CAPITOLO 7

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Camminarono per all'incirca una decina di minuti, entrambi silenziosi, entrambi intenti a riflettere, finché non si trovarono di fronte una gigantesca villa. Questo la incuriosì: nonostante Elettra avesse percorso quella strada un numero indeterminato di volte, non aveva mai notato la presenza della casa. Cinque le aprí la porta e insieme entrarono. L'ingresso era molto elegante, il pavimento coperto da tappeti e due lampadari di cristallo si ergevano sopra le loro teste dando al luogo una sfumatura di lusso e al contempo di classicità. Cinque notò la ragazza guardarsi intorno con occhi sognanti: evidentemente non aveva mai visto nulla del genere nella sua vita. Successivamente si diressero verso un'altra stanza dell'abitazione che Elettra riconobbe subito come il salotto. Lì, seduto comodamente su un divano, si trovava un ragazzo dai capelli castani ricci e gli occhi verdi. Appena li notò, egli si alzò, si diresse verso Cinque e lo strinse in un abbraccio.
< Fratellino! Finalmente sei tornato! Dove sei stato tutto questo tempo? > Elettra si sorprese: Cinque non le aveva mai raccontato di avere un fratello.
Con un espressione scocciata e irritata sul volto, il giovane si sciolse dall'abbraccio dell'uomo. < Ma che piacere rivederti, Klaus > L'uomo gli sorrise in maniera compiaciuta. Dopodiché si voltò in direzione della ragazza che gli si trovava accanto.
< E chi è questa giovane e bellissima fanciulla? >
Klaus le sorrise e la squadrò con i suoi occhi verdi. Elettra stava per rispondere, ma Cinque la precedette. < Il suo nome è Elettra. Elettra, ti presento mio fratello Klaus > La ragazza accennò un piccolo sorriso. < Piacere di fare la tua conoscenza, splendore > si inginocchiò di fronte a lei e le baciò la mano. Nessuno dei due notò, dietro di loro, lo sguardo fulmineo di Cinque rivolto al fratello. Non era geloso, o almeno non lo credeva, era convinto fosse troppo presto per esserlo soprattutto dato che non conosceva nulla in merito a quella misteriosa ragazza, ma il modo in cui il fratello si poneva nei suoi confronti lo irritava. Decise di interrompere quel momento intriso di imbarazzo. < Ascoltami, Klaus, ho bisogno del tuo aiuto > Un colpo di tosse palesemente forzato provenne da Elettra. Il giovane la guardò confuso. 
< Abbiamo bisogno del tuo aiuto > puntualizzò la ragazza. Il giovane sembrava non aver neppure sentito le sue parole, dato che tornò a concentrarsi sull'uomo al loro fianco. < Come dicevo, ci devi accompagnare nella clinica poco distante da qui e devi fingere di essere nostro padre > Klaus fu in procinto di dire qualcosa, ma Cinque lo fermò immediatamente < Niente domande > Sul volto dell'uomo si formò un piccolo sorriso < Come sempre fratellino > poi continuò < Io cosa ci guadagno? > Il giovane sospirò, mettendosi una mano sugli occhi. < Venti dollari? > < D'accordo, accetto > rispose immediatamente Klaus. Tutti e tre uscirono dalla casa e si diressero verso la struttura. Entrarono senza indugi nella stanza del medico con cui aveva parlato Cinque. < Come ho già detto a suo figlio, signore, i dati personali dei pazienti sono delle informazioni strettamente riservate; pertanto senza il consenso della persona presa in considerazione non posso dirvi nulla. > Cinque stava per ribattere, ma fu Elettra a rispondere. < Ma se non conosciamo il suo nome, come facciamo ad avere il suo consenso? > Il giovane la guardò, segni di ammirazione sul volto. < Questo non è un mio problema > concluse il medico. Klaus, il quale durante l'intera conversazione aveva taciuto, lo sguardo fisso intento a riflettere, prese la parola.
< Nessuno qui si preoccupa del mio consenso? > disse in tono autoritario. I tre si voltarono verso di lui. < Cosa intende dire? > gli chiese il medico.
< Come si è permesso di picchiare mio figlio? >
I presenti non fecero nemmeno in tempo a dare un senso alle sue parole che Klaus si alzò e sferrò un pugno in faccia a Cinque, facendogli uscire sangue dal labbro. < Lei è fuori di testa. Io chiamo la sicurezza > affermò preoccupato il medico. Compose il numero, ma prima che potesse dire qualcosa, Klaus gli prese la cornetta dalle mani. < C'è stata un'aggressione nell'ufficio del capo! Venite,
in fretta! > e riattaccò. Il medico sospirò, vinto.
< Va bene, vi darò quello che volete > Si diressero in una stanza poco lontano, somigliante a un archivio. I due uomini erano davanti, mente Cinque ed Elettra dietro di loro. < Come va il labbro? Ti fa male? > chiese la giovane. Il ragazzo sorrise. < Perché ti preoccupi così tanto? Non è nulla di importante. >
Non sapeva nemmeno lei il motivo, in fondo era solo un piccolo taglio, nulla di preoccupante, però sentiva di essere legata in qualche modo a quel ragazzo e questo la portava a essere più protettiva nei suoi confronti di quanto in realtà non fosse riguardo altre persone. Si limitò a un'alzata di spalle, a infilare le mani in tasca e spostare lo sguardo di fronte a lei. Cinque la osservava: aveva un qualcosa di interessante. Dal primo momento in cui si sono visti, aveva capito che era differente dalle altre ragazze della sua età, era più vera. Non avrebbe mai pensato che una persona potesse attirarlo in una maniera tale. Si stava forse innamorando di lei? Assolutamente no, non erano nemmeno amici. Nel tempo in cui le loro menti erano affollate da questi pensieri, giunsero nella stanza. Il medico prese delle cartelle contenenti dei fogli e iniziò a sfogliarle. Una catturò la sua attenzione. < Strano > < Cosa è strano? > Klaus gli si era avvicinato. < Be', secondo i nostri archivi, l'occhio che suo figlio ha trovato non è ancora stato prodotto. > Nello sguardo di Cinque si creò il gelo più totale. < Come hai fatto ad averlo? > continuò il medico. Il giovane rise amareggiato, dopodiché utilizzò i suoi poteri per andarsene, lasciando Elettra e suo fratello in compagnia del dottore.

MY LIPS, YOUR LIPS, APOCALYPSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora