Genevieve
Ormai era quasi un mese che ero lontana dalla mia gemella, mi mancava immensamente. Spesso quando ero sola andavo nella sua parte di roseto a prendermi cura delle rose che lei amava, mi sembrava un modo per sentirla vicino. Mistero e saggezza, Aranel era così misteriosa, nascondeva i suoi veri sentimenti dietro ad una maschera per paura di soffrire, saggia perché quando non reagiva d'impulso era la fotocopia di Atena, Dea della Saggezza. Spesso vista anche la giovane età peccava d'impulso, magari quest'esperienza anche se dolorosa per tutti le stava servendo per maturare. Altre volte mi chiudevo in camera della mia gemella stando lì solamente per sentire ancora il suo odore, anche se lentamente si avvertiva che era mischiato a quello di Alarik. Quest'ultimo poteva sembrare un duro, ma in fondo aveva un cuore d'oro ed era follemente innamorato della mia sorellina, anche se cercava di nasconderlo. Sotto questo punto di vista assomigliava molto ad Aranel, nessuno dei due voleva mostrarsi debole davanti agli altri, ma tutti in parte avevamo capito che sotto quell'odio c'era l'amore.
Ormai lo avevo capito anche io che Alarik l'amava e anche se col senno di poi avevo compreso che l'aveva curata dalle ferite che durante il loro allenamento le aveva fatto era un simbolo del suo affetto per lei. Finito di essermi presa cura delle rose amate da Aranel andai nella camera della mia gemella. Era l'opposto della mia stanza, la sua era su tonalità nere e grigio con qualche arma appesa al muro. La mia era sui colori del rosso e dell'oro, non capivo la passione della mia sorellina per quelle tutte armi di uccisione, non avevo il coraggio di toccarle o anche solamente provare a prenderle in mano. Era strano vedere come invece Aranel riuscisse a maneggiarle come se fossero un estensione del suo corpo, alle volte sembrava fosse nata con esse in mano da tanto era sicura nel maneggiarle. "Ciao Genevieve!" Sobbalzai non avevo sentito Alarik arrivare, sapevamo tutti che ogni tanto entrava in camera sua, non sapevamo cosa facesse quando entrava, ma quelli in fondo erano affari suoi e io non volevo impicciarmi degli affari suoi. Andai a sedermi vicino alla scrivania di Aranel, mentre Alarik si sedette sul letto e gli chiesi: "Come sta mia sorella?" Lo sentii ridacchiare e mi rispose: "Sta bene, con il suo solito caratterino." Sorrisi tipico della mia gemella quel comportamento e gli chiesi: "Sta funzionando il piano che avete ideato?" Lo sentii sospirare di sollievo e mi rispose: "Si, per fortuna sta funzionando. Un problema in meno, ora bisogna solamente aspetta la bevanda per farle ritornare la memoria, sperando di riuscire subito questa lontananza da lei sta uccidendo tutti soprattutto voi!" Era strano sentirlo parlare così, non si era mai mostrato così sensibile, ma sapevo che spesso l'amore cambiava le persone in meglio alle volte.
"Dici che posso osservarla da lontano?" Lo vidi alzarsi e guardarmi negli occhi e disse dopo qualche minuto: "Si, ma per sicurezza fatti accompagnare da Miliz o da tuo padre. Per quanto Ares sia sembra dormiente da quando Aranel è tra gli umani fidarsi è bene non fidarsi è meglio, non farci preoccupare anche tu per favore!" Non lo ascoltai completamente, volevo vedere mia sorella da sola e dargli il nostro libro, sperando di farle ricordare qualcosa, ma dovevo farlo lontano da tutti. Una volta che uscì dalla stanza, mi vestii da umana e mi lasciai la casa alle spalle. Non mi aveva vista nessuna, anche perché tutti erano impegnati a formulare piani su piani per cercare di far tornare più in fretta la memoria ad Aranel. Entrai nel mondo degli umani, camminando alla volta del bordello. Speravo davvero che si ricordasse di me, volevo parlare a tutti gli effetti, avevo bisogno di sentire la sua voce. Ero a conoscenza del fatto che quando la mia famiglia avrebbe scoperto che ero uscita senza dirlo a nessuno mi avrebbe punita, ma non mi interessava. Quando finalmente vidi il bordello, il cuore prese a battermi sempre più forte. Deglutii, cominciando a camminare a grandi falcate verso la porta. Entrai, vedendo subito della ragazze sulle gambe di alcuni uomini, mentre loro le toccavano ovunque.
Mi venne da vomitare, ma mi trattenni, cominciando a cercare Aranel. Era dietro al bancone mentre riempiva dei boccali di birra con fare annoiato. Mi vennero le lacrime agli occhi, ma di certo non potevo, anche perché mi avrebbe presa per pazza. Mi avvicinai a questo, sperando che alzasse gli occhi sulla mia figura e mi guardasse. Infatti successe proprio questo. "Posso fare qualcosa per te?" Mi domandò subito, aggrottando la fronte. In effetti era strano che una donna entrasse in una bordello. Non sapevo cosa rispondere. "Ehm, vorrei dell'acqua se è possibile" affermai, sentendomi stupida per quello che avevo appena detto. Sotto la vestaglia mi stavo stringendo il libro, sperando le facesse tornare indietro la memoria. "Acqua? Davvero?" Chiese, mentre scoppiava a ridere. Non l'avevo mai vista così strana, ma di sicuro quell'ambiente l'aveva trasformata almeno un po'. Deglutì ancora di più, sorridendo anche io. Stavo tremando, anche se non sapevo il perché. "Si, se è possibile ovviamente, sennò mi siedo solo qui" affermai, mentre lei mi guardava come se fossi impazzita. Inizia a guardarmi intorno, sperando che quel momento di imbarazzo finisse. "Strano che una ragazza venga qui. Cosa ti porta in questo luogo schifoso?" Chiede, mentre metteva i boccali su un vassoio e un'altra la ragazza lì prendeva per portarli a un tavolo.
"Non saprei, mi piace scoprire posti nuovi, mi fa sentire viva, sai?" Dissi, mentre sorridevo. Era davvero strano parlare con lei senza che sapesse chi fossi. "Ok... dimmi il tuo nome così ti registro" replicò, mentre annuivo e speravo si ricordasse di me. "Genevieve" dissi lentamente, mentre vedevo che rimaneva ferma per qualche secondo. Scosse poi la testa, come se non sapesse quella che stava facendo. "È un nome famigliare" bofonchiò, per poi passarsi una mano tra i capelli e rivolgersi di nuovo a me. "Io sono Aranel, piacere di conoscerti."
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The Two Sisters' Legacy
FantasyIn uno dei tanti villaggi del Regno Autem, su un'altura, si scorge un'abitazione diroccata. Su questa dimora si sentono tante leggende e, una di queste, narra che fosse abitata dagli Dei. Gli umani sono ignari che tra loro possono esserci queste div...