Epilogo

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Se fosse rimasta in Irlanda, avrebbe lasciato la sua famiglia a gestire il negozio, e avrebbe anche lasciato per sempre ogni sua abitudine. Era veramente pronta per un cambiamento del genere? Ovviamente la risposta era affermativa, la sua vita sarebbe stata perfetta accanto a quella che, senza ombra di dubbio, era la sua anima gemella. Quel giorno trasferì le sue cose nel piccolo appartamento di Brian sopra al pub, scoprendo così che viveva in un grazioso monolocale stranamente ordinato, per essere di un giovane uomo. La sua cucina era più che altro un tinello, con cassette della frutta dipinte e riciclate come originali scaffali tuttofare, mentre la camera era di un blu elettrico e molto minimalista. Fortunatamente aveva un letto alla francese, di una piazza e mezzo. Era però evidente che avrebbero dovuto trovare una soluzione, qualcosa di più spazioso e adatto a una giovane coppia, per poter vivere assieme e magari creare una famiglia tutta loro. Erica, in attesa di aver sistemato tutte le burocrazie inevitabili per potersi sposare, passò molto del suo tempo nella cucina del locale, imparando a creare piatti irlandesi insieme a Brian. Scoprì che per fare un buon pesce fritto, nella pastella era necessario aggiungere della birra, e che lo stufato doveva rimanere sul fuoco il più tempo possibile, per ammorbidirsi ed essere perfetto. Alla sera amava sedersi con gli anziani del villaggio, per ascoltare le loro storie di un passato ricco di pescatori alla ricerca di mostri marini e contadini protettori di forti fatati. Un mercoledì, a mezzanotte, quando tutti furono usciti dal locale e fuori soffiava il vento ormai invernale, Finn si sedette con loro e svelò ai ragazzi una strana avventura di quando era ragazzino. Suo padre era un pescatore, e all'epoca vivevano nel Connemara. Di fronte alla loro modesta casa di pietra, un'imponente scogliera invitava a starsene lontani dal mare impetuoso. Il bagliore della luna si rifletteva sull'acqua agitata, e il rumore delle onde accompagnava le serate della famiglia, seduta davanti al caminetto a scaldarsi le ossa. Mentre raccontava la storia, Finn sembrava ritornare con la memoria a quell'epoca, il suo sguardo pareva perso in dettagli a loro sconosciuti. «Si diceva che ci fosse qualcosa, sotto l'acqua. Qualcosa che in certi periodi dell'anno, si mostrava alla gente» esclamò improvvisamente appoggiando il suo ultimo boccale ormai vuoto sul bancone. «Si diceva che ci fosse una "selkie", una sirena». Finn li squadrò, per verificare il loro effettivo interesse, e poi, rassicurato dalla loro attenzione, continuò: «Quando raggiungeva gli scogli, lasciava una pelle di foca, per poi assumere sembianze umane. Le selkie sembrano donne comuni, sapete, quando sono sulla terra ferma». Fece una pausa d'effetto voluta. «In realtà possono entrare e vivere nel mare quando vogliono. Per avere una pesca abbondante, basta prendere la pelle di foca e nasconderla, bloccando la sirena per sempre nel mondo umano. E così fece mio padre. Un giorno ne trovò una incastrata su un piccolo scoglio, nascosta dalle alghe. La portò a casa e la nascose in cantina. Da quel giorno prese tanto di quel pesce da poterlo vendere al mercato a decine di persone ogni giorno. E nel frattempo, una donna misteriosa arrivò nel villaggio. Una straniera che si accasò, rimanendo tra noi. Da lì nacque la fortuna della mia famiglia. La nostra fortuna, Brian» Finn fece l'occhiolino al nipote. Erica non si era mai domandata se Brian navigasse in buone acque, in quanto a situazione economica. Di certo prima o poi avrebbero dovuto affrontare l'argomento, per decidere il da farsi. Quella notte, quando si ritrovarono in camera da soli, il ragazzo le raccontò che non erano inusuali le storie di donne capaci di tramutarsi in pesce. «Anche a Cong ne esiste una» disse Brian sdraiato sul loro letto. La luna gli illuminava il viso, mostrando i suoi tratti perfetti e aggraziati. «La leggenda parla di un principe e la sua dama, promessi sposi. Un giorno il principe morì cadendo nel torrente e la dama, dopo essersi rinchiusa nel castello per la disperazione, sparì nel nulla. Qualche tempo dopo, i pescatori del villaggio notarono una trota bianca. Secondo la leggenda un giorno fu catturata da un soldato, che cercò di cucinarla in tutti i modi, senza riuscirci, in quanto era protetta da uno strano incantesimo. Il soldato tentò di tagliarla, così, sentendosi in pericolo, il pesce si trasformò in una donna. Era la dama che, trasformata in trota, aspettava ogni giorno di veder passare il suo amore trasportato dalla corrente. Il soldato, si narra, la rimise nel fiume, e da quel giorno, si dice che le trote abbiano una macchia rossa sul fianco dovuta alla ferita inflitta alla dama». Che storia romantica, pensò Erica. Romantica e triste.

Amore in IrlandaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora