi vorrà entrare nella sezione eroi." Disse la professoressa distribuendo i moduli tra i banchi. "Mei, so che hai fatto domanda per entrare alla Yuuei, sei sicura della tua scelta?"
Akira Mei si alzò dal suo posto e cominciò a parlare. "Assolutamente prifessoressa. Nella simulazione ho preso una A e confido nelle mie capacità e nel mio quirk per superare ogni ostacolo che mi si presenterà davanti."
Dal fondo della classe si levò una voce.
"Ma dai! Proprio tu Mei? Non ci hai mai mostrato il tuo quirk, quasi quasi sospetto che tu non ne possegga nemmeno uno!" Tutti si girarono verso la ragazza che aveva parlato, mentre sul volto di Akira si formava un cipiglio.
Akira sapeva che se avesse cominciato a discutere con lei, avrebbe finito con l'arrabbiarsi, così si limitò a lanciarle un'occhiataccia e a risedersi al suo posto. Non era mai stata un'attaccabrighe.
"Beh, che fai? Non rispondi?" Disse ancora la ragazza.
"Smettila, Ankoku! Forse non ti ha ancora mostrato la sua unicità perché non ha ragione di farlo! E smettila di essere sempre così maleducata!"
La sua unica amica, Kyiomi Nishimiha, l'aveva sempre difesa, sin dal primo anno di medie, dai continui attacchi di quella ragazza, Mayoi Ankoku.
"Tu non ti immischiare Nishimiha! E poi mi sono appena ricordata che tu un quirk ce l'hai. Non è vero Mei? Ed è stato proprio quello che ha ucciso tua madre, cinque anni fa." A quelle parole Akira sgranò gli occhi e strinse i pugni mentre si levò un mormorio attorno a lei.
"Ankoku, se non vuoi una nota scusati immediatamente con la compagna!" Intervenne la professoressa.
"Mi scusi, signora, ma ho solo citato un fatto di cronaca! Di fatti della morte della moglie del famoso dottore Mei Katashi ne parlarono tutti i giornali!"
Tutti si girarono verso Akira, con lo sguardo fisso sul banco, che tirava respiri profondi. "Akira..." iniziò l'amica, ma fu fermata da una sua mano alzata. "Tranquilla Kyiomi." Rispose lei senza neanche guardarla. Poi si diresse verso il banco di Ankoku e la prese per il colletto dell'uniforme.
"Uuuh, ma che pau-" ma non riuscì a terminare la frase che in un millisecondo si ritrovò con la testa che usciva dal terreno. "M-ma che...?" Disse lei esterrefatta. Poi Akira cominciò a fissare i capelli di Ankoku che iniziarono ad accorciarsi pian piano.
"L'hai visto il mio quirk adesso?" Chiese con un sorriso sinistro. "C-che stai facendo ai miei capelli? Smettila! Ok, ok! Scusa!"
Allora tutto ritornò alla normalità. Proprio in quel momento la campanella suonò e Akira uscì, sotto lo sguardo attonito di tutti, seguita da Kyiomi.

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