CAPITOLO 5

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Si risvegliò. Aprì lentamente gli occhi a causa della troppo luce proveniente dalla finestra che si trovava di fronte al letto su cui era sdraiato. Si guardò attorno. Era una camera da letto semplice con un paio di finestre, una scrivania e un armadio. Mentre si stava chiedendo dove fosse la porta si aprì. <Finalmente sei sveglio > gli disse Elettra con un sorriso. <Dove mi trovo? > domandò Cinque. <Sei in casa mia, ovviamente >, la ragazza alzò gli occhi al cielo. <E come sono arrivato qui?> <Ti ho portato io quando ti ho visto al suolo privo di sensi > anche questa sembrava alla giovane una risposta palese. Cinque la guardò confuso. < Perché lo hai fatto? > < Quante domande hai ancora intenzione di farmi? > ribatté Elettra,scocciata dall'insistenza del ragazzo. < Ti ho portato in casa mia perché non so dove abiti e perché non potevo lasciarti a terra svenuto >. Il ragazzo continuò a guardarla, stranito: nessuno aveva mai fatto qualcosa di così carino e gentile per lui.< Piuttosto dovresti mangiare e rimetterti in forze > continuò la ragazza porgendogli una scodella contenente della zuppa e un bicchiere di acqua. < Non sei mia madre e tanto meno il mio medico > disse il giovane allontanando il cibo e l'acqua. Tentò di alzarsi, ma un forte mal di testa accompagnato da un giramento lo colpì. Sarebbe caduto a terra se non ci fosse stata Elettra pronta a sorreggerlo. Lo fece sdraiare nuovamente sul suo letto. < Non sarò né tua madre né il tuo medico, ma se vuoi ritornare a fare qualsiasi cosa stessi facendo devi prima mangiare e riposarti>. Elettra lo guardò con uno sguardo che non ammetteva repliche. Nonostante odiasse prendere ordini dagli altri, fece quello che la giovane gli disse. Mangiò la zuppa e bevve l'acqua. <Per tornare in forze definitivamente devi solo riposare > lo informò la ragazza. < Ma se ho dormito fino ad ora! > ribatté scocciato il giovane.<Evidentemente non è bastato > gli disse con fare ovvio. Cinque, sebbene fosse troppo orgoglioso e testardo per ammetterlo, sapeva che Elettra aveva ragione. Si posizionò nella maniera più comoda e chiuse gli occhi. Dopo alcuni minuti si addormentò. Tuttavia nemmeno questo sonno fu leggero e piacevole: l'incubo dell'apocalisse lo tormentava ancora. Si svegliò di soprassalto urlando. Elettra, la quale per lasciarlo dormire tranquillamente  aveva lasciato la stanza, entrò immediatamente, preoccupata. <Cosa è successo? Stai bene? > < Sì, non ti preoccupare è stato solamente un incubo > le disse il ragazzo per tranquillizzarla. < Cosa hai sognato? >. Elettra si sedette sulla sedia accanto al letto. Le si leggeva negli occhi che era preoccupata per il ragazzo e voleva aiutarlo. <E' un sogno molto ricorrente: ci sono io bloccato in un mondo dopo l'avvenuta dell'apocalisse e non riesco a tornare indietro >le confidò Cinque, non specificando però che si trattava di un sogno legato a una situazione che veramente aveva affrontato. < Ci sono macerie, cadaveri e polvere dappertutto. Non è proprio un sogno che tutti vorrebbero vivere >. accompagnò quest'ultima frase con un leggero sorriso, quasi impercettibile e un'alzata di spalle. La giovane gli prese la mano        < Adesso ci sono io qui con te >, gli disse. Cinque rimase ancora più sbalordito: perché questa sconosciuta era così gentile con lui? < Non sei obbligata >. Il ragazzo sussurrò questa frase e sul suo viso lo sguardo era speranzoso. < Appunto. Io resto qui > e strinse più forte la presa sulla sua mano. Inspiegabilmente, Cinque sentì una specie di scarica elettrica che gli attraversava tutto il corpo dopo quelle parole e quel contatto, sensazione che non aveva mai provato prima. < Grazie > le disse. Detto ciò chiuse di nuovo gli occhi e si abbandonò a un sonno leggero e privo di incubi.

MY LIPS, YOUR LIPS, APOCALYPSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora