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Scorgo l'orologio, le cui lancette segnano le 16:30. Inizio a prepararmi. Mi lavo i denti ed indugio un po' prima di pettinarmi. Opto per una crocchia. Infine applico il mascara sulle ciglia ed infilo le scarpe. Mancano dieci minuti all'appuntamento e decido di intrattenermi con il cellulare. Vorrei chiamare Romeo, dirgli che mi dispiace per stamattina e che avrei voluto solamente stargli vicino, ma decido di lasciar perdere. Suonano al citofono, e dopo aver recuperato la borsa, mi precipito giù. Fuori dal portone attende una Cinquecento bianca e la mia mente corre inevitabilmente a quando giocavo con mio padre con la Cinquecento rosa di Barbie. Decido di lasciare da parte i pensieri e spinta dal vento autunnale, apro lo sportello e salutando i miei amici prendo posto sul sedile posteriore.
"Pronta per uno shopping sfrenato?" Mi domanda Alyssa impaziente.
"Certo!" Esclamo altrettanto euforica.
In quindici minuti raggiungiamo il centro commerciale, e mentre Edo cerca disperatamente parcheggio io e Alyssa ci avviamo verso l'ingresso. Mi lascio guidare dalla mia amica in questo enorme centro commerciale. Raggiungiamo Bershka ed attendiamo Edoardo davanti alla grande vetrina. Ci raggiunge dopo poco e finalmente diamo il via allo shopping. Per tutto il tempo Alyssa non fa altro che ripetermi "Come ti starebbe bene questo!" Passandomi almeno dieci vestiti differenti. Edo prende una camicia ed un pantalone di lino a righe bianche e blu, a mio avviso decisamente inadatto alle temperature. Il mio sguardo corre su un vestito a portafoglio a righe bianche e bordeaux, ma Alyssa mi guarda contrariata.
"Dai Lea, osa di più!" Mi sprona. "Ecco questo è perfetto!" Mi porge un vestito nero ricoperto da paillettes con scollo a v. Mi sembra molto aderente, ma decido di dargli una possibilità. Alla fine mi lascio convincere dai complimenti dei miei amici e decido di acquistarlo. Appena uscita dal negozio mi rendo conto dell'orario e mi ricordo il mio appuntamento con Lucas.
"Ragazzi io devo tornare a casa! Ho dato appuntamento a Lucas e non vorrei farlo aspettare." Alyssa mi guarda incuriosita, ma cerco di chiarire la situazione.
"Siamo solo amici!" Esclamo. Edo sghignazza ed Alyssa alza le mani in segno di resa.
Arrivata a casa mi rendo conto di avere ancora del tempo prima che arrivi Lucas. Decido di fare una rapida doccia e sotto il getto dell'acqua il mio pensiero corre a mia madre: oggi per la prima volta non sono andata in ospedale, e vengo pervasa dal senso di colpa. Lei mi direbbe che va bene così, che devo vivere la mia vita, che i suoi errori non sono colpa mia. Il problema degli adulti è che faticano a mostrarsi vulnerabili e chiedere aiuto. Mi tornano alla mente le parole del dottore. Che mia madre voglia o meno, deve essere aiutata. Mi chiedo come farò, da sola, ma sono disposta a perdere me stessa pur di ritrovare mia madre. Mi riprometto di passare questa sera.
I miei pensieri sono interrotti dal suono del citofono: intuisco che si tratti di Lucas e mi rendo conto di essere in forte ritardo. Mi rivesto alla rapidità della luce e in due minuti sono pronta.
Scendo le scale velocemente. Fuori dal portone mi attende un auto color crema. Apro lo sportello e prendo posto sul sedile del passeggero. Un aroma di cannella mi invade le narici.
"Ehi!" Lucas mi saluta timidamente e si avvicina con indecisione dandomi un bacio sulla guancia. Ricambio il saluto.
Il silenzio si fa imbarazzante e decido di spezzarlo.
"Direzione cinema?" Chiedo curiosa.
"Sì! Io opterei per una commedia? Che ne pensi? Non ci farebbero male un po di risate!"
Annuisco e per il resto del viaggio mi lascio trasportare dalla musica. Alla radio Ultimo canta Farfalla bianca, e le sue parole mi invadono e come portate da ali di farfalle mi portano con sé. Arrivati al cinema, dopo un'interminabile fila, riusciamo a prendere i biglietti. I posti sono nella fila centrale.
Durante tutta la durata del film Lucas continua a fare battute, facendomi continuamente scoppiare a ridere. Le persone intorno a noi continuano a sussurrare "Shh!" adirati. Rivolgo le mie scuse alla signora accanto a me che per tutta risposta mi ordina di stare zitta in un sibilo.
Il film è davvero molto divertente e la compagnia del mio nuovo amico davvero piacevole. Usciamo dalla sala per ultimi.
"Prendiamo qualcosa da mangiare? Sono affamata!" Chiedo, ascoltando il brontolio del mio stomaco.
"Certo. A pochi isolati da qui ha aperto un ristorante hawaiano. Ci sono stato alcuni giorni fa, il cibo è davvero ottimo".
Anche se non del tutto convinta accetto di provare questa cucina a me del tutto sconosciuta.
Arrivati al ristornate ordino un pokè al salmone che risponde ai miei pregiudizi annullandoli.
"Come ti trovi qui a Roma?" Mi domanda Lucas, mentre spazzola il suo piatto.
"Bhè per ora tutto bene. Non conosco molti posti, a parte casa mia, la scuola e l'ospedale." Decido di parlare con sincerità.
"L'ospedale? Come mai?" La sua domanda mi stupisce. Sono felice che la notizia non si sia diffusa.
"Mia madre ha dei problemi di salute ultimamente!" Mento, ma fortunatamente non mi pone altre domande al riguardo.
"E la Spagna? Com'è? Ti manca?" Pongo domande a raffica, per soddisfare la mia curiosità.
"Bhè sì, un po mi manca, ma lItalia non è male!" Sorride.
Il cameriere si avvicina al nostro tavolo con il conto, e Lucas in un batter d'occhio tira fuori il suo portafoglio dalla giacca.
"Dividiamo il conto." Faccio per dire, mentre cerco il portamonete.
Il cameriere sposta lo sguardo da me a Lucas con aria interrogativa.
"Pago io! Può andare." Afferma rivolto al cameriere.
"Grazie della cena allora!" Affermo appena usciti dal piccolo locale.
Camminiamo per la strada senza meta. Improvvisamente mi torna in mente il mio proposito di andare in ospedale da mia madre.
"Lucas devo andare in ospedale! La fermata è qui di fronte, non c'è bisogno che mi accompagni!"
"Sei sicura?" Mi domanda sfoderando un sorriso dolce che in altre situazioni sarebbe un'arma letale.
Annuisco e lo saluto con un abbraccio.
"Grazie della magnifica serata!" Sussurro al suo orecchio.
"Grazie a te per avermi dato la possibilità di aiutarti a spegnere i pensieri." Improvvisamente avvicina le sue labbra alle mie e istintivamente volto la faccia di lato. Lucas mi guarda sorpreso e ferito. Indietreggia, mostrandomi un'espressione disgustata e mi volta le spalle. Resto lì per alcuni secondi, mi guardo intorno indecisa sul da farsi. Riprendo a camminare, e mi ritrovo davanti ad un ristorante di lusso. Vi sono grandi vetrate che danno sull'interno che lasciano intravedere uomini vestiti con giacca e cravatta e donne con vestiti lunghi. Tutto questo mi fa pensare al completo che mio padre indossava ai matrimoni. Proprio in quel momento intravedo due persone uscire dal ristorante ed impiego pochi istanti a capire che stanno litigando. Il buio mi nasconde i loro volti, ma i loro toni e movimenti lasciano percepire la rabbia.
"Non capisci! Pensi solo a te stesso, solo al tuo potere! È colpa tua se è scappata!" Sbraita una delle due figure. Quelle parole mi suonano stranamente familiari ed immediatamente capisco: Romeo!
"Dato il rispetto che porti nei miei confronti sei invitato a non tornare a casa stasera!" Sbraita un uomo sulla cinquantina che ipotizzo essere il padre di Romeo. L'uomo ferma un taxi e sale a bordo sfrecciando via. Romeo resta lì, lo sguardo perso nel vuoto, sembra che non sia neanche sveglio. Mi avvicino lentamente a lui, ma non si accorge della mia presenza, continua a fissare il vuoto. Lo scuoto per le spalle sperando di ridestarlo. Il suo sguardo incrocia il mio: scorgo un'emozione nei suoi occhi azzurri, forse sollievo. Mi abbraccia forte come se fossi l'ancora di una nave, la sua nave.
"Cos'è successo?" Chiedo quando sento le lacrime scivolare sulla mia spalla. Esita prima di rispondere. Ascolto il suo respiro agitato, che si fa strada in me e rimbomba nelle pareti del mio cuore.
"Ha detto che quella di scappare è stata una sua scelta e che non intende muovere un dito per cercarla." Quelle parole mi scuotono nel profondo.
Romeo si allontana da me e mi guarda negli occhi. Poggia le mani sulle mie spalle e apre la bocca come se stesse aspettando che le parole vengano fuori da sole.
"Non posso più allontanare chiunque cerchi di starmi vicino. Voglio trovare mia sorella, che sia morta o viva! E tu mi aiuterai!" Il mio cuore batte all'impazzata.
"Mi stai facendo emozionare!" Dico in tono scherzoso, nel tentativo di stemperare la tensione. Sorride e sorprendo il mio cuore nel fare una capriola.
"A parte gli scherzi la troveremo, te lo prometto!" Mi guarda negli occhi, studiandomi attentamente con i suoi occhi azzurri.
"C'è un'altra cosa!" Sussurra. Posa la sua fronte sulla mia, ma sono io ad azzerare la distanza tra noi, tra le nostre bocche ed i nostri cuori. È un bacio lento e dolce, che però nasconde tanto dolore. Le nostre lingue si cercano, si abbracciano alla ricerca della speranza perduta, unendosi in un valzer lento come una carezza della sera.
Quando le nostre bocche si allontanano, i suoi occhi nei miei le mie labbra si schiudono in un sorriso.
Lui mi stringe forte, facendomi dimenticare tutto ciò che mi circonda, dell'alcolismo di mia madre, della morte di mio padre, di ogni momento in cui la mia vita sembrava sull'orlo di crollare. Il suono di un clacson alle nostre spalle, mi risveglia da quel sogno ad occhi aperti. Solo ora mi rendo conto che siamo al centro di una strada trafficata e in un istante trascino Romeo verso il marciapiede. Penso al senso metaforico di tutto ciò: noi, così impegnati a rifugiarci tra le braccia dell'altro, da non renderci conto del caos che sfreccia accanto a noi.

Ciao a tutti, ecco il nuovo capitolo e finalmente il tanto atteso, almeno dal mio punto di vista, bacio tra Romeo e Lea. Durante la scrittura mi sono chiesta più volte quale fosse il momento giusto per far baciare i due protagonisti ma questo capitolo è venuto da sè. Questo è l'ultimo capitolo prima che inizi la scuola ma non vi preoccupate, continuerò ad essere costante nell'aggiornare la storia

The missing girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora