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Vi sono dei segni, rossi, che lentamente prendono forma nella mia mente. È una frase che si ripete per innumerevoli volte: "So cosa è successo a Chloe De Angelis". Mi guardo attorno e scopro che ogni parete è ricoperta dalle scritte. Le lacrime rigano le mie guance, sono terrorizzata: chi ha fatto del male a Chloe è entrato in casa mia. Mi volto verso Romeo, è rosso per la rabbia, i suoi occhi a stento trattengono le lacrime. Guardandolo la paura in me aumenta: ho paura della sua reazione, ho paura che questa bomba abbia distrutto ogni cosa. Lo guardo mentre si avventa sullo specchio, ma cerco di bloccarlo. Con le mani cerco di tenerlo lontano dallo specchio, ma è troppo forte. Mi sorpassa, ma prontamente riesco ad afferrarlo per la maglietta.
"Romeo, ti prego non farlo!" Lo supplico.
Tira un pugno con la mano libera alle piastrelle sulla parete.
"Perché Lea? Perché non ho il diritto di distruggere ciò che mi sta distruggendo? Non sai cosa vuol dire essere perseguitati dal fantasma della tua sorella scomparsa!"
Avanzo verso di lui, è più calmo e non mi incute più paura.
"Dammi la possibilità di capirlo! Voglio aiutarti!" Sospiro mentre, incerta sul da farsi, decido di avvicinarmi ancora a lui. Prendo il suo viso tra le mani, e con i pollici traccio dei piccoli cerchi sulle sue guance.
"Mi sembra di essere morto assieme a lei!" Le lacrime scorrono ormai senza tregua sul suo viso. Parla in un sussurro, ma quelle parole sono così familiari per me. Mi ricordano la morte di mio padre, la chiamata che ha sconvolto la mia vita. Per i mesi successivi, mi sembrava di non riuscire a respirare, la realtà mi pareva così lontana. Lentamente mi convincevo di stare morendo. Ma fortunatamente, la vita mi ha concesso una seconda possibilità, la seconda occasione di sentirmi di nuovo viva, me stessa, senza il passato.
"So cosa si prova! Permettimi di mostrarti che la vita non è finita! Che riuscirai ad andare avanti!" Mi fissa, come se quelle parole fossero tutto ciò che volesse sentire da molto tempo.
"Non riuscirò ad andare avanti, senza sapere cosa le è successo! Vorrei davvero poter fare qualcosa, ma questa storia distrugge me e le persone che ho attorno! Non voglio che distrugga anche te, Edo e gli altri." Quelle parole sono una sorpresa per me, ma al momento, mi limito a sorridergli calorosamente.
Improvvisamente, mi torna in mente il mio cellulare che non ho ancora trovato. Ripercorro l'intero appartamento e lo trovo sotto il divano.
Dovrei tornare in ospedale! Prenoto un taxi! Digito rapidamente il numero, e mi rispondono velocemente, assicurandomi che un'automobile sarà qui tra cinque minuti.
"Io vado! Spero di riuscire a tenere sotto controllo mio padre!" Sorride e si incammina verso la porta. Tenendo d'occhio l'orario, corro a prendere una giacca nella mia camera. Scelgo quella di pelle, e mi precipito giù per le scale. Una macchina nera dai vetri oscurati attende subito fuori dal mio palazzo.
"Mi porti all'ospedale!" Avverto l'autista, che cogliendo il mio tono ansioso decide di non rivolgermi la parola.
Durante il tragitto in auto, guardo fuori dal finestrino, continuando a pensare a mia madre e a tutto ciò che il suo alcolismo mi ha negato. Avrei solo bisogno di qualcuno che mi dicesse che andrà tutto bene, ma da quando mio padre è morto, sono stata io a doverlo dire, per confortare mia madre, e perché ero sicura che continuando a ripeterlo, alla fine ci avrei creduto anche io. Scendo dall'auto, e mi precipito verso il portone dell'ospedale. Percorro il corridoio, osservando le porte chiuse: porte identiche, ma che al loro interno nascondono una storia differente.
Raggiungo la camera di mia madre e sospiro, prima di abbassare la maniglia. Cerco di fare ordine tra i pensieri: ho sbagliato ad andare via e a lasciarla sola ieri sera, ma deve capire la gravità di ciò che ha fatto.
Apro la porta e vedo l'equipe medica attorno al letto di mia madre.
Un medico alto sulla cinquantina si accorge della mia presenza.
"Buonasera! Presumo tu sia la figlia della signora! Lea giusto?" Annuisco impaziente di ricevere informazioni.
"Io sono il dottor Reale!" Mi sorride e inaspettatamente, non mi porge la mano. "Saprà che avevamo intenzione di far svegliare sua madre questa sera!" Sondo la sua espressione, mentre scruta attentamente un fascicolo di fogli. "I risultati degli analisi non mi convincono! Dovremmo farle altri esami, prima di proseguire!" Sospiro rassegnata, mentre il senso di colpa mi pervade. Il dottore mi guarda attentamente, ed io mi sento esposta al suo sguardo indagatore, sento i miei pensieri ribellarsi alle deboli pareti della mia mente.
"Le auguro una buona serata!" Mi saluta infine, portando con sé tutta la squadra di medici. Raggiungo la sedia vicino al letto e mi siedo. Prendo tra le mie mani la mano di mia madre, le accarezzo il polso e, cullata dal suono dei macchinari ai quali è collegata, mi addormento.
Al mio risveglio, impiego del tempo per ricordarmi dove sono, ma il mio mal di schiena mi ricorda la mia notte sulla sedia. Mia madre è ancora lì, stesa con gli occhi chiusi, ignara della piega che la sua vita prenderà. Eppure mi appare così tranquilla, come se il sonno la riparasse dal mondo.
Senza perdere altro tempo esco dall'ospedale e mi dirigo verso la fermata dell autobus. Dopo essermi sistemata in uno dei posti liberi davanti, pesco dalla mia borsa delle salviette struccanti, e provo a rimediare al disastro causato dal mascara colato. Quando il bus si ferma davanti alla mia scuola, fortunatamente ho un aspetto presentabile. Varco il cancello e percorro il cortile a passo spedito, cercando di sfuggire allo sguardo delle persone che conosco. Percorrendo il corridoio, il mio sguardo si sofferma sull'ufficio del giornale della scuola, che fino a ieri era occupato da fogli sparsi sul pavimento e appunti sulla lavagna. Oggi il suo aspetto è totalmente mutato, sembra sia abbandonato da anni. Sulla porta è appeso un cartello Cercasi aspirante giornalista per il giornale della scuola. Nella mia mente balena l'idea di propormi per quell'incarico, per poter indagare più da vicino sul messaggio sul giornale di ieri. Ma poi le parole di Romeo mi tornano in mente. Decido di aspettare e di parlarne con lui prima di prendere questa decisione. Affretto il passo verso l'aula quando la campanella risuona con forza risvegliandomi dai miei pensieri. Raggiungo il mio posto e saluto Edoardo. Mi sembra di non vederlo da molto tempo, eppure è passato solo un giorno. Un giorno infinito, mi ricorda il subconscio.
"Ehi Lea! Romeo mi ha detto di tua madre, mi dispiace molto!" Parla in tono triste.
"Non ti preoccupare, sul serio. È quasi tutto okay!" Cerco di sorridere per alleggerire la tensione.
"Cerchiamo di lavorare su quel 'quasi' !" Afferma ricambiando il sorriso.
In quel momento scorgo Romeo sulla porta che si affretta a raggiungere il suo posto, seguito dal professore.
Le ore si susseguono velocemente ed io cerco di prestare attenzione alle voci noiose e monotone dei miei insegnanti.
"È un suono perfetto per conciliare il sonno! Non trovi?" Sussurro allorecchio di Edoardo che sghignazza.
Al suono della campanella, tutti si alzano, ed escono dall'aula ed invito Edoardo ad avviarsi.
"Ehi! saluto Romeo, che è uno del pochi rimasti nella stanza. Scoperto qualcosa su ciò che tuo padre voglia fare?" Chiedo curiosa.
"Oh ma certo! Ieri sera sono stato accolto a casa da una schiera di avvocati che parlavano di processi penali e civili alla scuola" Parla in tono sarcastico, ma allo stesso tempo stanco.
"Ho provato a chiedere ad Elena, chi avesse scritto quel messaggio, ma a quanto pare la scuola non può dare questo tipo di informazioni!" Afferma deluso.
Decido di parlargli della mia idea. "Comunque, volevo parlarti di una cosa..." Mi guarda incuriosito, incitandomi a continuare con un gesto della mano.
"Ho visto l'annuncio fuori dall'ufficio del giornale della scuola! Cercano nuovi giornalisti. Ho pensato che magari avrei potuto propormi, sai per indagare sul messaggio su tua sorella!" Dico tutto dun fiato.
"Cosa non hai capito della frase 'Non voglio che tu sia coinvolta in questa storia' ? Sarà meglio se lasci perdere questa tua mania di indagare su tutto!" Sbraita e rivolgendomi le spalle si dirige a passo spedito verso la porta. Mi siedo sulla sedia più vicina e faccio respiri profondi. Vorrei poter stare vicino a quel ragazzo tormentato dalla scomparsa di sua sorella, e fino a ieri, mi sembrava possibile. Solo adesso mi rendo conto che probabilmente non è ciò che lui vuole e ripensando al mio comportamento mi accorgo di quanto io sia stata egoista.

The missing girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora