CAPITOLO 2

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Dopo aver spiegato l'indispensabile ai fratelli riguardo il suo aspetto e il tempo trascorso lontano da loro, prestando attenzione a non fare il minimo accenno all' imminente venuta dell'apocalisse, decise di andare al bar. Giunto a destinazione entrò nel locale, si sedette al bancone e aspettò. Dato che la cameriera non sarebbe arrivata a prendere la sua ordinazione a meno che Cinque non avesse premuto il campanellino che si trovava vicino a lui, decise di compiere quell' azione. Poco dopo la porta del locale si aprì nuovamente e un'altra persona si sedette vicino a lui. Era una ragazza, all' incirca di tredici o quattordici anni. Il suo aspetto era abbastanza carino: magra di corporatura e con la carnagione bianca,la nuova arrivata aveva dei capelli neri come la pece, lunghi e lisci; i suoi occhi, che sembravano fatti di vetro, erano verdi come smeraldi e le labbra, sottili e morbide, rosse come rubini. Indossava una camicia bianca con le maniche arrotolate fino a metà braccio e un semplice paio di jeans neri. Cinque le diede una rapida occhiata per poi concentrarsi sulle parole della cameriera che nel frattempo era giunta a prendere le ordinazioni dei clienti. Mentre era in procinto di comunicare alla donna ciò che desiderava, la ragazza lo precedette dicendo < Io prendo un caffè nero >. < Due >, aggiunse immediatamente Cinque. Si sorprese: non aveva mai incontrato nessuno fino a quel momento a cui piacesse quel tipo di caffè. La cameriera si avviò a prepararli, non prima però di aver rivolto un'occhiata sorpresa ai due. Durante l'attesa dell'ordinazione, i ragazzi non proferirono parola, si limitarono ad aspettare in silenzio. Ad un tratto la porta del bar si spalancò e una dozzina di uomini completamente vestiti di nero e dotati di armi fecero il loro ingresso nel locale. Erano qui per lui. Cinque sapeva che prima o poi "La Commissione" sarebbe riuscita a trovarlo, ma non immaginava ci impiegasse così poco tempo. < Vogliono solo   parlare > gli disse uno di loro. < Peccato che io non abbia niente da dire > ribatté il ragazzo. Dopodiché prese un coltello che si trovava sul bancone e lo infilzò nel collo, mirando e centrando la giugulare. Si accorse, tuttavia, che metà degli uomini entrati si era diretto verso la ragazza che si trovava vicino a lui. Non ebbe il tempo di porsi qualche domanda che partì una serie di spari, colpi schivati grazie al potere di Cinque che riuscì ad ucciderli quasi tutti molto velocemente . Ad un certo punto però i suoi poteri smisero di funzionare e fu allora che l'ultimo in vita lo circondò e gli puntò la pistola contro. Era convinto fosse la fine quando la ragazza, la quale nel frattempo aveva ucciso tutti gli uomini che l'avevano attaccata, si voltò nella loro direzione. Chiuse gli occhi, distese i palmi delle mani e fulminò il nemico con una scarica elettrica. Cadde al suolo, privo di vita. Cinque, contenendo lo stupore che la ragazza gli aveva suscitato, si alzò, si avvicinò ai corpi degli uomini controllando che fossero tutti morti e successivamente si diresse da lei. < Non serviva il tuo intervento, me la sarei cavata da solo > le disse con un tono di voce scocciato. < No, io non direi > gli ribatté la giovane accompagnando la frase da un falso sorriso. Andò verso la porta del bar e l'aprì. < Comunque il mio nome è Elettra >. Detto ciò uscì dal locale.

MY LIPS, YOUR LIPS, APOCALYPSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora