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Guarda un manifesto, retto da un palo. Impiego un attimo a comprendere di cosa si tratti. Alla vista della sola parola "scomparsa" mi è tutto chiaro. Mi guardo intorno, mentre il mio amico, accanto a me, sembra sul punto di scoppiare. Il suo volto è una maschera di dolore e rabbia e mi incute paura. Stringe i pugni e prima che io possa fare qualcosa, tira un pugno al palo di ferro. Si sente un forte tonfo e il cartello si piega allistante.
"È tua sorella? La ragazza scomparsa?" All'udire le mie parole, lui si gira a guardarmi infastidito.
"Cosa le è successo?!" Dico quasi senza pensarci, tanto che vengo subito pervasa da un senso di colpa per aver incrementato il dolore di Romeo. Lui mi guarda con un volto diverso da quello con cui mi guardava prima e diventa sempre più rosso.
Si gira improvvisamente dall'altra parte e inizia a camminare, sempre più veloce.
Corro il più veloce possibile per tentare di raggiungerlo ma cammina troppo veloce.
"Romeo, fermati! Ti prego!" parlo in tono di supplica, ma lui non mi presta ascolto. Le mia gambe si muovono ad una velocità che non credevo possibile e per fortuna riesco a raggiungerlo.
Lo afferro per il retro della maglietta ma lui si divincola dalla mia presa.
"Che c'è Lea? Non credi che la sua storia e la mia famiglia abbiano bisogno di privacy? Non credi che la stampa e tutti voi dovreste lasciar stare mia sorella?" Mi sta praticamente urlando in faccia, ma non gliene faccio una colpa. Immagino che stia sfogando su di me tutta la sua rabbia e decido di lasciargli questa possibilità.
"Scusa, Edo mi aveva raccontato ciò che era successo a tua sorella ma volevo più dettagli. È iniziato tutto quel giorno in cui appena arrivata qui, ho visto una ragazza che fuggiva. Credevo fosse unallucinazione ma poi, quando ho visto il manifesto fuori da scuola..." Parlo molto velocemente, e alla fine ho il fiatone.
Romeo mi guarda letteralmente sconcertato. Vedo i suoi bellissimi occhi persi nel vuoto e allo stesso tempo il mare che giace in essi pare essere calmo. Tuttavia riconosco che si tratti solo della quiete prima della tempesta. Anche lui respira affannosamente.
"Tu... tu hai visto mia sorella?" Mi chiede con una voce che lascerebbe intendere le parole anche non sentendole, grazie a tutte le emozioni di cui è carica. È impossibile decifrare quelle emozioni. Annuisco e rimango in silenzio. Temo che aprendo la bocca potrei dire di nuovo la cosa sbagliata.
Romeo continua a guardarmi, per cercare di indorare la pillola. Il suo sguardo è perso, pare sul punto di un naufragio, nel disperato tentativo di aggrapparsi a qualcosa.
Decido di essere io a parlare per prima e svolto la conversazione verso qualcosa di meno impegnativo. Osservo la mano con la quale ha tirato il pugno al palo. È rossa e molto gonfia.
"Ehi, la tua mano è... dovresti farla controllare!" Sono a corto di parole e parlo in un sussurro.
"Dove l'hai vista?" Mi chiede, ignorando le mie parole.
Prendo un gran respiro.
"È successo il giorno in cui sono arrivata qui!" Parlo con gli occhi chiusi e lentamente gli racconto tutto. Esterno questo peso che da tempo mi perseguita.
"Avrei potuto fare qualcosa avrei potuto chiamare la polizia." Nel pronunciare queste parole, la mia mente in subbuglio si riordina parzialmente, riuscendo a motivare questo pensiero che mi perseguita.
"Non potevi saperlo!" Risponde sconfitto.
Il mio stomaco brontola e mi ricorda che non ho mangiato niente. Romeo pare leggermi nel pensiero.
"Hai fame? Il McDonald è a due isolati da qui!" Sono felice che abbia cambiato umore, e ancor più che le mie parole non lo abbiano ferito. Allo stesso tempo mi stupisce la velocità con la quale il suo umore tenda a mutare.
"Confermo quello che hai detto prima! Il McDonald è per veri gentiluomini!" Ridacchio e per fortuna riesco a far ridere anche lui. La tensione tra noi si allevia.
Raggiungiamo il McDonald e riusciamo ad ordinare subito: io prendo un McChicken ed una coca e ascolto attentamente Romeo, ordinare unenorme quantità di cibo.
"Che c'è?" Mi chiede quando si accorge che cerco di trattenere una risata. "Ho fame." Borbotta, ma poi sorride. L'ordinazione arriva subito, forse perché nel locale c'è poca gente: sono le 23: 30 di lunedì! Addento subito il mio panino e lo divoro. Sul tavolo resta però tutto il cibo che ha ordinato Romeo e comincio a rubare dal suo piatto qualche Chicken Nuggets. Lui si finge indignato e comincia a mangiare più velocemente.
Dopo aver finito di mangiare ci alziamo e andiamo a pagare. Esco i soldi dal portafoglio nello stesso momento in cui Romeo si offre di pagare e fortunatamente riesco ad evitare quella situazione imbarazzante. Uscendo dal locale lo saluto con un cenno della mano.
"Ci vediamo Lea." Risponde più cordiale di quanto mi aspettassi.
Mi incammino verso casa e ripenso alla piega che ha preso la serata. Tralasciando qualche dettaglio, è andata molto bene e mi sento molto più leggera.
Arrivo a casa infreddolita. Mia madre dorme profondamente sul divano. Raggiungo camera mia in silenzio e mi cambio. In poco tempo riesco ad addormentarmi, sogno un tempo in cui tutto andava bene prima di trasferirmi qui, prima che mio padre morisse.

Finalmente è mercoledì e ovviamente nuovo capitolo. Vi chiedo ancora una volta di votarlo nel caso vi sia piaciuto in modo da farmelo sapere.❤

The missing girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora