Capitolo XVII: Løfter....

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Il giorno prima....

Min

Ripose l'ennesimo libro sullo scaffale, sbuffando stanco.

Scese la scala a pioli che aveva usato per salire a sistemare i vari libri.

Con passo lento si avvicinò al tavolino di legno, al centro della stanza davanti al camino, e recuperò i libri, anzi sarebbe meglio dire i tomi, che aveva precedentemente posto lì sopra.

Uscì dalla biblioteca chiudendosi la porta pesante di legno alle spalle.

Percorse vari corridoi per poi arrivare ad una porta in argento, con le rifiniture in legno.

Mise il codice e questa si aprì, rivelando delle scale che lo avrebbero condotto in casa.

Quando superò la porta, questa si chiuse automaticamente alle due spalle.

Mentre saliva le scale per tornare nella sua dimora, Min ripensò alle ricerche che aveva fatto.

Quella biblioteca era molto preziosa, conteneva testi e informazioni che non potevano, non dovevano essere divulgate.

Per questo motivo erano state rinchiuse in quella biblioteca, sotto terra, nascosta da strati e strati di pietra.

Accessibile solamente con una porta in argento, per non rischiare che i licantropi, semmai trovassero l'accesso per quella biblioteca, potessero buttarla giù.

E con le rifiniture in legno, poiché il legno, per i vampiri, aveva lo stesso effetto che l'argento aveva sui lupi.

Mortale.
D'altronde i vampiri non si uccidono con dei paletti di legno??

Min raggiunse finalmente una piccola scala a pioli, appoggiata contro un muro, salì velocemente e aprì la botola che si trovava alla fine di essa.

La luce invase il suo campo visivo, stordendolo a tal punto che si portò una mano davanti agli occhi per ripararlo da tutta quella luce.

Quando recuperò le sue capacità visive, salì l'ultimo scalino, e chiuse la botola dietro di sé, coprendola con un tappeto a motivi geometrici rosso e oro, e spingendo sopra di esso, un tavolo circolare in vetro e legno.

Si asciugò una scia di sudore sulla fronte.

Recuperando i libri che aveva appoggiato sul tavolo, uscì anche da quella stanza per dirigersi nel suo studio.

Mentre attraversava i corridoi, lanciava, come faceva sempre, un'occhiata alla porta nera, in fondo al corridoio, porta che conduceva alla palestra.

Lei però non si sta allenando Min.
Non è più qua.

Anche se le aveva detto che sapeva badare a se stesso, cosa che era effettivamente vera, Min sentiva continuamente la mancanza di Jane.

Per lui era come una figlia.
L'aveva vista crescere e diventare una donna, diventare più forte, indipendente.

E ora quella casa, senza di lei a rallegrarla, sembrava spenta, cupa, grigia.

Come era prima del suo arrivo.

Anche la vita di Min era diventata triste, noiosa, monotona.

Di solito, quando finiva di fare le sue ricerche, andava in palestra a vedere Jane allenarsi, oppure in biblioteca, mentre lei studiava.

Ora si dedicava con molto più ardore alle sue ricerche, e quando aveva del tempo libero si rifugiava nella sue inestimabile biblioteca, o passeggiava in giardino, perso nei suoi pensieri.

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