1

186 35 11
                                    


Ogni cosa è in grado di cambiare in un solo istante, ogni precario equilibrio crollare al soffio di una tiepida brezza o al leggero battito delle ali di una farfalla, provocando un misterioso effetto valanga pronto a portare via tutto. E cosè la vita, se non l'incessante attesa che una farfalla batta le ali e rivoluzioni ogni certezza? Eccomi qui, pronta a cambiare vita e a fermare questa valanga. Osservo dal finestrino ogni particolare, ogni centimetro di strada, ogni albero. Mia madre mi guarda di sottecchi mentre guida.

"Siamo quasi arrivate" afferma.

Vedo linsegna che ci comunica che siamo giunte a destinazione Benvenuti a Roma/Welcome to Rome Eccola qui, Roma, la mia nuova casa. Mio padre è morto sei mesi fa e dopo la sua morte, restare a Milano non aveva più alcun senso: ogni bar, ogni ristorante, ogni singolo dettaglio riportava alla mente ricordi che bruciavano sulla pelle ed ogni volta mi pareva di sentirlo morire di nuovo. Così abbiamo deciso di trasferirci qui, dove mamma è cresciuta. Ricordo ancora il giorno in cui ricevemmo quella chiamata. Andai io a rispondere e fui io ad udire per prima quelle parole: mio padre era morto in un incidente dauto.  Poggio la testa sul finestrino, sperando che il freddo riesca ad alleviare questo dolore martellante alla testa. Torno a guardare fuori e scorgo un palazzo ricoperto di murales, ed una ragazza che cammina a testa china. Indossa un cappuccio nero ma riesco ad intravedere il suo viso. I nostri sguardi si incontrano: ha gli occhi rossi, grandi lacrime rigano il suo volto. Alla mia vista distoglie subito lo sguardo. Chiudo gli occhi e li riapro lentamente. La ragazza non cè più: ripercorro con lo sguardo lintera strada, ma nulla. Mi convinco che sia stata una stupida allucinazione e sento aumentare il dolore alla testa.

Mia madre parcheggia vicino ad un palazzo di costruzione recente: dallesterno mi appare molto moderno.

Apro lo sportello dell'auto con una certa teatralità, enfatizzando, nella mia mente, la metafora di questo gesto: una porta che si apre su una nuova vita, la mia. Tutto questo mi incute paura, il tempo continuerà ad andare avanti mentre io con il cuore sono ancora lì, in un tempo ormai morto, nella grande Milano con la mia famiglia ed i miei amici. Tutto questo mi terrorizza! Mi affretto a prendere la mia valigia e mi dirigo verso la porta di quella che sarà la mia nuova casa. Mia madre mi guarda, cercando di decifrare la mia espressione imperscrutabile. Afferra un mazzo di chiavi dalla sua grande borsa di Mary Poppins ed apre il portone.

"Lea, il nostro appartamento è al terzo piano." Mi spiega mia madre. Salgo rapidamente le scale

"Benvenuta a casa" affermo cercando di smorzare la tensione nell'aria. Mi sorride e mi accompagna in un breve giro della casa, è già arredata. Il salone è spazioso e la cucina mi appare molto luminosa. Vi è un piccolo corridoio dove vi sono le camere da letto ed il bagno. La mia camera è molto grande: vi è un letto da una piazza e mezzo, una piccola cabina armadio ed una grande scrivania. Mia madre si allontana e comincia a sistemare qualcosa, lasciandomi la possibilità di assaporare quella che sarà la mia nuova camera. Inizio a fantasticare su come potrei riempire queste pareti così fredde e impersonali. In 10 minuti ho già pulito tutti i mobili e comincio a sistemare i miei vestiti ben ripiegati nell'armadio. La porta si apre ed entra mia madre che si stupisce del rigoroso ordine che sono riuscita ad ottenere in così breve tempo.

"Ho fame! Che ne pensi di andare a prendere qualcosa da mangiare dal Fast Food qui di fronte?" Mi chiede speranzosa "Potresti cominciare a farti un'idea della gente che vive qui!"

Indugio un po, ma poi decido di accettare. Afferro il portafoglio ed il telefono ed esco di casa. L'aria è ventilata, tipica di settembre, ed un vento poco delicato mi sferza sul viso. Raggiungo il piccolo locale e lo trovo strapieno. Dietro il bancone vi è un uomo alto e molto robusto, piuttosto anziano. Mi metto in coda ed impiego un attimo a capire che non vi è un numero a regolare la fila, bensì sarà l'uomo alto e robusto a scegliere a suo piacimento chi servire. Decido di arrendermi all'attesa e tiro fuori dalla tasca il mio vecchio telefono. Una voce dolce interrompe i miei pensieri

"Ti è caduto questo" un ragazzo biondo con gli occhi azzurri e con un sorriso particolarmente luminoso mi porge il portafoglio che ho lasciato cadere. Lo ringrazio.

"Sei nuova di qui? Come ti chiami?"

"Mi chiamo Lea, piacere, mi sono appena trasferita"

"Piacere Edoardo"

Decido che questo ragazzo sorridente di fronte a me sarà il mio primo amico.

Finalmente il signore dietro il bancone mi serve la mia ordinazione. Esco dal piccolo locale salutando Edoardo e attraverso la strada raggiungendo la mia nuova casa. Dopo cena saluto mia madre e stanca per il viaggio decido di spegnere i pensieri e cercare di dormire. Tuttavia il sonno stenta ad arrivare: continuo a rotolarmi nel letto senza che la mia mente mi lasci tregua. Penso alla piega che ha preso la mia vita, a tutte le novità che mi hanno travolta nellultimo periodo, e come se non bastasse, continuo a pensare alla ragazza che ho visto per strada: sembrava molto spaventata. Scappava? Ed in quel caso da chi? Cerco di ricordare a me stessa che si è trattata solo di unallucinazione, eppure era così reale.

Ciao a tutti, sono Cristina e questo è il primo capitolo della mia prima storia! Non vi nego che sono emozionatissima: aspettavo questo momento da tanto tempo!☺️ Pubblicherò un capitolo ogni mercoledì. Vi prego di votare la storia e naturalmente di dirmi nei commenti cosa ne pensate! XOXO😘

The missing girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora