[1] Senza dubbio un tipo lunatico

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K e n d a l l

"Gridare è del tutto inutile. Non tornerà indietro". Le parole di quell'idiota di Max continuavano a rimbombarmi in testa come un martello pneumatico. Mi rigirai nel letto e strinsi il lenzuolo con il pugno. Non sapevo più se essere arrabbiato o semplicemente triste.
Probabilmente entrambe le cose.

"MA DEVO FARLO! LEI ERA TUTTO PER ME! LO CAPISCI?!"
Affondai la testa nel cuscino.
"NON VOGLIO...NON POSSO... SENZA SCARLETT IO..."
Osservare la mia mano, al buio, era impossibile. Eppure, non avevo bisogno di alcuna luce per sapere che le nocche erano sbucciate e viola a causa delle botte. Avevo preso a pugni la Porta di Orfeo fino a quando il sole non era tramontato.
Altro che pelle viva. Praticamente sono rimaste solo le ossa.

"PERCHÉ L'HAI FATTO?!"
Basta.
"Facile".
No, ti prego. Non di nuovo.
"Perché mi sono innamorata di te."
Afferrai il cuscino e lo lanciai lontano con tutte le mie forze.
Quando sentii il tonfo e un urlo, realizzai di aver appena svegliato Connor Stoll nel cuore della notte.
Non che me ne importasse granché.

-CHI HA AVUTO LA BRILLANTE IDEA DI COLPIRMI CON UN CUSCINO ALLE TRE DEL MATTINO?!- Strilló come una gallina, svegliando di sicuro tutta la cabina di Hermes.
Mi alzai senza tanti complimenti e mi avvicinai alle porte, facendo attenzione a non calpestare per errore gli altri semidei.
-K-Kendall?- Mormoró una voce femminile impastata dal sonno -Non è un po' troppo presto per fare una passeggiata?-
-Julia ha ragiooone.- Sbadiglió sua sorella Kae -Le Arpie potrebbero essere ancora in giro e-
Mi richiusi la porta alle spalle, troncando la sua risposta.

Ho bisogno di stare da solo.
Non ci fu alcun bisogno di dirlo a voce alta, perché non mi seguì nessuno.
Se le Arpie avessero provato ad avvicinarsi, le avrei trasformate in tacchini surgelati.
Presi una boccata d'aria fresca e cominciai a camminare costeggiando le oltre venti cabine degli dei, disposte a forma di Ω. Si affacciavano tutte su un cortile comune grande quanto un campo di calcio, disseminato di statue greche, fontane, aiuole e due canestri da basket. Oltrepassai la casa di Iride senza voltarmi e puntai dritto al laghetto delle canoe.

Superata la ventesima casa, quella di Ecate, percorsi tutta la collinetta fino alle rive del lago. Mi arrampicai sulla pedana e mi sedetti sopra una specie di attracco in legno per le canoe. Lasciai penzolare i piedi in avanti, a pelo sull'acqua, e sospirai.
Ormai erano quasi le quattro e il cielo stava sfumando nei colori chiari delle tipiche mattine invernali.
Ero praticamente immune al freddo, ma la temperatura bassa mi fece un certo effetto.
Presi mentalmente nota di non uscire più in canottiera.

"Quyen fermalo, ti prego!"
"Cosa? Perché io? Dovresti essere tu l'uomo, Max!"
"Sappiamo entrambi che sei più uomo di me!"
"COME, PREGO!?"
"No, no! Volevo solo dire che...che sei...migliore di molti altri uomini."
"AH, QUINDI GLI UOMINI SAREBBERO I MIGLIORI, ADESSO?"
"Kendall...ti scongiuro...torniamo al Campo e..."
Scossi la testa, cercando di dimenticare come mi ero rivolto a loro. Avevo perso completamente la ragione.

Quante ore ero rimasto ad aspettare che quelle maledette rocce si muovessero? Tre, forse? Non mi ero nemmeno accorto che Max si era allontanato per chiamare un taxi.
Ero stato caricato in preda alla frustrazione dentro l'automobile, incapace di provare qualsiasi altra emozione. Quyen aveva pagato la corsa e verso le undici eravamo giunti al Campo Mezzosangue, devastati e sconvolti. Se un mostro ci avesse attaccato, non avrei nemmeno opposto resistenza.
"FINIRÀ PER FARSI AMMAZZARE! NON VOGLIO PERDERLA!"
Tirai un calcio al riflesso della luna sul lago, bagnandomi le scarpe.

-Pff, non pensavo fossi lunatico fino a questo punto.- I passi di Quyen fecero tremare le tavole di legno su cui ero seduto. La ragazza si sistemó al mio fianco senza chiedermi alcun permesso, e fissó l'acqua scura del laghetto. -Che ti succede? Battute stupide come questa ti avrebbero fatto ridere, una volta.-
Non risposi.
Negli ultimi tre giorni, avevo borobttato sì e no tre parole messe in croce.

Quyen starnutì e si avvolse per bene con la sua giacca di pelle. -Brrr, Dicembre inizia a farsi sentire, eh?-
Mi sarebbe piaciuto risponderle "Io non sento nulla", ma non volevo suonare come un dodicenne depresso su tumblr.
-Hai già preparato le valigie? Chirone ha detto che gli ultimi rimasti abbandoneranno il Campo entro dopodomani. Sembra che il vecchio centauro abbia fatto in modo di sparpagliare i semidei in diverse città degli Stati Uniti. Certo, quando lui avrà abbandonato il Palazzo di Nyx e avrà trovato il Campo Mezzosangue deserto si dirigerà, con ogni probabilità, verso il Campo Giove o a Boston, ma almeno non sarà un unico massacro.-

-Cosa ci fai qui, Quyen?- Ruppi il silenzio.
La mora scrolló le spalle. -Da quando mi hanno assegnata alla casa di Iride, Butch non ha praticamente smesso di russare.- Si chinó in avanti, ammirando la sua immagine riflessa nel lago -E poi, non riuscivo proprio a chiudere occhio.-
Non aggiunse altro, ma lasciò sottointendere il motivo.
-A te, lo vengo a dire...- Mi fissó con quei suoi profondi occhi a mandorla -...che non dormi da due giorni...-

Dondolai i piedi in avanti e indietro.
-Ci sono già venuto qui con Scarlett, sai?- Dissi ad un tratto.
-Appuntamento romantico?-
-Non proprio- Accennai all'ombra di un sorriso -Le ho raccontato la verità su di me. Beh, mezza verità. In cambio, lei mi ha spinto nel lago.-
Quyen soffocó una risata: -Thật dễ thương...così dolce...-
-Ci stavamo per baciare- Continuai -Ma Connor Stoll ci ha interrotto per la seconda volta.-
-Una vita sentimentale migliore della mia.-
Non indagai oltre.

-Sapere che avevo tradito la sua fiducia, mandó Scarlett in tilt.- Ricordai -E, per colpa mia, morirono una decina di mezzosangue. Mi odio ogni giorno per questo...- Infilzai le unghie nel palmo della mano, reprimendo le lacrime. -Chione non mi ha mai voluto bene ed è stata lei ad uccidere mio padre. L'ho odiata, ma ho odiato molto di più me stesso per il mostro in cui quella strega mi aveva trasformato.-
Quyen fece per parlare, ma ormai ci avevo preso gusto.

-Mi porto il peso di aver tradito la fiducia dei miei amici e aver ammazzato i miei compagni. Vivo con la consapevolezza di essere stato la causa della morte di mio padre. Ho sofferto per diciassettenne anni di solitudine, tra due fratellastri che mi schifavano e una madre che mi ordinava di fare del male. Mi ero concesso un solo privilegio, nella vita.- Guardai Quyen dritta negli occhi e, a giudicare dalla sua espressione, dovevo avere proprio una faccia distrutta -E ora anche quella gioia se n'è andata, e io non so se potrò mai a rivederla.-

Le labbra di Quyen tremarono per la commozione: -Oh... Kendall...-
-Tutta colpa di quello stupido giuramento...- Mi alzai in piedi e puntai lo sguardo sulla baia di Long Island. -Scarlett è troppo buona per rinunciare alla possibilità di salvare il Campo, vero? Scarlett è troppo buona per mettere i suoi amici al primo posto!- Non mi accorsi nemmeno di aver alzato il tono di voce. -Scarlett Bennet è troppo buona per decidere di abbandonare l'impresa!-
Quyen si mise in piedi a sua volta. -Sveglierai le cabine più vicine se non abbassi la voce.-

Ormai però ero partito con le cattiverie che mi ero tenuto dentro.
Non potevo certo arrestarmi di colpo.
-Perché mai dovrebbe pensare a chi le sta intorno, eh? A chi le vuole bene. PERCHÉ MAI DOVREBBE PENSARE A NOI?-
-Per l'amor degli dei, Kendall, abbassa quella dannata voce!-
-CHE MI SENTA CHIRONE IN PERSONA, NON HA PIÙ IMPORTANZA!-
-Xin vui lòng, PERFAVORE! FAI SILENZIO! Sono arrabbiata e triste quanto te, ma non mi metto ad urlare alle quattro di mattina!-

Ero troppo furioso per avere una conversazione normale con una tipa irascibile come Quyen. E lei ce la stava mettendo tutta per farmi saltare i nervi.
-Quanto me? Credi davvero di conoscere Scarlett così bene?!-
Lei si acciglió: -Cosa vorresti insinuare?-
-Tu e Max vi siete arresi dopo neanche un quarto d'ora, l'altro giorno.-
-Perché picchiare una roccia sarebbe stato completamente inutile!-
-Almeno io ho ci ho provato!-
-A quale vantaggio?!-
-Ora sei tu quella che sta urlando!-
-SONO CALMISSIMA, INVECE!-

"Cerca di controllarti" mi diceva quel poco di cervello che mi era rimasto.
Ma stava diventando sempre più difficile dargli retta. -Senti Quyen, non peggiorare la situazione più di-
Mi zittii di colpo. Avevo sentito un rumore di passi.
-Kendall, non ti conviene sfogare la tua frustrazione contro di me perché-
-Shh!-
-AH! ORA SEI TU A ZITTIRMI?!-
-Fa silenzio!- Sbottai, portando l'indice davanti alle labbra.
Stava arrivando qualcuno.

~spazio autrice~
Come avrete intuito, in questo libro scriverò sia dal punto di vista di Kendall che da quello di Scarlett :-D

Andate a seguirmi su tik tok che ora mi sento una specie di imprenditrice digitale: "Raven_Stark_22"
~Rae 🌙

A Lie Can Kill (3) IN PAUSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora