Capitolo III: En ny venn

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Jane

Jane si sentiva osservata.
Ed era una cosa che odiava.

Non le piacevano tutti quelli sguardi puntati addosso, non le piaceva essere al centro dell'attenzione.

Nello stesso momento in cui aveva varcato l'uscio della sua nuova scuola, si era trovata ad esserne il nuovo zimbello.

Sentiva, grazie a sui sensi amplificati, gli armadietti che sbattevano, le risate degli studenti, i commenti del gruppo, che aveva definito dei vip.

Camminava a testa alta in mezzo a quel mare di studenti, le gambe fasciate in jeans neri, gli anfibi che sbattevano sul pavimento di pietra ad ogni passo, una mano era posta sopra la tracolla, per non perderne il contenuto.

Spintonava un po'di gente, facendosi largo per riuscire a giungere in segreteria.

Quando ci riuscì si sporse verso la signora dietro al vetro, richiamando la sua attenzione picchiettando le dita su quest'ultimo.

La signora dall'altra parte sussultò e si portò le mani al petto dallo spavento.

La signora le si avvicinò mostrandole un caloroso sorriso.

-Salve desidera??-

Jane sorrise quando riconobbe un accento fortemente inglese, non era però un inglese britannico, ma americano.

-Salve sono J.... Isabelle Blow, sono qui per ritirare il mio orario-.

Si corresse appena in tempo, Min le aveva detto di utilizzare un nome falso; giurandole che avrebbe capito il motivo presto, molto presto.

Così lei aveva pensato di utilizzare il nome di sua nonna, ovviamente materna.

Anne parlava spesso di lei quando era più piccola, diceva che avevano rotto i rapporti quando il nonno era morto e la nonna era tornata in Scozia, la sua patria.

Infatti il suo nome Anne lo aveva scelto in onore della madre, in onore di una persona che, a parere di Jane, non meritava di fare ancora parte della famiglia.

La signora la guardò con un cipiglio alzato, squadrandola dalla testa ai piedi.

Probabilmente aveva percepito la sua incertezza quando aveva pronunciato il suo "nome".

Un sospetto si fece largo nella sua mente.

Quando la signora si girò, Jane chiuse gli occhi e inspirò profondamente il suo odore.

Fu lì che lo sentì, un piccolo, microscopio odore di terra calpestata e di fogliame, non era tanto percepibile perché era coperto da un abbondante dose di profumo alla pesca.

Comunque si sentiva lo stesso anche se in piccola parte.

E Jane sapeva bene chi era colui che aveva quell'odore, era lo stesso che aveva lei.

Licantropo

E di certo non sarà da sola.

I lupi si muovono in branco.
Sempre.

Lei era l'unica eccezione a quella strana e insensata legge della natura.

La segretaria si girò verso di lei, aprendosi in un sorriso, Jane la guardò con attenzione.

Avrà avuto quarant'anni all'incirca, alcune rughe le solcavano già il viso in maniera delicata, segno che era spesso crucciata e preoccupata per qualcosa.
O qualcuno.

Data la sua vera natura, non mi stupirei del contrario.

Degli occhi verdi erano contornati da un sottile accenno di Mascarella, mentre i capelli, scuri, erano raccolti in un accurato chignon, che lasciava cadere due ciocche a lati della faccia che incorniciavano il viso.

𝑪𝒖𝒐𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒇𝒖𝒐𝒄𝒐 ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora