Capitolo 8

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La sveglia suonò. Cercai di ignorarla ma Maria mi buttò giù dal letto senza tante cerimonie:-Hai fatto una promessa a tuo nonno,a me... a tutti! Rispettala.-fu il suo buongiorno.
La colazione quella mattina fu un piatto strapieno di frittelle e un bicchiere di latte pieno fino all'orlo.
-Tuo nonno ti aspetta in campo,forza!- mi lanciò i stivaletti,le ghette e i pantaloni. Il cap era posato sulla scrivania.
Quando fui pronta, mi diressi velocemente in scuderia e Fred mi passò le briglie di un Felix già sellato.
-Grazie,Fred.-dissi,nervosa.-Come stai?
-Non ho chiuso occhio, veramente. Ma sto bene. Ora vai.
Arrivai in campo. Il nonno mi sorrise e senza dire nulla intrecciò le mani. Appoggiai un piede e dandomi la spinta fui in sella. Però, il nonno mi tolse le redini e fece un grosso nodo.-Cammina sulla pista e inizia a trottare. Non usare le mani ma poggiale sui fianchi.
All'inizio,ero spaventata. Trottare senza redini? Acquistando il ritmo mi accorsi che era più facile che tenendo le redini.
-Ora galoppiamo.- disse il nonno. Mi fece fermare e sciolse il nodo.-Trotta e quando sei pronta accorcia le redini e dai gambe. Sentirai il cambio di andatura.
Iniziai a trottare.
Respirai a fondo. Avevo paura di cadere,che Felix sgroppasse,di...Tante cose. Afferrai comunque le redini e le accorciai. Diedi gambe e Felix accellerò il trotto. Diedi nuovamente gambe e sentii uno scatto in avanti, più velocità. Smisi di battere la sella e strinsi le gambe.
-Perfetto. Schiena dritta.
Cinque giri dopo, il nonno mi fece fermare. Mi diede una bottiglietta d'acqua e si allontanò. Vidi che afferrava dei pilieri e un paletto. Lo sistemò a terra.- Questa è una barriera.
Misi altri due pali prima della barriera in modo da formare un corridoio.-Devi entrare precisamene nel corridoio e passare sulla barriera.
Venti minuti dopo, la barriera era diventata una piccola croce.
-Devi saltarla.
-Cosa? Di già?
Il nonno non rispose.-Devi andarci al galoppo e quando stai per saltare piega le ginocchia e sollevati sull'inforcatura.
E così feci.
Sapevo che era un saltino piccolo, ma ebbi la sensazione di volare. Quando scesi,grondavo di sudore.- Pulisci Felix e riportalo nel suo box. Poi dovresti riposarti.
-Pensavo di andare a fare un giro,veramente.-dissi. Dopo aver messo Felix nel suo box, mi cambiai e presi il sentiero che portava nel bosco.
Mentre camminavo, un respiro pesante mi distolse dai miei pensieri. Mi voltai.-Speravo che fossi tu,sai?- dissi. Forlove sbuffò mentre mi avvicinavo.-Dove sei stato?
Lui scosse il capo.-Non pensi di tornare,immagino.
Affondai le dita nella sua criniera.-Ho bisogno del tuo aiuto,Forlove. Solo con te potrò vincere quel concorso,per favore.
Lui nitrì e con uno scatto fulmineo galoppò via. Non so se e quando l'avrei rivisto ma sapevo che avevo bisogno di lui per quel concorso.
Seguendo un istinto, lo seguii. Sentivo ancora la terra tremare per quel suo galoppo sfrenato e arrivai in una radura. C'era un odore strano, come di...ferro e sporcizia.
C'era una vecchia scuderia,dove Forlove girava intorno,nervoso. Corsi da lui.-Che ci fai tu qui?- in quel momento, una decina di nitriti mi risposero. Con il cuore che martellava nel petto,spalancai la porta e mi infilai dentro,decisa.
Undici box, allineati uno davanti all'altro. L'ultimo invece era davanti la porta. Undici cavalli mi guardavano preoccupati,roteando gli occhi dalla paura.
Il tanfo di sangue e sporcizia mi fece venire i conati.
-Dio...Che posto è questo?-sussurrai, mentre calde lacrime scivolavano sulle guance. Un puledrino cercava di raggiungere la mamma nel box accanto e del filo spinato che circondava la finestra del box lo feriva continuamente al collo.
Cercai di fermarlo,ma il piccolo si ritirò in fondo al box. Forlove era entrato con me e,spedito,si era diretto nel box dove un cavallo, a occhio molto anziano, teneva la testa bassa e gli occhi chiusi. Osservandolo,capii che era un Dartmoor. Forlove infilò la testa nel box e strofinò il muso contro il suo.
-Cosa posso fare?
Quel posto sembrava abbandonato. Non potevo portarli dal nonno: finché non avrei vinto il concorso,nulla era sicuro. Però potevo lavarli e curarli,farli camminare fino a che non avrei vinto. Dovevo vincere.
Nella piccola selleria,intravidi i giusti utensili per governarli e delle vecchie capezze e lunghine. Prima di tutto, riempii i secchi e le mangiatoie. Molti cavalli tentarono di mordermi,altri si ritirarono in fondo al box. Ma quando ebbi finito, stavano tutti meglio e feci entrare la mamma nel box del puledrino. Nessun cavallo mi guardava più spaventato.
-Tornerò stanotte. Così sarete anche puliti.- mi voltai verso Forlove.-Verrò nel bosco,ma devi venire,chiaro?- lui sbuffò e,sfruttando un secchio capovolto, salii in groppa e afferrai la criniera. Lentamente, mi riportò a casa.

Quando la sveglià segnò le 00:30, accesi la luce e mi infilai i pantaloni e una felpa. Infilai le scarpe da ginnastica e scesi. Forlove era davanti le scuderie e quando mi vide,sbuffò.-Ciao,bello. Allora sei venuto.- Avevo preparato una grossa sacca con del cibo e altri utensili e anche delle fasce e alcune pomate prese a caso ma che potevano essere utili. Mi arrampicai sulla staccionata del campo e da lì in groppa.-Vai piano,Forlove.
Ma,sordo alla richiesta, lo stallone partì al galoppo.

Un'ora dopo, avevo portato il Connemara grigio fuori dal box e lo stavo governando. Forlove era fuori, che pascolava. Avevo finito tutti i cavalli; il più faticoso era stato il puledro,poichè dopo averlo governato,avevo applicato una pomata antinfiammatoria sulla ferita e l'avevo fasciata. Meglio di niente.
Avevo addirittura ricevuto anche un buffetto dal piccolo Shetland a cui avevo fasciato una zampa con un brutto taglio.
Avevo pulito al meglio tutti i box e strappato via il filo spinato.
Avevo trovato un interruttore e acceso la luce, in modo che i cavalli non restassero al buio. Avevo spicciato tutti i nodi delle loro criniere e delle loro code e lucidato i loro zoccoli.
Osservai il luogo e sorrisi.-Meglio,no?-dissi ad alta voce. I cavalli adesso mi guardavano con meno paura e alcuni sonnecchiavano rilassati.
Mi avvicinai a Forlove.-Io devo andare, domani...anzi oggi, mi aspetta un'altra lunga giornata.- salii in groppa.
Quando arrivammo, scivolai giù e gli strofinai la fronte.-Non potresti dormire qui? Non voglio che ti succeda qualcosa.
Ma lui si allontanò dopo avermi strofinato il muso sulla spalla.
Quando mi infilai nel letto,caddi in un sonno profondo e sognai. Sognai di essere il cavallo anziano in fondo alla scuderia e vidi tutto dalla prospettiva di quei cavalli. Un uomo che entrava e urlava loro cose orrende, sbattendo sul box del puledro qualcosa di lungo...un fucile.
Quando Maria mi svegliò, ero felice di uscire da quel sogno.
Mi alzai,assonnata e mi feci una doccia veloce,mentre riflettevo. Non mi ero soffermata molto sul pensiero di chi potesse essere colui che aveva rinchiuso i cavalli. Però,poteva benissimo tornare.

ℐ𝓁  𝒸ℴ𝓇𝒶ℊℊ𝒾ℴ 𝓅ℯ𝓇  𝓋ℴ𝓁𝒶𝓇ℯ.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora