CAPITOLO 8

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Qualche minuto dopo la sua sparizione, i due uscirono dalla clinica lasciando il medico insieme a loro alquanto sorpreso. Presero l'ascensore e si diressero al pian terreno dell'edificio. Elettra, nel mentre, rifletteva. Non riusciva a capirlo. Nonostante gli avesse salvato la vita quel giorno al bar, era ancora riluttante ad accettare la ragazza all'interno della missione. Nel mentre, Elettra e Klaus si ritrovarono fuori dalla struttura. A quel punto la giovane non riuscì più a mantenere il controllo. < Non ci posso credere, l'ha fatto ancora! > Nella sua voce di Elettra si potevano palesemente scorgere la rabbia e il disprezzo provati e fino a quel momento repressi. <A che cosa ti riferisci, tesoro? > le chiese Klaus inspiegabilmente confuso. Probabilmente era abituato a questi modi di fare caratterizzanti il fratello. Elettra non riuscì a motivarsi la pazienza che le permise di rispondere educatamente all'uomo. < Sto parlando di quello che è appena successo. > < Non ti preoccupare per lui, tesoro. Starà bene. Da quando era bambino attua questo genere di comportamento: si isola dagli altri per concentrarsi meglio e capire il modo di agire più corretto e vantaggioso. > Klaus guardò verso l'orizzonte poi un lieve sorriso si formò sul suo viso: < Non è cambiato per niente! Nonostante abbia ormai 58 anni, è e rimarrà sempre un cinico stronzo. > Detto ciò ridacchiò. Elettra, ascoltandolo, riuscì a interpretare i suoi insulti come vero e proprio amore fraterno. Si focalizzò meglio sul significato delle parole da lui proferite e, finalmente, realizzò. < Hai per caso detto che ha 58 anni? > La ragazza era confusa e stranamente sorpresa: erano molto più simili di quanto si aspettasse. Ora era Klaus ad aver uno sguardo perplesso. <Non ti ha detto nulla? Il nostro caro Cinque è tornato dal futuro qualche giorno fa dopo esserci stato intrappolato per oltre 45 anni. > Mentre l'uomo spiegava, Elettra ascoltava attentamente, senza perdersi alcun dettaglio, alcun particolare. Per quale motivo non le aveva rivelato la sua vera età? Certo, era consapevole del fatto che si conoscessero solamente da un paio di giorni, ma avrebbe potuto accennarle qualcosa. Terminato il racconto salutò Klaus e se ne andò con l'intenzione di trovare Cinque. Con i mille pensieri che le affollavano la mente, tentare di concentrarsi sul luogo in cui il ragazzo si sarebbe potuto recare sarebbe stato alquanto complicato, per cui decise di prendere un caffè. Si diresse al solito bare quando aprì la porta se lo ritrovò di fronte, seduto al bancone con il caffè affianco e le mani nei capelli. Era frustrato, Elettra poteva intenderlo benissimo. Si avvicinò lentamente e si sedette sulla sedia vicino a lui. Era determinata a scoprire tutto di quel ragazzo. Lui la notò. <Cosa vuoi? > le disse con un tono scorbutico che ormai la giovane aveva capito appartenergli. <Delle risposte. > <Be' allora cercale da qualche altra parte, perché sicuramente da me non ne avrai.> disse bevendo un sorso dalla tazza. Elettra si mise una mano sugli occhi. Perché doveva sempre fare così? Fece un lungo e profondo respiro, poi parlò. <Mi spieghi qual è il tuo problema, Cinque? Io voglio solo aiutarti,ma non posso se tu non mi dai la possibilità. > <Se non ti do l'opportunità di farlo, non pensi che il motivo sia perché non ho bisogno di te? > Cinque la guardava. Il suo sguardo era indecifrabile: da una parte era veramente sicuro di non volere l'appoggio di nessuno, specialmente quello di Elettra; dall'altra però, purtroppo presente in porzione minima, si intravedeva la speranza che la giovane ignorasse queste sue parole. Parte che però Elettra non riuscì a scorgere. La rabbia l'aveva invasa. <Se non hai bisogno di me, Cinque, va bene. Non mi interessa quello che fai. > Poi si avvicinò di più a lui. < Ma, quando troverai delle difficoltà, e so che ne troverai, non venirmi a cercare perché io non avrò la minima intenzione di alzare un dito per aiutarti > Un ghigno comparve sulle sue labbra. Dopodiché si alzò e si diresse verso l'uscita del locale sotto lo sguardo scrutatore del ragazzo. La voglia e il bisogno di caffè si erano totalmente volatilizzati. Possibile che si fosse recata al bar solo perché sapeva che ci potesse essere una percentuale, piccola ma esistente, di poter incontrare Cinque?Improvvisamente, le tornarono in mente tutti i ricordi che aveva vissuto con lui, ma soprattutto come si atteggiava nel suoi confronti: era diventata molto più premurosa e gentile da quando il ragazzo era entrato nella sua vita. Il lato oscuro del suo cuore che aveva sopraffatto quello luminoso per anni improvvisamente sembrava si stesse dissolvendo, sembrava stese lasciando maggiore spazio al secondo, di modo che questo potesse espandersi e svilupparsi. Cosa le stava facendo quel ragazzo?Non doveva assolutamente permetterlo: aveva lavorato tanto per costruire una corazza impenetrabile fatta su misura per il suo cuore e non poteva lasciare che un cinquantottenne nel corpo di un bambino di tredici anni rovinasse il suo operato. 'Da questo momento in poi non penserò più a lui' si promise. Nel mentre, Cinque era ancora al bar. L'incontro con Elettra avvenuto poco prima lo aveva scioccato. Era riuscito a mandare via l'unica persona che forse teneva un po' a lui. Faceva sempre così:allontanava tutti quelli che gli stavano vicino quando capiva che era tutto troppo. Quindi per non essere abbandonato, era lui quello che abbandonava.Questa volta però, al contrario delle altre, non era convinto fosse stata la scelta più giusta. Ma ora non aveva tempo per questo. Doveva andare e scoprire come fermare l'imminente arrivo dell'apocalisse.Lasciò sul bancone i soldi e uscì dal locale.

MY LIPS, YOUR LIPS, APOCALYPSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora