"Mio signore?"
La voce di Loki fu scossa da un impercettibile tremore non paragonabile al panico che gli si era appena scatenato dentro. Il suo sguardo aveva iniziato a passare rapidamente da quello del sovrano alla sua mano che gli stringeva il polso, nel tentativo di volerne carpire le intenzioni, come se già la sua mente non avesse compreso tutto.
"Ah, Loki, Loki..." Sospirò l'uomo, abbozzando un sorriso sornione e, sceso dal letto, si diresse verso un tavolino dove vi erano delle bottiglie con del liquore. Ne afferrò una e versò un po' di quel contenuto in un bicchiere, portandoselo alla bocca con pacatezza.
Il giovane continuava a fissarlo con sgomento, ancora stordito dall'esperienza appena vissuta, dall'adrenalina che si stava sciogliendo in debolezza e dai battiti accelerati del suo cuore a causa della paura provocatagli da quell'imprevisto inatteso che non stava presagendo a nulla di buono.
Ce l'avevano quasi fatta. Thor era riuscito a prendere il dispositivo e a togliersi il chip di dosso. E se ne era andato, alla ricerca di un passaggio sicuro per raggiungere la navicella che li avrebbe condotti lontano di lì per sempre, per poi tornare nelle sue stanze ed attenderlo per la fuga.
Loki prese a guardarsi spasmodicamente intorno, alla ricerca di una via d'uscita, fisica, reale o almeno mentale, qualcosa da inventarsi, qualcosa da rispondere a ciò che di lì a poco il Grand Master gli avrebbe senza dubbio detto.
Osservò il sovrano sorseggiare beatamente quel liquido ambrato, una mistura di miele, alcool ed erbe che l'uomo amava gustare dopo aver giaciuto con lui, un rituale che ricordò al giovane tutte le notti trascorse assieme al suo signore, qualcosa che aveva imparato a conoscere, qualcosa che non aveva nulla a che fare con il rischio, bensì con la protezione e con il conforto. E quei ricordi non furono clementi, quei ricordi gli fecero nuovamente un po' male, amplificando l'angoscia e quella sensazione di prigionia che ora stava provando.
Poi, il suo padrone si voltò verso di lui e lo guardò con aria pensierosa, passandosi distrattamente la lingua sulle labbra addolcite dalla bevanda.
"Sai una cosa, piccolo mio?" Iniziò "Lo ammiro. No, dico sul serio. Ammiro l'audacia, la scaltrezza e il coraggio del nostro bel guerriero e... beh... che lui avrebbe fatto il tutto per tutto per fuggire da Sakaar me lo aspettavo..." fece una pausa, mentre i suoi occhi si facevano più cupi "ma tu, Loki..."
"Mio signore, non..." saltò su il ragazzo completamente allarmato e fuori controllo, ma venne immediatamente rimesso al suo posto con un semplice gesto della mano che lo intimava a non muoversi.
"Lo so, lo so, lo so," riprese il sovrano, con quell'aria di sufficienza che fece rabbrividire, se possibile, ancora di più il suo favorito "non era tua intenzione fare qualcosa alle mie spalle e ti capisco... lui è bellissimo, affascinante, giovane, coraggioso, ha viaggiato e combattuto per mondi misteriosi e indubbiamente tu non ti saresti mai aspettato di trovarti a vivere una cosa del genere e, oh cielo, se penso che sono stato io ad averti letteralmente spinto tra le sue braccia... che sconsiderato! Non me lo potrò mai perdonare!" Esclamò con la sua consueta teatralità che sapeva come celare qualcosa di pericoloso e incontenibile.
Quindi ritornò su di lui, fissandolo dritto negli occhi e Loki avvertì un brivido metallico trafiggergli la spina dorsale.
"Ma di fatto tu mi hai tradito." Sentenziò, ingollando l'ultimo sorso della bevanda. "O quanto meno hai cercato di farlo." Aggiunse, impedendogli di replicare. Si voltò e afferrata nuovamente la bottiglia, riempì ancora il suo bicchiere. Quindi la ripose sul tavolino e rimase per un istante immobile in silenzio, dandogli le spalle scosse da un respiro troppo rapido.
"Perché Loki? Perché te ne vuoi andare?" Mormorò con un tono di voce che ora si era tinto di qualcosa di diverso.
Il giovane mosse le labbra per rispondere, ma nessun suono uscì da esse. Vide il Grand Master voltarsi verso di lui e quell'espressione mutata sul suo volto, carica di qualcosa d'indefinito, gli strinse ancora di più il nodo che già soffocava la sua gola.
"In tutti questi anni, che cosa ti ho fatto mancare? Dove ho sbagliato? Avanti, dimmi, perché davvero non riesco a capire..."
L'altro si limitò soltanto a scuotere la testa, inabile a replicare qualunque cosa. Abbassò gli occhi, fiaccato da quello che bruciava come un tragico senso di colpa, alla ricerca di una risposta, di una giustificazione, forse, di un significato con cui avrebbe potuto proteggersi ancora.
Ma tutto si era appena spezzato, le sue maschere, infrante, il suo gioco, scoperto. Lo sguardo dell'uomo che lo aveva salvato da bambino, accolto nella sua casa, cresciuto, adulato e amato poi in tutte le forme possibili era fisso su di lui, incrinato da una indubitabile delusione e da un inevitabile dolore. Stavolta autentici, al di là del livore che lo stava agitando dentro.
Lo vide avvicinarsi e fermarsi a pochi passi dal letto. Sentì le sue dita scivolare sotto al suo mento e risollevargli lentamente il volto, obbligandolo a guardarlo.
"Cielo, zucchero, no!" Riprese il sovrano, sfiorandogli la guancia con il pollice. Il tono con cui gli parlava era nuovamente cambiato, facendosi stridente. "Cos'è questa tristezza sul tuo bel viso?" Si sedette con urgenza al suo fianco e gli scostò i capelli arruffati dalla fronte per avere una visione totale di lui, esporlo ai propri occhi senza riserve "Oh no, no, no non voglio vederti così! Non devi essere spaventato, né rammaricato." Ancora una carezza e l'abbozzo di un sorriso enigmatico "L'ho capito subito, sai? Fin dal primo momento che sei tornato da me dopo averlo incontrato e... ed era chiaro che quello zio del Tuono non avrebbe partecipato a nessun torneo o quanto meno tu avresti fatto di tutto per impedirlo."
"Cosa?" Finalmente riuscì a parlare, Loki, sempre più attonito e confuso da quell'atteggiamento ambiguo e contraddittorio.
"Avanti, non sono uno sciocco! E' evidente che tu ti sia affezionato a lui e che non avresti mai voluto che morisse nell'arena e beh, in effetti, sarebbe stato un tale spreco..." aggiunse non senza malizia "Devo anzi complimentarmi con te, per l'ingegnoso piano che sei stato in grado di architettare," gli sistemò una ciocca dei suoi capelli neri dietro l'orecchio, solleticandone volutamente il lobo "ti ho sempre ritenuto un ragazzo dall'intelligenza fuori dal comune, ma questa volta hai davvero superato ogni mia aspettativa!"
"Io ti ho tradito..." mormorò Loki, basito, stordito, cercando disperatamente di arginare la paura che sentiva crescere in lui e al contempo il pizzicore sulla soglia dei suoi occhi "io ho macchinato alle tue spalle..."
"Sì, lo hai fatto." Rimarcò il Grand Master, nuovamente cupo e grave. Poi prese il suo volto tra entrambe le mani e lo avvicinò a sé "Ma se c'è una cosa che non riesco a sopportare è questo dolore che vedo sul tuo volto..." prese le sue labbra tra le proprie in un bacio leggero, in un bacio che sanciva in tutta chiarezza quale fosse la sua proprietà.
Loki non glielo negò. Non poté farlo. Non poté nulla di diverso se non assecondare quel momento dalle conseguenze ignote.
Nello stesso istante avvertì le lancette del grande orologio a forma di rombo appeso alla parete ticchettare veloci, troppo veloci e gli sembrò che il suo cuore venisse strozzato in una morsa, mentre il suo pensiero volava da Thor, Thor che lo stava aspettando, Thor che, nel non vederlo arrivare, forse, come cosa migliore per tutti, sarebbe partito senza di lui.
"Non voglio vederti soffrire..." ripeté il sovrano, lasciando sfuggire un sospiro in quel bacio resosi già più audace.
Il giovane lo assecondò ancora, lasciando che la lingua del suo signore scovasse la sua e si perdesse in quel bisogno di saggiarlo. Del resto, lui, non stava provando più niente. Si sentì insonorizzato, prigioniero di una bolla ovattata in cui tutte le emozioni sembravano essergli state strappate da dentro il centro dell'anima.
Poi, l'uomo si staccò bruscamente, pur continuando a trattenerlo tra le sue mani e lo guardò con occhi velati.
"Ho annullato il Torneo." Disse d'improvviso, facendolo trasalire, zittendolo ancora "Ieri, prima della festa, l'ho fatto annullare." Aggiunse, iniziando a sfiorargli le tempie con piccoli movimenti concentrici dei pollici "Non m'importa della mia gloria, non m'importa del fatuo acclamare del mio popolo, non voglio che si versi altro sangue nell'arena nel mio nome. Non esisterà più alcun Torneo dei Campioni su Sakaar." Fece una pausa, soltanto per baciarlo ancora. "M'importa solo che tu possa tornare a sorridere."
"Mio signore..." mormorò Loki in un soffio.
"Ti ho detto che non voglio più che mi chiami così."
Ancora un bacio. Vero, autentico, sincero. Come autentiche erano le sue carezze sul suo volto, come lo erano le parole appena pronunciate e il suo sguardo color dell'autunno che mai, il giovane, aveva visto essere percorso da una tale luce, mai l'aveva scoperto essere così bello.
Che cosa si stava perdendo?
Che cosa stava lasciando, decidendo di scappare da Sakaar?
Per un istante scomparve il volto di Thor e i suoi occhi color del mare. Scomparve la promessa di un mondo migliore e di un'esistenza che non avrebbe più conosciuto catene. Perché qualcosa di simile stava già accadendo in quel luogo e tra quelle braccia che l'avevano accolto da sempre.
Eppure, al contempo, c'era quel richiamo, quel qualcosa di lontano che si manifestava nella sua memoria annebbiata, quel qualcosa che abitava dentro il dio e che era caldo, intenso, potente come solo le radici sanno essere, quel qualcosa a cui Loki, fin dal primo istante in cui Thor l'aveva fatto suo, si era sentito di appartenere.
Lasciò che il Grand Master si scostasse nuovamente da lui e prese a guardarlo con aria grave, fatta di un'inevitabile malinconia.
"Ti abbiamo sottratto il dispositivo con l'inganno," si confessò infine nel pallido tentativo di una giustificazione "nel momento in cui eri più vulnerabile e... Thor si è già liberato del chip..."
"Lo so."
"Ha già studiato un percorso che possa condurci alla navicella per andarcene via e fuggire attraverso il passaggio..."
"...dell' Ano del Diavolo. So anche questo, Loki." L'interruppe il sovrano, mentre con cura gli sistemava i capelli su una spalla, solo per accedere con nuove carezze al profilo nudo dell'altra.
"E allora perché? Perché non vedo rabbia sul tuo volto?" Saltò su il giovane, sempre più sgomento "Perché non ci fai rinchiudere nei sotterranei? Perché non ci getti entrambi nell'arena? Perché non mi punisci?"
Vide un sorriso enigmatico dipingersi sulle sue labbra. Non si scompose.
"Chi ti dice che non lo stia già facendo?" Sussurrò, avvicinandoglisi e iniziando a percorrergli con piccoli baci lo spazio di pelle accaldata tra la clavicola e il collo. "Che questo che ti sto infliggendo non sia la mia punizione? La più crudele..."Lo morse con dolcezza, facendolo sussultare. Loki si lasciò strappare un ansito, sentendo le sue difese incrinarsi, tremare e cedere, la sua confusione crebbe, inesorabile, mentre veniva attraversato da un nuovo brivido, ma stavolta non seppe distinguere se si trattasse di paura o di qualcosa che tornava ad avere a che fare con il piacere.
Sentì quella bocca seguitare a sondarlo là dove sapeva gli avrebbe provocato reazioni. Sentì le proprie palpebre farsi pesanti e il sangue iniziare a pompare più veloce.
Sentì che, per un qualche strano sortilegio, contro la propria volontà si stava abbandonando ancora.
"Chi è ora il traditore? E chi il tradito?" Disse il sovrano in un sussurro.
"Thor..." non poté evitare di pensare, il giovane.
Era Thor che stava tradendo, adesso, adesso che nuovamente soggiaceva agli assalti di colui al quale apparteneva, sancendone la proprietà con le sue stesse mani, con la sua stessa libertà di scelta.
Era Thor che stava tradendo, mentre lui lo aspettava nelle sue stanze ed era già passato troppo tempo, sufficiente affinché i dubbi e un'ansia sottile che qualcosa non stava andando come previsto lo avrebbero senz'altro invaso.
Eppure Loki, ora che il suo signore aveva ripreso ad esplorarlo lentamente con la lingua, tracciando sentieri invisibili sulla pelle del suo torace, ora che aveva ripreso a sfiorare i suoi capezzoli provati in un rinnovato tormento, non riuscì a fare nulla per arrestare tutto questo.
E quando l'uomo raggiunse il suo sesso con la mano, mostrandogli, nel raccogliere sulla punta delle dita la prova umida della sua sudditanza, quanto poco era bastato per farlo cedere alle sue sollecitazioni, un gemito di resa uscì scomposto dalle sue labbra.
Si sentì allora sospingere all'indietro, fino a venire dolcemente disteso tra quei cuscini già testimoni delle evoluzioni più torbide poco prima compiute. E ancora una volta non fece resistenza.
Sentì le proprie gambe venire nuovamente allargate e il bacino caldo e impaziente dell'altro incastrarsi tra di esse, ne sentì l'erezione già pronta contro la propria, la mano del sovrano che scivolava dietro la sua nuca soltanto per sollevarlo un po' ed avvicinarlo a sé, mentre con l'altra si sorreggeva sul letto e lentamente riprendeva a spingere la propria bocca dentro la sua.
"Chi è il traditore e chi è il tradito?"
Era qualcosa di unico ed intimo ciò che il Grand Master ora voleva da lui e Loki non fece nulla per evitare di concederglielo.
Con quelle movenze, con quei baci lenti e profondi, con quelle carezze sapienti di chi conosce alla perfezione qualcuno, l'uomo voleva imprimersi in lui e lì restare per sempre, qualunque cosa fosse successa.
Si allontanò poi un poco da lui, soltanto per voltargli il viso da una parte e iniziare a saggiargli nuovamente il collo, senza dimenticarsi di sfiorargli con la punta della lingua il piccolo chip in tutta la sua circolarità.
Fu allora, fu a quel contatto che Loki sembrò ridestarsi, rendendosi conto che egli, prigioniero, lo era ancora, lo era del tutto.
Una morsa avviluppò il suo stomaco, chiuse gli occhi e si sentì bruciare.
"Thor..." pensò ancora, rivolgendosi ad un interlocutore invisibile, mentre le lacrime gli si rigonfiavano dentro.
Era tempo di una nuova scelta, quella definitiva.
Sospirò, confondendo il suo signore che ogni suo gesto fosse il risultato di quel piacere che nuovamente gli stava provocando. Che nulla aveva a che fare con quella lacerazione che portava in silenzio nel cuore.
"Fa' di me ciò che vuoi!" Esordì, d'improvviso, fermando per un istante gli assalti del suo padrone, in una specie di squarcio di lucidità. Gli obbligò gli occhi nei suoi. Guardarlo, ineluttabilmente. "Puniscimi nel modo che ritieni più giusto, dammi ciò che mi merito per quello che ti ho fatto, ma... ti prego, lascia che lui torni a casa."
Serrò la mascella e con la poca forza rimastagli, ricacciò brutalmente dentro le lacrime, lasciando che l'immagine di Thor già svanisse via lontana. Sola.
Sentì ancora le mani del Grand Master sul suo volto, ricondurlo a sé con dolcezza, il suo sguardo a confortarlo, come quello di un padre che sa quanto il figlio abbia sbagliato, ma non per questo potrebbe negargli il perdono.
Lo vide abbozzare un sorriso. E carezzargli il profilo della sua fronte corrucciata. Lo vide sospirare, abbassare gli occhi e, dopo un lungo istante, ritrarsi da lui.
Si chinò verso il pavimento e raccolse la sua veste. Ne tirò fuori un altro piccolo dispositivo e glielo mostrò con aria sorniona, provocandogli ancora stupore.
"Credevi davvero che ne possedessi soltanto uno?" Esclamò sardonico "Un po' poco per qualcuno che vuole mantenere il potere totale su tutte le cose!"
Quindi si riassestò su di lui, privato nuovamente della parola, e si mantenne in ginocchio tra le sue gambe. Tornò a guardarlo, senza smettere di sorridergli.
"Vuoi che ti punisca, dunque? Vuoi che ti dia ciò che penso tu debba meritarti?" Riprese, ripetendo le sue parole. "D'accordo, farò come mi chiedi," sfiorò con il pollice i due bottoncini del dispositivo "anzi, farò di meglio, piccolo mio."
Loki sussultò, fece per muoversi, replicare, fuggire, forse, ma poi, comprese le sue intenzioni, la paura cedette il posto alla rassegnazione.
Così sorrise al suo padrone a sua volta e si preparò a ricevere la scarica.
Attese.
Ma questa non giunse.
Attese ancora. Uno, due, tre, quattro, dieci secondi. Niente.
La scarica non giunse.
Non giunse mai.
Non giunse nulla di tutto ciò che si era aspettato.
Poi, d'un tratto avvertì soltanto un lieve pizzicore sul collo e quando si decise a riaprire gli occhi, vide nuovamente il Grand Master dinanzi a sé, continuare a sorridergli divertito, mentre nel palmo della mano gli mostrava il chip che gli aveva appena tolto.
Si portò istintivamente le dita sulla pelle e se la toccò, attonito, sconvolto, incredulo. Si sentì ancor più spogliato, se possibile, privato di colpo di qualcosa che faceva parte di sé da una vita intera.
"Che significa?" Balbettò, sgomento.
"Significa che se io non sono più il tuo signore, tu non sei più il mio schiavo..." asserì il sovrano, gettando il dispositivo e il chip a terra, abbassandosi nuovamente su di lui "significa che non voglio che tu resti con me per obbligo, per dovere o peggio ancora per paura..." quelle parole, un sussurro caldo sulle sue labbra "Puoi andare, Loki, se è questo ciò che desideri..." un bacio accennato, impercettibili movimenti del bacino alla ricerca del suo cedimento "o puoi restare. E' una... tua... libera scelta." Le ginocchia ad aprirgli ancor di più le cosce già tremanti, il suo viso di nuovo tra le sue mani, carezze, ovunque su quel volto, su quella bellezza, su quello smarrimento "E' una tua libera scelta." Un sussurro. Un ansito. Un bacio. Definitivo.
Loki cedette.
Sotto quel calore. Sotto quel corpo perfettamente conosciuto. Sotto quella presenza che presto sarebbe diventata distacco e separazione, probabile dolore.
Loki cedette a colui il quale aveva da sempre votato la sua fedeltà e ancora una volta gliela stava accordando.
Soltanto per tradire ancora.
Chiuse gli occhi, lasciò che l'uomo gli portasse entrambe le braccia sopra la sua testa, i polsi stretti nelle sue mani. Gli accordò il permesso, nell'illusione di una scelta, nell'illusione di qualcosa di cui non conosceva neppure il significato, di poter accedere a lui, in un'ultima, irrimediabile occasione. La più intima, la più complice, la più infida, come mai era stata durante tutta la sua vita trascorsa su Sakaar.
E quando il sovrano gli fu dentro e il piacere lo invase bruciandolo e tramutando il respiro tumultuoso in gemiti discreti, gemiti solo a lui dedicati, qualcosa nell'aria vibrò, qualcosa che sapeva di resa, qualcosa che sapeva di distacco e di ritorno, qualcosa che assunse il suono di un sussurro spezzato:
"Sei mio."

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LOST IN SAKAAR
FanficTutte le cose perdute e non volute finiscono, presto o tardi, su Sakaar, il regno dell'assurdo. Anch'egli, ' cosa perduta e non voluta' in un lontano tempo senza memoria, a Loki, il favorito del Grand Master, sovrano di quel mondo, è affidato un com...