CAPITOLO 3

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Cinque osservò la ragazza mentre usciva dal locale. Molte domande attraversavano la sua mente: possibile che fosse anche lei una dei bambini prodigio nati il 1° ottobre del 1989?Infattibile: era troppo giovane. Come mai quegli uomini l'avevano attaccata? Probabilmente perché si trovava lì in quel momento e non volevano testimoni.Risposta sensata. Anche su questo punto Cinque era confuso: pensabile che sapesse perfettamente che quelle persone sarebbero entrate nel locale esattamente in quel momento e che la stessero cercando? Cinque escluse radicalmente la prima parte della domanda, ma la seconda non era del tutto da trascurare. Si chiese anche come avesse fatto "La Commissione" a trovarlo così in fretta. Ripensò al fatto che tutti i dipendenti dell'organizzazione avevano un microchip localizzatore che veniva inserito nel braccio destro fin dal primo giorno, in modo da essere rintracciati velocemente e in qualsiasi momento. Di conseguenza prese il coltello utilizzato per uccidere il primo uomo e si fece un piccolo taglio sul braccio. Come previsto trovò il localizzatore che buttò a terra e distrusse.Tuttavia un quesito più importante occupava gran parte del suo cervello: perché i suoi poteri non funzionavano nella maniera corretta? Pensò che fosse a causa del varco creato quella mattina:probabilmente lo aveva indebolito e anche le sue capacità ne avevano risentito. Uscì dal locale e iniziò a camminare per la città con le mani in tasca e lo sguardo puntato a terra. Procedette in questa maniera per un centinaio di metri, la testa occupata dalle innumerevoli domande senza risposta, finché non sentì una voce in un vicolo. Era di un uomo e sembrava stesse parlando con una ragazzina. Inizialmente pensò di ignorarli, quando ascoltò con più attenzione la voce della giovane. Era quella di Elettra. Si avviò all' interno del vicolo e vide la giovane contro il muro mentre l'uomo le bloccava i polsi.Cinque molto lentamente si avvicinò a loro, raccolse una bottiglia di vetro vuota da terra e la ruppe sopra la testa dell'uomo,facendolo cadere a terra, tramortito. Si rivolse alla giovane: <Stai bene? > le chiese tentando di rendere il suo tono di voce il più dolce possibile ma fallendo miseramente. < Il tuo intervento non era necessario, me la sarei cavata da sola > gli rispose Elettra. Cinque la guardò  < Ovviamente > disse facendo un leggero sorriso e alzando gli occhi al cielo. Stava per ignorarli quando la ragazza lo richiamò. < Qual è il tuo nome? >. Il giovane si voltò. < Mi chiamo Cinque > le disse. Detto ciò sene andò.  Alla fine, Cinque decise di tornare a casa. Era veramente troppo stanco per continuare a camminare e a pensare. Entrò nella villa e si diresse verso la sua stanza. Lì si mise il pigiama di tanti anni prima e si distese sul letto. Era rimasto sorpreso dal fatto che suo padre, nonostante fosse passato molto tempo, non avesse gettato i suoi vestiti. Reginald Hargreeves era sempre stato un padre pessimo, incapace di donare amore ai suoi figli. Non aveva avuto nemmeno la voglia di dare loro dei nomi, si limitava a chiamarli coni loro numeri. Questo è il motivo dell'insolito nome del giovane;i suoi fratelli ne avevano uno normale grazie a Grace, il robot che faceva loro da madre, la quale evidentemente glieli aveva dati dopo che lui se ne era andato. Poco gli importava comunque: l'importante era avere un modo per essere chiamato e riconosciuto dalle persone e infondo il suo gli piaceva. La sua mente ritornò all'incontro con Elettra avvenuto poco prima. Doveva assolutamente capire cosa nascondesse quella giovane, a ogni costo. In mezzo a questi pensieri si addormentò.

MY LIPS, YOUR LIPS, APOCALYPSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora