Capitolo 15

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Aranel

Erano passate due settimane da quando ero arrivata qui senza ricordarmi minimamente le mie origini. Nella mia mente il buio più totale, niente, non riuscivo a ricordare nulla! Era frustante non sapere niente delle proprie radici. L'abituarmi a questa vita fu difficile, prima volevano che soddisfassi gli uomini a letto, ma che cosa schifosa ed ignobile! Come potevano certi uomini, con l'età che avevano, solamente pensare di possedere il corpo delle ragazzine? A parte alcune "veterane" le altre erano quasi tutte ragazzine minorenni. Va bene salvarci dalla strada, ma perché costringerci a vendere il nostro corpo solo per cibo e alloggio?

I primi giorni avevo fin troppo bene messo in chiaro che il mio corpo non lo avrebbe toccato nessuno, avevo pestato a sangue due uomini pur di non farmi minimamente toccare, i titolari si erano arrabbiati per questi ed han deciso di farmi prendere i nomi dei clienti specificando quanto spendevano e di che servizi usufruivano. Quando ero al bancone mi salvavo, in fondo dovevo solo scrivere dei nomi, dei valori e i servizi sfruttati, niente di troppo complicato.

Il difficile arrivava quando dovevo servire i tavoli, lì ero sempre sotto controllo, ogni spostamento era controllato da uno dei titolari. Lì mi dovevo trattenere dallo picchiare gli uomini che mi palpavano spudoratamente il sedere o tentavano di prendermi in vita per farmi sedere sulle loro gambe e fare qualcosa con me. Li avrei uccisi tutti dal primo all'ultimo se solo mi fosse permesso, gente del genere doveva solo essere tolta dalla faccia della Terra.

Quella sera, dopo aver riordinato tutto, andai nella mia camera e mi sdraiai sul letto, mi sentivo fuori posto, come se quello non fosse il mio mondo, il problema era: come trovavo il mio posto nel mondo? Ero stufa di stare in quel posto pieno di gente così schifosa e viscida, volevo tornare a casa! Enorme problema, avevo una casa? Forse era stata distrutta da una guerra ed ero una senza tetto. Avevo una famiglia? Se loro fossero morti per vari motivi? Ero un orfana forse, cosa potevo saperne! Questa amnesia non mi era per niente utile ad avere delle risposte, come sapevo lottare? Nessuno insegna ad una donna a lottare, sarà stato mio padre o il mio promesso? Non sapevo perché, ma avevo una strana sensazione, come se domani in qualche modo qualcosa nella mia vita sarebbe cambiata per sempre.

La mattina seguente dopo una doccia indossai un intimo nero ed un abito dello stesso colore il meno trasparente possibile. Dopo una colazione tutte insieme iniziai a svolgere i miei compiti, pulii tutte le stoviglie usate la sera precedente, lavai i pavimenti, mentre le altre sistemavano le camere di sopra, mi faceva schifo toccare le lenzuola sporche di quel liquido bianco appiccicoso.

La titolare mi aveva già avvisato che quella serata sarei stata tutto il tempo in sala, visto che era il giorno in cui di solito c'era il pienone e preferiva che io aiutassi le altre a servire i clienti. Tutto filò liscio finchè un uomo, dopo avermi dato una pacca sul sedere, mi disse: "Ehy pupa! Ti va di passare una notte di fuoco con me?" Questa era davvero la goccia che fece traboccare il vaso, dopo aver appoggiato il vassoio, mi voltai e gli diedi un pugno in pieno volto.

Non mi interessava cosa mi avrebbe detto la proprietaria, ma quel tipo mi aveva veramente stufato. Quest'ultimo cadde dalla sedia, provocando un tonfo che fece zittire tutti nella sala. La mia mano era ancora chiusa e le mie nocche erano leggermente arrossate. Presi dei respiri profondi, per poi girarmi e incamminarmi alla volta del bancone, sotto lo sguardo di tutti. Era davvero imbarazzante quella situazione, ma io continuai a camminare a passo veloce, fino a che una mano non mi afferrò il polso.

Quel contatto mi provocò dei brividi lungo tutta la colonna vertebrale, tanto che mi girai per vedere chi fosse. Era lo stesso che mi aveva toccato il sedere. Lo guardai male, mentre il ragazzo era a bocca aperta. Che aveva? Non ero mica un fantasma. "Questo è troppo Aranel! Ti avevo avvisato, e tu che fai? Colpisci un altro uomo? Fuori di qui!" Gridò la donna, facendomi sobbalzare.

Mi ero davvero stancata di tutto e tutti, così tentai di liberarmi dalla sua presa, ma senza successo. "Signora, non è stata colpa sua, ma mia. L'ho istigata a compiere questo gesto, è tutta colpa mia". Quella voce... l'avevo già sentita da qualche parte anche se non mi ricordavo dove. Ovviamente quel ragazzo faceva parte della mia vita, forse era mio fratello... non sapevo più cosa pensare, era strano stargli vicina, provavo sentimenti di odio e amore. Sbattei più volte le palpebre, rendendomi conto solo in quel momento di essere rimasta a fissarlo per più di due minuti. Non dovevo farmi vedere così. "D'accordo, ma la prossima volta sei finita Aranel, ricordatelo" ribadì la donna, ritornando a servire i tavoli.

Mi girai verso il ragazzo che avevo colpito, non sapendo bene cosa dire. In fondo mi aveva salvato da morte certa, però dalle mie corde vocali non voleva uscire niente. Notai che mi osservò da capo a piedi, mentre vedevo i suoi occhi scurirsi; si stava arrabbiando o era solo una mia impressione. La sua mano era ancora chiusa intorno al mio polso; dovevo ammetterlo, quel contatto non mi infastidiva affatto. "Da quanto lavori qui? Sembri molto più giovane delle altre" domandò, mentre scuotevo la testa. Mi lasciò il braccio poco dopo, tanto che provai un po' di delusione. Non la diedi a vedere, rispondendogli fredda: "Ma chi diavolo sei? Ritornatene da dove sei venuto".

Mi avvicinai al banco, vedendolo uscire. Dovevo annotare il suo nome, ma questo voleva dire fermarlo e chiederglielo. Sbuffai pesantemente, uscendo fuori dalla locanda e fermandolo. "Ehi! Aspetta!" Urlai, sperando che si fermasse e mi dicesse il suo nome. Lui si fermò, girandosi subito verso di me. Mi intimò a continuare, così domandai: "Come ti chiami? Devo annotare il tuo nome nel libro del bordello".

"Alarik, mi chiamo Alarik".



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Eccoci!!

Finalmente Alarik l'ha trovata😍

A domenica prossima!

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