Segui il tuo cuore... [Eleonora]

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Stavo provando a leggere un libro da venti minuti, fallendo miseramente. L'unica cosa che mi passava nella testa era Edoardo e la sua partenza per New York. Sapevo che era la data era ancora lontana  ma dentro il mio stomaco si era creata una voragine infinita che non mi permetteva di pensare lucidamente o stare bene. 

Appoggiai il libro sul letto e mi avvicinai  alla finestra, notando con sorpresa che stava piovendo. Gocce di pioggia si infrangevano insistenti contro il vetro della mia  camera, scivolando poi verso il basso, come delle lacrime. Mi sedetti vicino ad essa, spostando lievemente la tenda verso sinistra e seguii il percorso di una goccia con la punta delle dita prima di portare le gambe al petto e circondarle con le braccia. Nascosi il viso contro il mio corpo chiuso su se stesso e chiusi gli occhi. Come potevamo continuare a stare insieme a distanza? Ci saremmo visti troppo poco e non so se ce l'avrei fatta. Mi mancava anche in quel momento, come avrei potuto sopportare la sua lontananza per mesi e mesi? Alzai il viso e tornai a guardare fuori, una lacrima bagnò il mio viso arrivando alle labbra, dove venne portata via dalla mia lingua. Quando sentii il sapore salato nella mia bocca mi resi conto di star piangendo e alzai gli occhi al cielo, perché mi ero ripromessa di non piangere. Non volevo e non dovevo piangere, era un'occasione splendida per Edoardo e quello non era di certo il momento per essere egoisti. 

Qualcuno bussò alla porta, ma come sempre Filippo non aspettò la mia risposta e nemmeno il mio permesso di entrare. Piombò nella stanza come solo lui sapeva fare, con quella luce che portava con se ovunque andasse. 

Mi affrettai ad asciugare le varie lacrime che erano rimaste ferme sul mio viso e mi portai alcune ciocche di capelli dietro l'orecchio.

«Che palle ― si lanciò sul letto a peso morto ― Dovevo finalmente far conoscere ufficialmente Dario a Martino e Niccolò ma con questo tempo dove vuoi andare?» Sbuffò ulteriormente portandosi uno dei tanti cuscini sul viso, stringendolo.

Mi inumidii le labbra.

«Invitali qua, no? ― proposi ― tanto io vado da Edoardo...» Balbettai appena guardando in basso, per non fargli notare i miei occhi lucidi.

Filo scattò a sedere sul bordo del materasso «Che cos'hai?»

Scossi la testa accennando un piccolo sorriso.

«Eleonora, sono tuo fratello e ti conosco ― inclinò la testa ― Mi hai parlato guardando in basso, cosa che  fai solo quando ti senti triste, quindi, dimmi.» Si alzò per raggiungermi vicino alla finestra, dove si sedette nuovamente.

Strizzai gli occhi continuando a guardare in basso, anche se ormai ero rassegnata al fatto che avrei dovuto dirgli cosa mi passava per la testa e le mie preoccupazioni.

Il labbro mi tremò quando incontrai i suoi occhi.

«È che Edoardo vuole portarmi a Parigi...» La voce spezzata.

«...E non è una cosa bella Eleonora?»

Scossi la testa cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scendere, il labbro continuava a tremarmi incontrollabilmente rendendomi difficile pure parlare.

«Vuole portarmi a Parigi prima di partire per New York ma non so se riuscirò a godermi la vacanza sapendo che non lo vedrò più come prima» Sistemai altre ciocche dietro l'orecchio quando le lacrime iniziarono a bagnarmi il volto. Provai ad asciugarle con scarsi risultati, dato che non riuscivo a smettere.

«Ele ― Filippo mi prese le mani e le accarezzò ― Ele guardami, avanti»

Alzai lo sguardo sul suo e anche se quel contatto visivo mi avrebbe dovuto tirar su di morale e rassicurare, mi sentii mancare il terreno sotto ai piedi. Sono una di quelle persone a cui se dici di non piangere, piangerà ancor di più, o a sui se dici di star tranquilla, si agiterà solamente il doppio. 

«Se non te la senti dovresti parlarne con Edoardo e decidere cosa fare una volta che lui sarà partito ― separai le labbra per respirare profondamente ― ma penso seriamente che dovresti provarci.»

Lo guardai incitandolo a spiegarsi meglio.

«Provare a stare con lui anche a distanza, vi amate e questo è evidente... ― continuò ad accarezzare dolcemente le mie mani  ― Non so se vale la pena rovinare un amore così bello, ma la scelta spetta a te, ragno»

«Il fatto è che non so davvero come affrontare questa situazione ― deglutii e mi strinsi nelle spalle ― la piccola parte irrazionale che è in me mi dice di andare a New York con lui, mentre la parte razionale, invece, mi  dice che è giusto rimanere qua e finire gli studi... Di non rinunciare ai miei sogni per inseguire un ragazzo...»

Filo annuì ascoltando l'ultima parte del discorso ed io abbassai lo sguardo, constatando che le lacrime avevano cessato di scendere rapide dai miei occhi.

«Ele, questa è una scelta che devi prendere te ― una sua mano raggiunse alcune ciocche di capelli e le spinse dietro la schiena ― io posso solo darti un consiglio ed è il seguente: segui il tuo cuore ma porta il cervello con te» (si, druck)

Portai il labbro inferiore tra i denti sospirando subito dopo. Incatenai i miei occhi chiari in quelli scuri di Filippo e sorrisi appena, dimostrandogli la mia gratitudine per avermi ascoltata e consigliata. Lui c'era sempre stato con me, sin da quando ero nata ed ero ancora in fasce. Ero grata di avere Filippo nella mia vita.

«Ti voglio bene, lo sai?» Dissi con la voce flebile.

Sorrise avvicinando le mie mani alla sua bocca per dedicarmi un bacio.

«Anche io te ne voglio, tanto.» 

Mi avvicinai velocemente a lui per abbracciarlo forte e stringerlo a me. Chiusi gli occhi e appoggiai il mento sulla sua spalla. Lui ricambiò l'abbraccio e mi imitò, portando però una mano sui miei capelli, come per tenermi la testa... Un gesto che aveva sempre fatto, come si tengono i bambini appena nati per paura di farli cadere. Mi sentivo sicura tra le sue braccia e lui sarebbe stato l'unico uomo di cui avrei avuto sempre bisogno.


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elvquence

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 09, 2019 ⏰

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