<< Sono al pub accanto. Vieni, abbiamo molto di cui parlare. Altrimenti quei tuoi amici potrebbero fare una brutta fine. >>
Posi nuovamente il cellulare nella borsa, guardandomi intorno terrorizzata. Avevo una paura tale che non potevo neanche descrivere. Era ritornato e questa volta non l'avrei scampata. Quel uomo era crudele, pensava solo alla vendetta, non pensando a quanto male potesse farmi, non gli importava nulla, non mi aveva mai amato davvero.
Non comprendevo come sapeva che io abitassi in quella città e che in quel momento fossi nel bar. Il cuore prese a martellarmi forte nel petto, iniziai a strofinare nervosamente le mani sulle gambe coperte dal vestito, in cerca di una soluzione. Non volevo avvicinarmi nuovamente a lui, non dopo quello che era accaduto l'ultima volta, non dopo quello che mi aveva fatto e che stava per farmi.
Ma se fossi rimasta lì, in cerca di protezione, i miei amici sarebbero stati in pericolo ed io non potevo farlo, non potevo mettere a rischio la loro vita solo per salvare la mia. Pensai che in un modo o nel altro ce l'avrei fatta, sarei riuscita ad uscire da quel passato tenebroso che di tanto in tanto tornava per torturarmi.
"Vorrei tanto stare ancora qui, ma non posso. Devo andare."-Li congedai, afferrando dalla borsa i soldi per la granita.
Lasciai sul tavolo il conto e me ne andai guardando le loro espressioni confuse.
Avvertii la mascella, i muscoli del collo e della spalla irrigidirsi, mentre cominciai a respirare affannosamente e ad avere un sapore quasi metallico in bocca, che ricordava molto uno dei sintomi più evidenti dell'ansia e della paura.
Mentre camminai per raggiungere quel pub, iniziò a girarmi la testa, sentivo quasi di non essere più nella realtà e se non avessi controllato tutto quello, sarei arrivata ad un attacco di panico.
Per cui, quando arrivai davanti al pub, presi un respiro profondo e tirai fuori l'aria in seguito, rilassandomi, per trovare la forza necessaria per affrontare tutto ciò.
Quando entrai, numerosi ragazzi e signori mi guardarono e alcuni fischiarono anche. Odiai quei fischi, non ero un cane, ero una donna che meritava rispetto. In quel posto c'erano tutti uomini bastardi, non mi sentivo per niente al sicuro.
"La prossima volta che mi fischierete, vi taglierò le corde vocali."-Mormorai duramente guardando ognuno di loro.
"Calma, dolcezza. Aspettavamo solo te."-Disse lui in lontananza, mentre era intento a colpire le palle da biliardo.
Sollevò il viso e puntò lo sguardo su di me, facendo un cenno con la mano per farmi avvicinare. Dovevo dimostrare di essere una donna, di essere forte e di non essere più manipolata da lui come lo ero prima. Il tatuaggio nero che aveva inciso sul collo, catturò la mia attenzione e tentai di comprendere cosa fosse mentre mi avvicinai a testa alta.
"Perché sei qui? Cosa vuoi?"-Chiesi guardandolo male.
Lui appoggiò la stecca sul tavolo del biliardo e gli uomini presenti continuarono a fare le loro faccende, a parlare. Quel pub era visto come un ritrovo tra uomini violenti e mafiosi che studiavano insieme qual'era la prossima mossa.
"Perché devo voler per forza qualcosa? E se avessi semplicemente mancanza della mia ex ragazza?"-Chiese prendendomi il mento ed io allontanai velocemente il viso, ricordando quando con quelle sue mani mi picchiava a sangue.
"Tu non fai mai niente per caso. Quindi per una volta sii sincero e dimmi cosa vuoi." -Mormorai facendo la finta coraggiosa.
Era come se avessi deciso di indossare una corazza, ma sotto di quella ero così fragile, debole.
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R O L E X || HODY
FanfictionUna notte in discoteca, lei lo provocò, lo baciò e gli rubò qualcosa che era suo solo per metterlo sulle sue tracce, per aumentare l'interesse che lui provava verso di lei. Ma non sapeva che stava giocando col fuoco, lui era il suo capo. Holland Rod...