"Thor..."
"Lasciami solo, madre."
La risposta secca, decisa, senza alcuna inflessione emotiva nel tono della sua voce. La sua figura imponente ora ricurva in un angolo della stanza, nell'ombra, in quell'angolo accanto alla finestra che ora, da mesi, era diventato l' intero suo mondo da dove poteva scrutare al meglio il ponte del Bifrost non lontano dal Palazzo.
Tuttavia, la regina non accolse la richiesta o, per meglio dire, l' imposizione categorica del figlio. Rimase però sull'uscio della porta della sua camera, in discreta presenza.
Sapeva quanto Thor stesse soffrendo.
Erano trascorse già tre lune da quando Loki aveva lasciato Asgard per recarsi su Sakaar, un tempo chiaramente irrisorio per coloro che possono vivere millenni e altrettanto irrisorio per la rapidità di come scorreva la vita su Sakaar, in cui lunghe lunazioni potevano ridursi al ritmo di poche ore o giorni.
Ma non su Asgard. Su Asgard era completamente diverso e quel tempo meditabondo e privo di fretta aveva iniziato ad essere greve, un fardello che il dio del Tuono si portava addosso pesantemente da quando il fratello e compagno se ne era andato.
Quel tempo aveva preso ad essere simile a quello che scorre su Midgard, la Terra, là dove quando i dubbi dilaniano il cuore degli uomini e la nostalgia si fa densa e melmosa, anche i secondi scivolano via lenti, ineluttabili, abbattendo i mortali nella loro vulnerabile fragilità. "Non puoi continuare così, ti stai consumando."
"Ti ho detto che voglio restare solo."
Ancora. Era sempre quella la risposta.
Aveva cercato di allontanare tutti da sé, Thor, e soltanto gli amici più fedeli, benché venissero rifiutati e puntualmente ricacciati indietro da lui ogni qualvolta approdavano alla porta della sua stanza, continuavano a perseverare. Soltanto per dargli uno sguardo, soltanto per potergli fare un saluto che cadeva in un sordo silenzio e accertarsi che si trovasse ancora lì, in quell'angolo nell'ombra, occhi sul portale verso le altre dimensioni, verso possibili ritorni. Per accertarsi che non facesse nulla di insensato.
Una sera, Sif, che nutriva per Thor un amore profondo fin da quando erano bambini, se ne era andata lungo il corridoio in lacrime, inveendo contro quel Loki che da quando era giunto su Asgard e, peggio ancora, da quando se ne era andato, aveva distrutto giorno dopo giorno la vita del dio.Frigga, l' unica che ancora non era stata cacciata con veemenza, si richiuse la porta dietro di sé e, senza attendere ulteriori consensi da parte del figlio, avanzò verso di lui, fermandosi alle sue spalle. Guardò Thor con occhi tristi, il cuore gonfio d' impotenza, quel dolore che soltanto una madre è in grado di provare.
Perché era difficile continuare a chiamare 'dio' qualcuno che non aveva più tali sembianze.
Nei giorni aveva lentamente quasi smesso di mangiare e nelle notti si perdeva in lunghe ed estenuanti passeggiate, spingendosi fin quasi ai confini del regno, per poi far ritorno a palazzo, sfinito, e lì sprofondare in un sonno nero senza sogni.
Il suo corpo aveva perso le sue fattezze atletiche di bellezza, poteva sembrare tutto fuorché il guerriero che un tempo era stato, perché, del resto, non aveva più battaglie da combattere , in cuor suo ormai convinto che quella più importante l'aveva appena perduta. Si era fatto più magro, i muscoli avevano perso la consueta tonicità, fatta eccezione per l'addome che si era reso gonfio a causa di tutta la birra che ingurgitava ogni giorno, birra o dolcissimo idromele, qualunque cosa pur di alterare la sua mente e spazzare via anche solo un frammento di quei ricordi passati, di quei ricordi accanto a lui, del suo volto bellissimo e letale, del suo corpo perfetto quando cedeva, sciogliendosi, sotto ai suoi colpi, dei suoi occhi che sapevano ogni volta dare un senso nuovo alla sua vita, del suo odore e delle sue labbra che lo trascinavano in un'estasi senza fondo, delle sue parole e delle sue maledettissime promesse che, per loro, un futuro sarebbe stato possibile.
Del tutto inutili e del tutto vane erano state le distrazioni che poco dopo la partenza di Loki era andato cercando. Alcune donne dai lunghi capelli neri e dagli occhi verdi e giovani uomini con simili sembianze avevano avuto accesso al suo talamo durante alcune notti, le più difficili da sostenere da solo, quelle in cui la nostalgia si faceva soffocante, privandolo anche del suo stesso respiro. E dopo l'orgasmo che comunque lo travolgeva, gettandolo nell'oblio per quei pochi, superflui istanti, in un piacere vissuto rigorosamente ad occhi chiusi in cui si materializzava l'immagine della sua ossessione, cacciava via, senza indulgenze, i suoi amanti.
I capelli gli si erano allungati, così come la barba, fattasi incolta, in cui nascondeva gran parte del suo volto e delle sue labbra, ormai ritenute del tutto inutili, inutili ad ogni forma di gusto e di piacere, se il piacere non poteva più essere lambire la pelle, il corpo, il sapore, la bocca e ogni parte di colui che amava.
Era vero, Thor si stava spegnendo lentamente, come lenta e flebile si spegne la fiammella di una candela, finché la cera non si scioglie e non ne resta che il ricordo invisibile.

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LOST IN SAKAAR
Fiksi PenggemarTutte le cose perdute e non volute finiscono, presto o tardi, su Sakaar, il regno dell'assurdo. Anch'egli, ' cosa perduta e non voluta' in un lontano tempo senza memoria, a Loki, il favorito del Grand Master, sovrano di quel mondo, è affidato un com...