Chapter Twelve 🖤

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Holland

Il giorno seguente, lui non venne al lavoro, ma d'altronde era naturale dopo come si era conciato. Potevo immaginare benissimamente come si sentisse e sperai con tutte le mie forze che non ricordasse nulla di quello che era accaduto tra di noi.

Mi voltai verso tutti i miei colleghi che intanto si chiedevano curiosi perché ci fosse solo Chris e perché non ci fosse anche lui, che non era mai mancato a lavoro. Io ero l'unica a sapere tra quella marmaglia di gente, ma non avrei mai rivelato niente a nessuno, era come un segreto e me lo sarei tenuto per me.

Mi sarei semplicemente comportata con indifferenza, continuando a lavorare sui miei progetti. Così feci, per tutta la mattina, con i pensieri che mi ronzavano in mente, con la sensazione della sua pelle ancora impressa sui miei polpastrelli, con il cuore che batteva un po' più forte, reduce della sera precedente.

Quando l'orario di lavoro terminò e si avvicinò quello di chiusura, raccolsi i miei fogli ponendogli nel primo cassetto della mia scrivania, chiudendolo poi a chiave. Ognuno di noi proteggeva i propri progetti con delle chiavi personali, che si portava dietro, per assicurarsi che non ci fosse uno scambio illecito di disegni, idee e progetti.

Ero sul punto di andarmene, ma venni bloccata in tempo da una mano che si appoggiò sulla mia spalla destra. Mi voltai lentamente, con l'ansia. Ogni volta, usciva sempre un imprevisto, ogni volta non sapevo mai chi fosse e cosa potesse dirmi.

Fortunatamente o sfortunatamente, era Dylan, ma non era tutto rose e fiori come pensai inizialmente. Anzi, aveva un'espressione abbastanza cupa sul viso. Voleva parlarmi di qualcosa ed avevo la vaga sensazione che non si trattasse di nulla di buono per me. Avevo la sensazione che per la millesima volta si trattasse del mio capo.

"Che succede?"-Chiese dal tono preoccupato.

"Che succede, cosa?"-Chiesi, non comprendendo realmente.

A cosa si riferiva esattamente? Perché nella mia vita ormai succedeva di tutto. Sembrava un film apocalittico, per cui non sapevo a quale evento si riferisse precisamente. Ne erano così tanti da non poter rientrare neanche in una pergamena.

"Tu sai il motivo per cui il capo non è qui, non è vero?"-Chiese dubbioso.

"E cosa ti fa pensare questo?"-Domandai sentendomi in trappola, come se mi avessero appena catturato.

"La tua indifferenza, Holland. Ti conosco ormai."-Mormorò ed io abbassai lievemente il viso.

Ma anche se inizialmente avevo incassato il colpo, non lo avrei incassato ancora. Mi sarei difesa con le unghie e con i denti perché la vita era la mia ed ero libera di potrer fare qualsiasi cosa volessi.

"Non combinare guai, Holland..." -Disse in un modo che sembrò quasi un rimprovero.

Ma io non ero fatta per ascoltare i rimproveri, consigli e seguirli alle lettera. Non lo avevo mai fatto in vita mia, neppure da bambina e di certo non avrei cominciato proprio in quella situazione delicata. La vita era la mia e le decisioni potevo prenderle solamente io per me stessa.

"La vita è la mia. Stanne fuori." -Sputai duramente per poi divincolarmi da quel inutile conversazione per andarmene.

R O L E X || HODYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora