PROLOGO

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S c a r l e t t

-Scarlett!-
-Mhh...-
-Scarlett!-
-Dove...cosa...?-
-Apri gli occhi!-
-Chi...?-
-Scarlett!-
-Mamma?-
-SCARLETT!-

Mi svegliai di soprassalto.
Cercai di mettere a fuoco ciò che mi stava attorno, fallendo miseramente: la luce al neon puntata sul viso, per un istante, mi fece credere di essere morta.
Poi, fortunatamente, mi ricordai di non esserlo. Ancora.
"Giusto." Mi dissi "Sono solo bloccata nel Regno dei Morti."

Avevo perso la cognizione del tempo, ma mi ricordavo chiaramente gli ultimi avvenimenti. Chirone mi aveva affidato l'impresa di guadagnare tempo per permettere ai Mezzosangue di abbandonare il Campo e di scoprire chi fosse questo "lui" che minacciava la nostra esistenza. Lui, ancora di identità ignota, si era accerchiato di mostri infernali e dei minori che, essendo poco considerati, avevano pensato bene di rovesciare l'Olimpo.
Ero scesa nell'Ade accompagnata dal mio ragazzo, Kendall, e dai miei amici Quyen e Max. Dopo la battaglia con Stige, avevamo fatto un giuramento che ci obbligava a non mettere mai più piede nell'Oltretomba, ma ero riuscita a raggirarlo grazie al melograno rubato dal giardino di Persefone. Tutto questo perché dovevao a tutti i costi scoprire chi fosse questo maledetto lui.

Quando le pupille si furono abituate a quella strana luce, potei finalmente constatare in quale luogo mi trovassi: ero distesa sopra un lettino, in quella che chiaramente era una camera d'ospedale. Le pareti bianche, il pavimento di piastrelle e il riflesso della lampada sullo specchio del muro, rischiarono quasi di accecarmi.
-Ma cosa...- Sbattei più volte le palpebre per accettarmi che quella stanza fosse reale.
Che fine avevano fatto i fiumi infernali, i demoni della vigilanza e le tre prozie di Batman?

-Noto con piacere che vi siete ripresa.-
Alla mia destra se ne stava un uomo sulla settantina, grande e grosso, il volto segnato dalla vecchiaia. Era completamente calvo ma, in compenso, portava una lunga barba bianca che gli ricopriva tutto il mento. Indossava una tunica bianca e una cintura dorata per segnargli il punto vita. Gli occhi, verde chiaro, mi scrutavano con curiosità. Ero talmente stanca da vedere la sua immagine tremolare, quasi si trattasse di un ologramma.
Indietreggiai e, per la sorpresa, quasi non caddi dal lettino.
Quel movimento brusco mi provocó una fitta al fianco, nel punto in cui la pelle era stata squarciata dalla spada della marionetta di Stige.
Portai istintivamente una mano sulla ferita e mi sorpresi di trovarla bendata.

Non solo; il dolore sembrava essersi alleviato e il taglio era in procinto di cicatrizzarsi, quindi era stato medicato con cura.
-Tu chi...io...dove...- Ero così confusa da non riuscire a mettere assieme i pezzi.
Il vecchio alzó le mani in segno di resa. -Non intendo farvi del male.-
Ha l'aria di essere una buona persona.
Nonostante l'apparenza spesso inganni.
-Sei stato tu a curarmi?- Chiesi.
L'uomo annuì, sorridente. -Vi ho fermato l'emorragia e disinfettato il taglio. Con tutto il sangue che avete perso, è un miracolo che siate già cosciente.-
"È un tipo a posto." Decisi.

-Per quanto ho dormito?-
Lui si tirò indietro la manica per controllare l'orologio. -Dunque...tre giorni e undici ore esatte.-
-TRE GIORNI?!- Sbiancai di colpo e mi buttai di peso giù dal lettino. -Devo sbrigarmi a lasciare questo posto, oppure...- Avvertii subito un forte giramento di testa che non mi portò per poco allo svenimento.
-Hey, calma! Dovete starvene buona ancora per un po'.- Il vecchio mi riportó controvoglia sul materasso, forse perché ero troppo debole per mettermi a protestare.
-Dove mi trovo? E tu chi sei?-

-Nell'infermeria migliore in cui potevate capitare. E il mio nome è Ippocrate.-
-Ippocrate.- Ripetei. Non mi era affatto nuovo.
Un momento...
Nome greco, modo di parlare all'antica, professione medica e abiti di quattro millenni fa.
Non sarà mica...
-Ippocrate...quell'Ippocrate?!-
Il tipo ridacchió. -Perché, conoscete altri "Ippocrati" appartenenti a questo secolo?-

A Lie Can Kill (3) IN PAUSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora