CAPITOLO 13

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Varcò la soglia una ragazza, non troppo alta, ma molto magra, i capelli biondi e gli occhi di un azzurro ghiaccio. Indossava abiti di marca, probabilmente realizzati da uno tra i più importanti stilisti che il mondo abbia mai avuto il privilegio di avere. Con fare arrogante si avvicinò al bancone e chiese al barista uno shot di tequila. Mentre stava aspettano il suo ordine si accorse della presenza di Cinque a fianco a sé e, spostandosi i capelli con una mano nel tentativo di apparire il più seducente possibile, gli rivolse la parola. < Ciao, piacere io sono Marlena. Qual è il tuo nome? > disse con voce sensuale. Cinque fissava il bicchiere vuoto che aveva di fronte, non rivolgendo nemmeno uno sguardo alla nuova arrivata. < Non ti ho mai visto da queste parti. Se ti sei appena trasferito e hai bisogno di una guida che ti mostri la città, sappi che io sono disponibile > continuò Marlena, avvicinandosi di più a Cinque e sorridendogli. < Grazie, credo che me la saprò cavare benissimo da solo > rispose il ragazzo, irritato. Il sorriso di Marlena si ingrandì mentre beveva il liquido contenuto nel bicchiere. < Beh, se cambierai idea fammelo sapere > concluse la ragazza prendendo una penna dalla sua borsa e afferrando un tovagliolo che si trovava sul bancone. Scrisse un numero di 10 cifre, dopodiché gli fece l'occhiolino e se ne andò. Cinque si mise una mano nei capelli e chiese al barista un'altra bottiglia. Quest'ultima lo aiutò a raggiungere l'obiettivo che si era prefissato: dimenticare i problemi, sia inerenti l'apocalisse sia quelli riguardanti Elettra. Quella sera non voleva tornare a casa soprattutto per ciò che era successo la mattina, perciò si mise a vagare per la città. Dopo alcune ore di cammino si sentì esausto e bussò alla porta di una casa. Quando si aprì di fronte a lui, Cinque rimase sorpreso: era Elettra. Come era possibile? <Elettra... tu ... tu cosa ci fai qui?> le disse cercando di dare un senso alle sue parole. La ragazza, anche lei con uno sguardo perplesso, lo squadrò da capo a piedi. < Cinque? Perché sei qui? E perché sei ridotto in questo modo? >. Il giovane, divenuto rosso per l'imbarazzo, farfugliò qualcosa di incomprensibile. Elettra si mise una mano sul volto. < Forza, entra > gli disse. Con un sorriso sulle labbra Cinque accolse l'invito. Elettra chiuse la porta alle sue spalle e si avviò verso la sua camera seguita dal ragazzo. < Si può sapere quanto hai bevuto? > gli chiese, sedendosi sul letto. < Non lo so... un paio, penso > < Di bicchieri? > < Di bottiglie > puntualizzò lui. Elettra poggiò la mano destra sugli occhi e sussurrò un < Non ci credo >. Nonostante fosse ancora arrabbiata con lui, Elettra sapeva che in quel momento in ragazzo che si trovava con lei aveva bisogno del suo aiuto. <E lo avresti fatto per un motivo valido o perché è uno dei tuoi hobby? > gli chiese sarcastica. Cinque si sedette a fianco a lei. < Perché sono stato un idiota, Elettra. Sono stato troppo orgoglioso per dirtelo > cominciò il ragazzo. La giovane lo guardò confusa. < Per dirmi cosa? > Ci fu una pausa. Cinque prese un respiro profondo, dopodiché riprese < Anche io credo di ... provare qualcosa. Da quando sei entrata tu nella mia vita, sono diventato una persona migliore: m i hai fatto scoprire una parte di me stesso che non sapevo esistesse. Con te io sono felice, mi fai stare bene e sentire capito. Io ti amo Elettra. > concluse per poi crollare sul morbido materasso, addormentato. L'espressione di stupore sul viso di Elettra era indescrivibile. Non sapeva come prendere le parole che gli aveva appena detto, insomma ... era pur sempre ubriaco. Non sapeva se effettivamente rappresentassero la verità sui suoi sentimenti. Molti affermano che quando non si è sobri, le parole pronunciate sono sincere, ma lei non la pensava così . Dato che Cinque si era addormentato avrebbe dovuto aspettare l'indomani per chiederglielo. Rimase a fissarlo con qualche secondo, poi si sdraiò vicino a lui . < Ti amo anche io Cinque > sussurrò, poi si addormentò.

La luce del sole proveniente dalla finestra di fronte al letto la svegliò. Aprì lentamente gli occhi e vide il volto di Cinque ancora addormentato. Si alzò cautamente e si diresse in cucina per mangiare qualcosa. Stava per aprire la porta del frigorifero, quando sentì un lamento provenire dalla camera da letto. Prese un bicchiere d'acqua e ritornò nella stanza dove vide Cinque seduto sul letto con le mani nei capelli. Gli si avvicinò. < Hey > gli disse. Il ragazzo la guardò < Hey > le rispose con voce esausta. < Ti ho portato un po 'd'acqua, ti farà sentire meglio > Il giovane prese delicatamente dalle mani della ragazza il bicchiere e ne bevve il contenuto. < Hai qualcosa per il mal di testa? > chiese subito dopo. Elettra si diresse in bagno e tornò con una pastiglia. Il ragazzo la prese e se la mise in bocca. < Ti ricordi qualcosa di quello che è successo ieri dopo che me ne sono andata? > chiese Elettra. Cinque si sforzò di ricordare. < Ho seguito il medico dell'ospedale e ho scoperto che crea delle protesi per pazienti falsi che successivamente vende sotto banco. Così ci siamo diretti nel suo ufficio per prendere la lista delle persone che avevano ordinato dei bulbi oculari. Quando siamo arrivati ​​dall'edificio usciva del fumo, dopodiché è esploso. Ho preso un paio di bottiglie e mi sono ubriacato. Non ricordo nient'altro. > raccontò Cinque massaggiandosi le tempie. Sul volto della ragazza comparve un'espressione di delusione. < Quindi non ti ricordi che sei venuto a bussare alla mia porta e nemmeno ciò che è successo dopo. > La sua non era una domanda, ma una constatazione. Cinque tentò di pensare a quello che la ragazza stava dicendo, ma in vano. < Dovrei? > Quello che il giovane le aveva rivelato la sera prima, i suoi sentimenti per lei, le avevano dato un po' di speranza. Ora era incerta sul da farsi: rivelare a Cinque quello che le aveva detto la sera precedente oppure fare finta di niente? Era una creatura essenzialmente troppo egoista e testarda per seguire la seconda opzione, perciò optò per la prima. < Ieri sera sei venuto a bussare alla mia porta. Dopo averti fatto entrare siamo andati in camera da letto e... >. Cinque strabuzzò gli occhi e disse, interrompendola < Non avremo mica... ? > Ora era Elettra a guardarlo con occhi sgranati           < Cosa?! No, no, certo che no. Non abbiamo fatto nulla di quel genere > disse imbarazzata. Cinque emise un sospiro di sollievo. < Allora cosa è successo? > < Beh, ecco... mi hai detto... delle cose > Il giovane la guardava con un'espressione concentrata. < Potresti per favore essere più
chiara? > disse. Elettra sospirò, mimò un 'fanculo' con le labbra e disse: < Cinque... ieri sera mi hai detto che ricambi tutto quello che io provo per te. Mi hai detto che con me sei felice, ti faccio sentire capito e stare bene. È la verità? > chiese, nervosa. Il ragazzo arrossì violentemente. Inspirò profondamente e poi disse: < È tutto vero Elettra. Ogni parola è la pura verità. Sono stato un idiota a comportarmi così ieri. Mi dispiace. Ho avuto paura di dirti ciò che provavo perché questo è un territorio nuovo per me, non mi sono mai innamorato di una persona prima d'ora. Non ci sono giustificazioni per il modo in cui ti ho trattata, ma spero potrai comprendermi e perdonarmi >. Sorrise. Lentamente si alzò dal letto e si avvicinò a lei. Le mise le mani sui fianchi e fece scontrare i loro corpi. < Ti amo Elettra > le sussurrò all'orecchio. < Ti amo Cinque > disse la ragazza con lo stesso tono di voce. Si guardarono attentamente negli occhi, così profondamente da intravedere le loro anime, fatte della stessa sostanza. Avevano entrambe le necessità d'amore. Si avvicinò molto lentamente verso di lei, esitante. Per lui era una situazione nuova, mai provata prima. Prese coraggio e fece incontrare le loro labbra in un bacio inizialmente dolce, poi sempre più passionale. Una scossa elettrica pervase entrambi.

MY LIPS, YOUR LIPS, APOCALYPSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora