Capitolo XXXI: Smerte

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Matthew

Erano passati quattro giorni dalla fine della battaglia.

Il branco era in lutto per Luke e per tutti i componenti che aveva perso.

Le compagne piangevano i loro følges caduti in quella sanguinosa guerra, le strade erano vuote e silenziose, i bambini non ridevano più.

L'Alpha si era ritirato nelle sue stanze, e nessuno osava andare a disturbarlo, solamente la sorella si ricopriva di questo rischio anche se veniva mandata via pressoché subito.

Nessuno sapeva dove si trovasse la Luna, alcuni dicevano che l'avevano vista camminare nei corridoi della casa branco come se fosse un fantasma, altri dicevano che invece stesse chiusa nella sua stanza, diversa però da quella dell'Alpha, e non mangiava da giorni.

All'alba del quinto giorno, Matthew decise di ritornare ad essere l'Alpha che era un tempo, Luke non avrebbe voluto vederlo in quelle condizioni.

Lentamente si lavò, facendosi anche la barba, che in quei giorni era cresciuta incolta, e scese per colazione.

Inutile dire che il branco restò sorpreso quando vide il proprio Alpha fare il suo ingresso in sala.

Asya, dal suo posto sorrise contenta, alzandosi e andando incontro al fratello.

-Sei uscito dalla tua tomba finalmente-

Matthew non le rispose, si guardò attorno cercando due paia di occhi colore ghiaccio, ma non li trovò.

-Lei dov'è?-

-Nessuno lo sa, si è barricata in una delle camere degli ospiti ed è ancora lì, non vuole mangiare-

Matthew elaborò in silenzio tutte quelle informazioni.

-In che camera hai detto che si trova?-

*******

Jane

Anche quella notte non aveva dormito.

Aveva troppo paura di sognare ancora la morte di sua madre, di Luke, di Min.

Troppe morti gravavano su di lei.

Si mise a sedere sul letto e lentamente si alzò in piedi.

Il suo stomaco brontolò, erano giorni che stava a digiuno.

Ma aveva troppo paura di incontrare le facce del branco, del suo branco.

Aveva paura di essere vista come causa principale di quella battaglia e di quindi tutte le morti che ne erano seguite.

Si sentiva sporca, colpevole.

Si avvicinò alla scrivania, dove la lettera che aveva letto giorni prima si trovava.

L'aveva recuperata la prima sera dopo la battaglia, certa che nessuno si sarebbe accorto della sua piccola fuga e così era effettivamente stato.

Accarezzò la carta, marchiata dall'inchiostro mentre quelle parole si facevano nuovamente largo nella sua mente.

Se tu vuoi io so come....

Qualcuno bussò alla porta, facendola trasalire.

Doveva essere sicuramente la cuoca che era venuta, anche quel giorno, a portarle il pranzo.

Peccato che lei non avesse la minima voglia di mangiare.

-Non ho fame andatevene-

La voce che le rispose, però, non apparteneva ad una donna.

𝑪𝒖𝒐𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒇𝒖𝒐𝒄𝒐 ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora