Capitolo 1

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ARES

Dopo aver lasciato i compiti da svolgere ai miei allievi, mi diressi presso l'oracolo di Autem. Quell'uomo aveva quasi novant'anni, ma nonostante questo era una mente eccelsa, piena di consigli utili sia per gli umani che per noi Dei. Non era mai stato avverso a nessuno nelle sue profezie, tranne quella esposta pochi mesi prima quando predisse la nascita di due gemelle. Scoprii poi che esse erano le figlie di un mio ex allievo, Leandro e di sua moglie Galene, ancella di mia moglie Afrodite.

Non mi sarei mai aspettato un affronto del genere, non era possibile che due bambine, non ancora nate, potessero mettere a repentaglio il mio rango di Dio!

Non potevo essere declassato solo perché queste due insieme sarebbero state più forti di un Dio normale, ma mai di Zeus ed Era. Avevo un buon motivo per andare dall'Oracolo, volevo sapere se era possibile non perdere il mio rango da Dio nobile, così entrai nella mediocre casa dell'uomo.

Laerte, l'oracolo, era un uomo con corti capelli bianchi, con varie rughe sul viso e avente gli occhi verde chiaro. Un tempo forse era attraente, ma era la pecca dei mortali era che, con il tempo, perdevano la loro bellezza, se l'avevano. Neanche il tempo di parlare che disse: "Aspettavo il tuo arrivo Ares! Sapevo che non avresti sopportato l'idea di essere declassato da due bambine non ancora nate!" Guardai l'uomo in maniera torva e replicao: "Visto che lo sapevi, perché non mi riveli la soluzione al mio problema?".

L'uomo si voltò e, guardandomi negli occhi, disse: "C'è un unica soluzione al tuo problema, dividi per sempre le gemelle e il tuo rango di nobile non subirà declassamenti! Attento alle mosse che fai e a chi ti metterà i bastoni fra le ruote, potresti fallire come ha fatto Ade contro Ercole!" No! Io non avrei fallito, non questa volta!

"Non capiterà mai! Ade era circondato da pezzenti, io no! Troverò la soluzione al mio problema in breve tempo!". Lasciai la casa dell'Oracolo diretto alla mia tenuta per ideare un piano senza falle!.

Ma prima, ripensandoci, sarebbe stata una buona idea andare a visitare quella stupida casa isolata. Da lì sarebbero cominciati tutti i problemi, quindi dovevo prevenire il più possibile. Camminai lungo un sentiero che ormai conoscevo molto bene, per poi ritrovarmi davanti una landa desolata.

Non sapevo il perché avessero deciso di abitare in quel luogo, ma l'importante era che stavano lontani dagli umani e non si facessero vedere. Mi fermai davanti alla grande porta, non sapendo bene se bussare oppure no.

Senza pensarci, battei due volte la mano chiusa a pugno sulla superficie, aspettando che qualcuno venisse ad aprirmi. Pochi secondi dopo, la porta venne aperta da una figura che riconobbi subito: Leandro.

Feci un mezzo sorriso, mentre i suoi occhi color del cielo si sgranarono dalla sorpresa. Era quasi ovvio che non si aspettasse una mia visita, ma forse un po' aveva capito perché fossi lì. I suoi capelli neri erano cresciuti rispetto a molti anni prima, la sua muscolatura, invece, si era praticamente dimezzata.

Odiavo quando Dei come me non si allenavano più per prendersi cura della famiglia, famiglia che mi avrebbe surclassato, anche se non l'avrei permesso. "Che ci fai qui?" Chiese tra il dubbioso e l'arrabbiato. Mi passai una mano tra i capelli corvini, per poi incrociare le braccia al petto.

"Mi sono giunte delle voci che non mi sono piaciute per niente, spero davvero che non siano solo fandonie, a meno che non vogliate vedere di cosa sono veramente capace" sibilai, mentre l'uomo davanti a me non diceva una parola.

Era abituato a tenermi testa, soprattutto dopo che ero stato io da allenarlo. Non sapevo se fosse stata una buona o cattiva idea presentarmi alla sua porta, anche perché avrebbe saputo che mi sarei preparato per quello che l'oracolo aveva predetto.

"Non toccherai la mia famiglia! Prima dovrai passare sul mio cadavere!". Ridacchiai e risposi: "Tu pensi di potermi battere? Ti rammento che io sono Ares, il Dio della Guerra!" L'uomo mi guardò furente e mi disse: "Dio che scappa dalle battaglie perché messo in difficoltà da delle strategie!" La sua voce era tagliente; non sapeva che stava firmando la sua condanna, o almeno per le sue figlie.

"Sappi Ares che Atena è dalla nostra parte! Fossi in te mi farei da parte!". Guardai l'uomo e risposi: "Giuro sul mio onore che pagherete questo affronto!". Lasciai la casa e mi diressi alla mia tenuta. Dovevo ideare un piano a prova di Atena, lei non poteva e non doveva riuscire ad interferire! Mentre andavo a casa iniziavo a pensare a cosa fare.

Arrivato nel mio mondo, chiamai nella sala delle strategie i miei migliori strateghi e gli dissi: "Come ben sapete la nascita delle figlie di Leandro mi farebbero declassare da Dio nobile ad una Divinità inferiore! Il vostro ex compagno, se servisse, si farebbe aiutare da Atena! Voglio un piano che nemmeno la mente di quella Dea potrebbe partorire! Se dovesse fallire taglio a tutti la testa!" Gli uomini si misero subito al lavoro alla ricerca di una soluzione.

Un uomo dai capelli biondi appoggiò una mano sul tavolo, guardandomi negli occhi. "Posso cambiare forma, entrare nella casa e uccidere le bambine" affermò, mentre scuotevo il capo.
Non era una buona idea, Leandro avrebbe capito subito.

"No, non va affatto bene! Dobbiamo elaborare un piano più articolato e non così superficiale e semplice" sibilai, mentre quest'ultimo annuiva. Mi serviva aria. Uscii dalla stanza e dalla casa, per poi avviarmi verso una delle tante taverne del villaggio.

Appena varcai la soglia, i presenti si zittirono. Mi sedetti ad un tavolo, cercando di rilassarmi il più possibile. Avevo bisogno di tranquillità per qualche minuto, per poter pensare meglio.

Con un movimento della mano feci uscire tutti dalla locanda, per poi ordinare una birra e portarmela alle labbra. Me la gustai per bene.
Ero il Dio della guerra, il più grande stratega al mondo, non avevo perso nessuna guerra ed ero l'unico Dio di tale nome.





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Rieccoci!

Piaciuto questo capitolo?

Vi piace Ares?

Cosa pensate succederà?

A domenica prossima!

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