Capitolo 3

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-Non ci credo! Quindi verrai spedita laggiù per tre mesi?- Liby era al bar sotto casa sua,dove spesso ci riunivamo con tutti i nostri amici. Io ero stesa sul mio letto,fissando il soffitto.
-Lasciamo perdere... Non ci credo nemmeno.
-Quando parti?
-Domani nel pomeriggio. La mattina magari potresti passare a salutarmi...
-Certo,Jo. Mi mancherai.- sentii Liby sospirare e poi tirare su col naso. Conoscendola, era prossima alle lacrime.-Ti prego, non piangere! Sennò inizio anche io e non finiamo più!- dissi,cercando di farla ridere. Lei emise un risolino leggero, poi disse.-Mi dispiace tanto,Jo. Per quel che vale, non mi importa il tuo rendimento scolastico. La nostra amicizia è importante per me.
-Anche per me,Liby. Adesso devo andare,ma ti aspetto domani  mattina.

Il treno sfrecciò davanti ai miei occhi,per poi rallentare fino a fermarsi. Mio nonno viveva fuori città, nel suo ranch. Mi voltai verso i miei e Liby e sorrisi incoraggiante, poi salii.
Trovai un posto vicino al finestrino e mi accomodai. Cercai di calmarmi: okay,stavo per andare in un ranch abbandonato con il mio nonno eremita con cui nessuno parlava. Era così grave? Sospirai e mi infilai le cuffiette nelle orecchie.
Quando arrivai, notai che la stazione stessa era circondata da un campo pieno di erbacce. Mi guardai intorno prima di scorgere una signora, seduta sulla banchina, che mi sorrideva.-Sei Johanna Weber?
-In carne e ossa.-risposi. Avanzai lentamente mentre la signora si alzava.-Sono la signora Maria Meyer, la governante di tuo nonno.
-Oh, non sapevo avesse una governante.- la mamma mi aveva detto che il nonno aveva deciso di vivere da solo dopo la morte della nonna. Escludendo così sua figlia e sua nipote dalla sua vita. 
-Oh, sono stata assunta da poco.- disse la signora, scacciando il pensiero con un gesto della mano.- La mia macchina è qua fuori. Vogliamo andare?
Superammo diverse distese di erba e campi di grano prima di arrivare al ranch. Era circondato dal verde più assoluto e mentre ci avvicinavamo iniziai a intravedere la scuderia, la grande casa del nonno e ben due campi di addestramento e un tondino.
-E' veramente grande come posto.
La signora non rispose e mi girai a osservarla meglio: i capelli erano lunghi, argentei e raccolti in una bella treccia; gli occhi scuri osservavano la strada allegramente e indossava un vestitino azzurro cielo.
Iniziava a fare caldo e finalmente entrammo nel grande cancello per arrivare su un piazzale, che si trovava davanti l'enorme villa del nonno.
-E' bellissima.- dissi,osservando la casa. Le pareti marroni,con il tetto dalle tegole rosso. Era una casa a due piani, le cui finestre e la porta erano dipinte di un verde speranza.
La porta era preceduta da una veranda in legno, dove c'erano un tavolino e delle sedie e una minuscola casetta che doveva essere una cuccia. Un piccolo pastore tedesco dormiva alla grossa mentre un vecchio era seduto su una delle sedie, davanti un caffè.
Mentre mio nonno si alzava, lo osservai: i capelli erano brizzolati, gli occhi vispi e azzurri, i baffi curati e folti; non era molto alto ma era ancora muscoloso come doveva essere stato da giovane e stava dritto come un giunco.
-Eccoti. Tu devi essere Jo,la nuova pecora nera della famiglia.-disse. La sua voce era roca e profonda. Abbozzai un sorriso, che lui ricambiò.- A quanto pare,devo insegnarti a cosa dare davvero importanza.
-Pensi di esserne in grado?- dissi. Lui scoppiò a ridere,una risata allegra. Stupita,risi anche io mentre la signora Meyer scuoteva la testa.-Ottimo. Prevedo una lunga estate,con voi due!- iniziò a salire la veranda, mentre diceva.-Johanna,prendi la tua valigia. Ti mostro la tua stanza.
Seguii la signora Meyer ma quando passai accanto a mio nonno, lui mi posò una mano sulla spalla.-Sei cresciuta molto,Johanna.
-Chiamami Jo.- sorrisi.- Non ci vediamo da molto.
-Lo so.- lui abbassò lo sguardo.-Lo so bene. Pensavo ti accompagnassero i tuoi genitori.
-Dovevano lavorare.-dissi,poi entrai in casa. Il salotto era enorme, con un bellissimo camino che ora era spento, le tende bianche che illuminavano la stanza. Un divano davanti alla TV piccola e antica e una sedia a dondolo. Ma la cosa più bella era la libreria,gonfia di libri.
Estasiata, mi avvicinai e li sfiorai con le dita: "Come ascoltare il cavallo","Dressage","L'arte dell'equitazione"...
-Non pensavo ti interessassero i libri.
-Solo quelli che meritano la mia scarsa attenzione.- mi voltai a guardarlo.-Il fatto che sono stata bocciata non significa che non mi piaccia leggere.
-Non ho detto questo.-sorrise lui.
-Johanna! Dove sei?- urlò la signorina Meyer. Mi affrettai a salire le scale, ma prima mi voltai verso il nonno.-Grazie,nonno.
-E di cosa?
-Di avermi voluto qui.

ℐ𝓁  𝒸ℴ𝓇𝒶ℊℊ𝒾ℴ 𝓅ℯ𝓇  𝓋ℴ𝓁𝒶𝓇ℯ.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora