Capitolo 2

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Liby mi accarezzò i capelli,guardando la mia pagella. Chiuse nel bagno delle ragazze, finii tutte le mie lacrime.
-Non è giusto, ho cercato di recuperare tutto e mi bocciano con solo tre materie quasi sufficienti!
-Jo,magari non ti hanno ritenuta abbastanza matura per la maturità. Scusa il gioco di parole.-osservò lei.-Una settimana non fa la differenza,in confronto ad un anno intero,capisci? Ma non devi prenderla come una sconfitta,ma come un modo per darti la spinta,okay?
Soffocai una risata.-Certo,Liby! Ma non capisci che vedrò tutti i miei amici andare avanti,compresa te, e che dovrò rimanere un anno in più in questo schifo di posto?
-Lo so, però non puoi assolutamente buttarti giù.-uscimmo dal bagno e mi lavai le mani in uno dei tanti lavandini. Lo specchio era rotto ma riuscivo a intravedere Liby dietro di me,che sospirava e abbassava lo sguardo.-Troppo tardi.-sussurrai.
Al ritorno,decisi di prendere il caro e vecchio autubus.
Osservai fuori dal finestrino le vie di Quedlingburg. Quando scesi, mia madre stava giusto aprendo la porta di casa.-Oh,giusto te cercavo.-disse. Mi osservò a lungo,mentre io presi un respiro profondo.
-Mi ha chiamato la scuola.-disse lei. Entrammo e trovammo la casa buia e silenziosa.
-Ti preparo il pranzo.- disse mia madre. La seguii in cucina.-Papà?
-Lavoro.-disse lei. Silenzio. Mi andai a sedere al tavolo, poi ci ripensai e iniziai ad apparecchiare per entrambe ma lei mi fermò.-Io non ho fame, Johanna.
-Okay...
-Non hai nulla da dire?- mi bloccai e proprio mentre mi decidevo a dire qualcosa, lei sbottò.-Sai quanto teniamo io e tuo padre alla tua istruzione! Ti abbiamo dato sempre libertà  e offerto il nostro sostegno in tutto. Ti permettiamo tutto,Jo! E tu ci ripaghi così? - si aggrappò al lavello e sospirò,chiudendo gli occhi.- Mi hai deluso.
Allungai una mano verso di lei.-Se solo mi lasciassi...
-Non sprecare il fiato, Jo.- mi guardò fisso negli occhi.-Ho preso  in considerazione l'idea di spedirti da tuo nonno per un po'. Stasera ne parleremo con tuo padre e lui prenderà la decisione finale.
-Cosa?! Ma se non vedo il nonno da una vita,nemmeno ci parliamo!-urlai.
-Basta,Johanna,sono stanca.-affermò lei.- Adesso vai in camera tua.
-Ma...
-Per favore.
Capii quanto fosse inutile discutere, perciò mi chiusi in camera mia.
Spensi il telefono quando Liby provò a chiamare  e mi rannicchiai nel mio letto. Presto iniziai a piangere,fino a che le mie lacrime finirono di nuovo e sospirando accesi la piccola lampada:afferrai il libro che stavo leggendo e cercai di non pensare.

Alle 20.30 precise,aprii la porta della mia stanza e camminai lentamente verso la cucina,dove sentivo mia madre parlottare con mio padre.-Insomma,io non capisco... Non ci vuole così tanto a essere promossi,no?
-Per non parlare del fatto che la stessa attenzione che rivolge alla scuola,potrebbe riservarla in un futuro al lavoro o alla famiglia.-commentò mio padre. Strinsi i pugni: come se la scuola c'entrasse qualcosa con il mondo reale!
-Non fasciamoci la testa prima di rompercela.-rispose mia madre. Sentii che sospirava.-Spero che mio padre le faccia capire alcune cose. Ha un caratteraccio ma è una persona davvero intelligente.
-Non possiamo semplicemente spedirla lì,come un pacco postale. Perché non possiamo occuparcene noi?- esclamò mio padre.
-Perché noi lavoriamo e non vediamo spesso nostra figlia,se non la mattina o la sera! Come possiamo educarla e farle capire i suoi errori se non ci siamo?
Abbassai lo sguardo; adesso forse capivo il punto di vista di mia madre: si sentiva in colpa, vedeva i miei errori come se fossero suoi.
Uscii e la luce della stanza mi illuminò.-Ci tengo a dire che è soltanto colpa mia e di nessun altro. Semplicemente,non ho studiato a sufficienza e non ho un livello abbastanza alto per un quinto liceo e per un esame di maturità. Ma...- e guardai mio padre.- .. non significa che sarò una fallita nella vita.
-Nessuno ha mai detto questo,Jo.- disse lui.- Ora siediti e mangia.
Mia madre finì di apparecchiare,poi raggiunse me e mio padre a tavola.-Ho la sensazione che tu abbia ascoltato tutto ,quindi sai benissimo di cosa stavamo parlando.
-Sì.
-Mi dispiace davvero ma penso che ti farà davvero bene,ne sono certa.- continuò lei.
-Lo capisco però...- non mi venne in mente niente da dire. Soffocai un sospiro e dissi.-Mi dispiace davvero tanto. Andrò dal nonno.

ℐ𝓁  𝒸ℴ𝓇𝒶ℊℊ𝒾ℴ 𝓅ℯ𝓇  𝓋ℴ𝓁𝒶𝓇ℯ.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora