And my chest

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«Mi chiamo Luke»
«Io Michael... Mia madre pensa che possiamo diventare amici...»

Prendo un lungo respiro, posando la mano sulla maniglia, con una strana ansia che mi attanaglia lo stomaco.

Facendo una leggera pressione, apro la porta e, immediatamente, gli occhi del biondo balzano su di me, facendomi sentire totalmente indesiderato.

Tutto ciò che riesco a leggere in quelle iridi è che non mi vorrebbe qui e forse sarebbe davvero meglio che non ci fossi...

«Tu non mi piaci»
«Solo perché ti ho detto che non puoi stare qui?»

Lentamente, mi avvicino a lui, sedendomi sul pavimento, proprio accanto alla sua figura, tutta accovacciata e con le ginocchia al petto.

I ricordi della mia prima volta in questa casa sembrano proprio non volermi abbandonare e non so se sia un cattivo o un buon segno, so solo che dopo le parole di Mafalda sono confuso.

«Che vuoi? Mi hai riportato a casa e hai fatto la tua azione buona. Ora sparisci»
«Come mai non stai mangiando?»
«Vattene»
«Luke»
«Vattene»

Distoglie lo sguardo dal mio, poggiando il mento sulle ginocchia, come se questo gesto servisse ad innalzare nuovamente la barriera che mi aveva posto davanti già precedentemente.

Ma perché ci sto anche provando?
Si vede che starebbe meglio senza i miei inutili tentativi.
Non sono mai stato bravo a consolare, figuriamoci persone che odio e che mi odiano.

«Non è bello cacciare le persone»
«E non è bello rimanere quando qualcuno non ti vuole»

Quelle parole, pronunciate da un piccolo bambino biondo di sei anni erano state così... Crudeli. Così dure.
Fin da subito, Lucas aveva avuto la capacità di mettermi in soggezione.

Troppo intelligente per la sua età.
Troppo furbo per la sua età.
Troppo maturo per la sua età.
Luke si considerava sempre un "troppo" e, alla fine, aveva ragione.

«Hai intenzione di rimanere qui per tutto il giorno? Non ci metto niente a chiamare la polizia per invasione della privacy»

Mi scappa un piccolo sorriso, scuotendo di poco la testa.

«Questa non è invasione della privacy»
«Allora vattene»

Questo ragazzo mi fa davvero perdere la pazienza.
Chissà se gli è stato diagnosticato un disturbo bipolare perché sembra davvero essere lunatico.

«Me ne andrò non appena mi dirai il motivo per cui non stai mangiando»
«Davvero?»

I suoi occhi tornano su di me e non posso fare altro che rabbrividire.
Il suo tono è gelido e ho davvero paura del doppio taglio della sua domanda.
Non voglio sapere.
Vorrei poter tornare indietro a quando sono entrato in questa stanza, che già mi pento di tutto.

«Te ne andrai davvero dopo averlo saputo?»
Prima che possa rispondere, sulle sue labbra comprare un sorriso, un sorriso totalmente freddo.

«Che persona è Michael Clifford? Quella che dopo aver saputo che qualcuno è in difficoltà fugge via, non volendo problemi? O quella che rimane per il suo complesso da salvatore del mondo? Quelle delle due strade prenderai?»

Deglutisco leggermente, sperando che non abbia notato quanto a disagio mi stia mettendo.
Di solito, nelle nostre discussioni, siamo sempre alla pari, nessuno dei due ha mai davvero l'ultima parola, ma ora è diverso... So di aver preso parte ad una conversazione in cui non posso vincere.

𝐕𝐨𝐨𝐝𝐨𝐨 𝐝𝐨𝐥𝐥 || 𝑴𝒖𝒌𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora