Alarik
Era un compito che richiedeva molta responsabilità. Volevo farlo io, era la mia sposa e il mio compito era quello di proteggerla. Mi schiarii la voce, per poi annunciare: "Lo farò io! Sono quello più adatto". Mio padre mi guardò con un sopracciglio inarcato, facendomi capire che non fosse affatto d'accordo. Chi meglio di me l'avrebbero protetta? Nessuno! Quindi perché mio padre non vuole che lo faccia? "Alarik, devi calmarti, è una cosa seria. Sei accecato dalla rabbia e questo non gioca a tuo favore" disse Leandro, per poi girarsi verso Zeus. Sbattei un pugno sopra la superficie del tavolo, digrignando i denti. Che diavolo stava dicendo? Leandro cominciava davvero a darmi sui nervi. "Zeus è la soluzione migliore" affermò mio padre, facendomi sbarrare le palpebre. Lui sapeva quanto tenessi alla mia donna, mi stava praticamente tradendo. Strinsi i pugni cercando di non dire niente.
Avevo sempre rispettato le sue decisioni, ma questa era troppo. Chiusi gli occhi, mentre Zeus diceva: "Certo, nessun problema. Aranel ritornerà qui, e non permetterò che Ares faccia qualcosa che possa metterla ancora più in pericolo di quello che già è". Mi stava guardando negli occhi, ma non mi interessava. Le sue parole non mi stavano toccando minimamente, anche perché poi forse non avrebbe mantenuto la sua promessa. "Bene, allora è deciso" affermò Leandro con un sorriso sincero, sorridendo a tutti i presenti. Dopo vari minuti la sala si svuotò; eravamo rimasti solo io e mio padre. "Alarik, guardami" ordinò con la sua voce dura che non accettava repliche. Era difficile guardarlo dopo avermi praticamente voltato le spalle, ma alla fine dovetti. "Zeus è il Dio più potente, non credi che sia meglio lui per questo compito?" Chiese con una voce stranamente calma, mentre io mi ritrovavo ad annuire. Mi diede una pacca sulla spalla, sussurrandomi poi all'orecchio: "La troveremo".
Dopodiché lo vidi uscire dalla stanza. Roteai gli occhi verso il soffitto, alzandomi e uscendo
a mia volta. Percorsi le scale, fino a salire al piano superiore ed entrare nella camera di Aranel. C'era ancora il suo profumo ad alleggiare nell'aria, un profumo che mai mi sarei dimenticato. Mi sedetti sul suo letto, ricordando quella volta in cui le avevo medicato le ferite. Non avrei mai voluto farle così male, ma era così testarda. Era così forte e debole allo stesso tempo. Mia madre mi aveva sempre detto che le donne come Aranel sapevano proteggersi da sole, ma che in fondo avevano lo stesso bisogno di qualcuno che stesse loro vicino. In quel momento volevo averla tra le mie braccia, al sicuro. Ares era stato un bastardo a mandarla in un bordello, lo avrei trovato, lo avrei ucciso e fatto scomparire. Nessuno doveva toccare Aranel, ma solo io, io che ero il suo sposo.Mi stesi sopra il suo letto, respirando a pieni polmoni l'aria. "Aranel" sussurrai, guardando di lato e immaginandomela lì, stesa al mio fianco con il suo viso stupendo a pochi centimetri dal mio. Quando l'avrei trovata, nessuno me l'avrebbe più portata via. Erano passati un paio di giorni da quando Zeus, la sera stessa dell'incontro, era apparso in sogno ad entrambi i titolari del bordello e sembrava che andasse tutto bene. Zeus ci chiamò tutti per parlare e ci disse: "Mi spiace dovervelo dire, ma non posso continuare a tenere d'occhio il bordello. Rischiamo che Ares possa scoprirci, se avesse delle spie all'interno di Autem. Dovrete organizzarvi con dei turni per controllarla senza che gli umani mi vedano." Tutti accettammo ed andammo a casa di Leandro per organizzarci, alla fine optammo per andare solo io, mio padre Kaeso, Miliz e il padre Demetrio. Galene, Leandro e Genevieve optammo per non fargli fare il turno certo erano la sua famiglia, ma non potevamo rischiare minimamente che Ares sospettasse qualcosa. Aranel era già troppo in pericolo, in balia degli uomini del bordello senza memoria e lontana dalle persone che la amavano e la potevano proteggere.
Quel giorno era uno dei miei turni di controllare Aranel in quel luogo in cui non avrebbe più messo piede appena sarebbe tornata in sé. Era vero quello che si diceva in giro, non capivi quanto tenevi ad una persona finché non la perdevi. Mia madre spesso mi ripeteva che nascondevo i miei sentimenti per Aranel dietro ad una barriera. Mia madre, una donna d'oro, mi capiva come pochi e sapeva sempre come aiutarmi in situazioni sentimentali. Grazie a lei riuscivo a sopportare pian piano meglio la lontananza della mia sposa, non potevo più nasconderlo, mi ero innamorato di quella piccola guerriera di nome Aranel, lei che mi dimostrava apertamente il suo odio verso di me, mi odiava perché ero il suo promesso sposo, lei che diceva spesso che non aveva bisogno di essere salvata, lei avrebbe fatto sempre da sé.
Lei se l'era sempre cavata da sola, ma per una volta ignara di tutto doveva essere salvata dagli altri, in questo caso doveva dipendere da noi, già, la mia piccola lottatrice. Lei che ogni volta voleva battermi a duello, ma io ero troppo forte ed esperto per lei soprattutto forte perché avevo i pieni poteri rispetto a lei. Com'era possibile riuscire ad amare una donna così facilmente? Non vedevo l'ora di riuscire a riaverla tra le mie braccia e me ne sarei fregato se mi avrebbe poi picchiato; ne avevo bisogno. Il bordello non era minimamente cambiato, ma in compenso i titolari avevano trovato il modo di far sapere a tutti che Aranel era intoccabile e questo mi rendeva in minima parte tranquillo, ma soprattutto vedere il suo viso più tranquillo mi faceva stare bene, già lei che bastava essere toccata da un uomo per rischiare di picchiarlo.
Sì, lei odiava il tocco di uomini che non conosceva e a quanto avevo capito non si faceva molti problemi a sfruttare quello che aveva imparato nel corpo a corpo con me e Leandro per non farsi toccare e ne ero estremamente fiero che sapesse difendersi davvero da sola. L'avevo vista nervosa la volta che da ubriaco dissi parole non molto piacevoli per una donna e subito mi era arrivato un bel pugno, meritato, ma me lo sarei ricordato a vita. Sapere che ora un problema era risolto, il rischio che lei non venisse toccata contro il suo volere mi rendeva leggermente più tranquillo, ma stare lontano da lei un anno mi rendeva pazzo, non so se avrei mai resistito.
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Ehilà!Vi piace la poccia di Aranel e Alarik?
A domenica!
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The Two Sisters' Legacy
FantasyIn uno dei tanti villaggi del Regno Autem, su un'altura, si scorge un'abitazione diroccata. Su questa dimora si sentono tante leggende e, una di queste, narra che fosse abitata dagli Dei. Gli umani sono ignari che tra loro possono esserci queste div...