CAPITOLO 6

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Mentre il giovane si era abbandonato a un sonno profondo, Elettra lo osservava. Quel ragazzo in qualche modo la attirava. Non era affatto per la bellezza o per il carattere, piuttosto perché sentiva che qualcosa li accomunava. Era sicura che anche lui
avesse un passato alle spalle, un passato che conoscevano e riuscivano a comprendere appieno poche persone, o addirittura nessuno. Anche per lei era così. Era sempre stata una bambina sola, non perché fosse isolata dagli altri, bensì perché, seppur ancora molto piccola, preferiva essere immersa nei libri, trovare una via di fuga dal mondo reale che non l'appagava tramite la musica e osservare le stelle nel cielo nelle notti più luminose invece che essere circondata da persone dannatamente noiose e uguali. Un altro dei suoi problemi era il comprendere le relazioni sociali: non era in grado di concepire il motivo per cui alcune persone fossero così interessate alla vita di altre. Era dell'idea che, se tutti si fossero concentrati solamente sui propri problemi e situazioni, senza preoccuparsi di quelli altrui, il mondo sarebbe stato sicuramente un posto migliore. Perdeva ore e ore del suo tempo nella lettura dei testi, specialmente quelli classici, il che l'aveva resa una ragazzina molto più acculturata e con dei principi etici e morali più ampi e completi rispetto alle giovani della sua età. Si interessava in praticolar modo di storia, geografia e lingue, ma anche matematica e le scienze la attiravano. Le piaceva molto la scuola: amava assistere alle lezioni mattutine e ritirarsi in camera ad approfondire gli argomenti trattati i pomeriggi. Nella sua classe era la migliore e ne era orgogliosa. Il suo rendimento scolastico però veniva usato da lei come tramite per dimostrare agli altri di essere la migliore in qualunque campo, le serviva per comunicare di essere in grado di fare qualsiasi cosa e di affrontare ogni ostacolo le si parasse di fronte. Infatti, alcuni dei difetti di Elettra erano proprio questi: era una creatura essenzialmente menefreghista, egocentrica ed egoista; per raggiungere i suoi scopi sarebbe stata pronta a compiere qualsiasi tipo di azione, a discapito di chiunque. Però, dal momento in cui incontrò Cinque per la prima volta, questa sua caratteristica apatia e noncuranza nei confronti delle altre persone con cui si interfacciava si stava piano piano attenuando: già dal primo sguardo rivolto al giovane aveva compreso che lui era differente dagli altri ragazzi con cui aveva avuto un contatto, era speciale e aveva dei segreti che lei avrebbe scoperto. Un flebile rumore la fece tornare con la mente al mondo reale. Vide che Cinque strizzava gli occhi, si muoveva nervosamente sopra il lenzuolo e le stringeva più forte la mano. Non aveva intenzione di svegliarlo, perciò si limitò a fargli qualche leggera carezza sul viso. Gli spostò con delicatezza i ciuffi di capelli neri lucidi dalla fronte e fece dei movimenti piccoli e delicati con le dita. Stessa cosa fece sulle guance. Dopo alcuni minuti il ragazzo si tranquillizzò, il viso sereno, sulle labbra un leggero sorriso. Mentre gli accarezzava il volto sentì un'improvvisa e intensa scarica elettrica attraversarle tutto il corpo, ma non era una di quelle che conosceva e che creava lei stessa, bensì era più leggera, più piacevole. Senza accorgersene, il sonno si impossessò di lei ed Elettra si addormentò con la mano di Cinque intrecciata alla sua.

La svegliò un rumore improvviso. Aprí di scatto gli occhi e notò che il ragazzo non si trovava più sul letto accanto a lei. Ispezionò l'altro lato della stanza e lo vide lì, mentre stava indossando la giacca e si infilava le scarpe. Si alzò e con la voce ancora impastata dal sonno gli disse: < Dove stai
andando? > La risposta che ricevette in cambio fu scocciata e vaga. < Senti, ti ringrazio molto per tutto quello che hai fatto, per avermi ospitato in casa tua e avermi offerto del cibo, ma ora io devo andare >.
Detto ciò uscì dalla stanza. Elettra per un momento rimase immobile, sbalordita: sapeva che non erano amici, ma il pensiero che si stesero avvicinando a questa intimità le aveva attraversato la mente.Non poteva lasciarla in quel modo. Decise di seguirlo.
< Okay, allora io verrò con te >. Cinque si girò nella sua direzione, lo sguardo fulmineo.
< Invece no Elettra >. < E... per quale motivo? >
La ragazza era determinata: sarebbe andata con lui.
< Devo occuparmi di una questione e devo farlo da solo >.  Gli si leggeva negli occhi che non ammetteva repliche. I due giovani si fissarono intensamente, nessuno dei due aveva intento di darla vinta all'altro, erano ambedue orgogliosi in maniera esponenziale. Dopo alcuni minuti fermi in questa posizione, nello sguardo del ragazzo si poterono notare i primi segni di cedimento. < Non hai intenzione di lasciar perdere, vero? > Elettra, con un mezzo sorriso comparso  sul volto, rispose: < Non è nel mio stile > Ormai la giovane poteva gustare il dolce sapore della vittoria. Cinque sbuffò, si mise una mano nei capelli e poi disse: < D'accordo allora. Dato che non mi lascerai andare senza di te, non ho altra scelta. > La giovane riuscì a celare la soddisfazione che le pervadeva il corpo. Uscirono di casa e si mise al fianco di Cinque. < Dove dobbiamo andare? > chiese. Il giovane la guardò. < A casa mia, devo presentarti una persona. >

MY LIPS, YOUR LIPS, APOCALYPSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora