Eravamo lì da qualche minuto e non aveva proferito parola da quando lo avevo portato in camera. Eravamo su entrambi gli stipiti della porta, lui sul sinistro ed io sul destro, ammirando il bambino che dormiva teneramente.
Lo guardai mentre i suoi occhi si arrossarono ancora, rilasciando lacrime sul viso. Si asciugò sorridendo, ammirando nostro figlio. Quella piccola creatura era stata concepita da noi, nata da noi. In quel momento realizzai quanto fosse identico ai suoi genitori.
"Non so cosa dire, l'avevo già visto in ospedale ma ora, ora mi rendo conto che è la mia copia. Non pensavo che potesse diventare il mio clone." - Mormorò guardandolo col sorriso sul volto.
"Anche quando non volevo pensarti, era dura, tutto di lui mi riportava a te." -Sorrisi avvertendo il cuore riempirsi di amore dentro di me.
"E caratterialmente è come sua madre?"-Chiese con evidente curiosità.
"È l'insieme dei nostri caratteri. Puoi immaginare, una bomba."-Dissi ironica lasciandomi sfuggire una risata.
Lui mi fissò a lungo ed io sollevai le spalle, inarcando le sopracciglia, non comprendendo il motivo. Lui sorrise per poi avvicinarsi a me lentamente. Dio, era anche migliore di come lo avevo lasciato. Più passavano gli anni, più diventava un vero uomo e sperai tacitamente che lo fosse diventato anche mentalmente.
"Era da tempo che non ascoltavo la tua risata e fa sempre un certo effetto riascoltarla."-Sussurrò e tentò di avvicinarsi, ma io mi allontanai lentamente, dirigendomi verso la cucina.
"Non puoi rimettere tutti i pezzi del mio cuore a posto oggi, solo il tempo può farlo."-Mormorai a braccia conserte dinnanzi la porta d'ingresso, invitandolo silenziosamente ad andar via.
Non ero paranoica o orgogliosa. Lo avevo perdonato e quello al momento era la cosa più importante, perché il rancore non avrebbe rovinato me e il dolore non avrebbe rovinato lui. Lo avevo perdonato perché lo amavo e gli avevo dimostrato che l'amore per lui era più grande dei suoi sbagli, dei nostri difetti. Nonostante ciò, sapeva che avevo bisogno di tempo per guarire le mie ferite interne.
"Ne sono consapevole, ti ringrazio per avermi fatto accomodare e per avermi fatto conoscere meglio nostro figlio."-Si dimostrò comprensivo ed io gli lasciai un bacio sulla guancia.
"Però non voglio che tu stia male ulteriormente. Chiudiamo quel capitolo."-Sorrisi e lui mi accarezzò la guancia.
Lui appoggiò la mano sulla maniglia della porta e l'aprì lentamente con me che intanto continuavo a fissarlo, combattendo una battaglia con l'altra me che lo avrebbe desiderato lì tutta la notte, al mio fianco dopo diverso tempo trascorso lontani l'uno dall'altro.
L'universo sembrò ascoltare i miei pensieri, rimediando al mio errore di poco prima, di averlo mandato via così. Quando lui si allontanò di pochi passi avvicinandosi alla sua auto sempre lussuosa, scoppiò un fortissimo temporale e un acquazzone di come non ne avevo mai visti in vita mia. Non avevo chiuso la porta da quando era uscito, lo stavo osservando, per cui lo chiamai velocemente per farlo tornare indietro. La sua macchina non aveva una copertura sopra, era aperta, quindi avrebbe continuato a bagnarsi. Amava quel tipo di automobili anche se erano tutt'altro che comode e non tutte potevano chiudersi.
Ritornò da me velocemente sotto la pioggia battente, completamente bagnato, con la maglia nera che aderì completamente al suo corpo ed il suo pantalone che fece lo stesso mettendo in risalto le forme del suo corpo, i muscoli ben scolpiti. Per un millesimo di secondo restai incantata nel guardarlo, pensando a quello che desideravo fare, ma fortunatamente restai lucida.
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R O L E X || HODY
FanfictionUna notte in discoteca, lei lo provocò, lo baciò e gli rubò qualcosa che era suo solo per metterlo sulle sue tracce, per aumentare l'interesse che lui provava verso di lei. Ma non sapeva che stava giocando col fuoco, lui era il suo capo. Holland Rod...