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Non piango, non penso. Mi sento svuotata, della mia vita e del mio essere. Cerco il telefono in tasca, e mi rendo conto di non averlo con me. Ricordo di averlo preso mentre uscivo di casa: devo averlo perso, ma al momento è l'ultimo dei miei problemi. Controllo l'orario all'orologio appeso di fronte a me: sono le 16. Guardo i volti delle persone sedute nella sala d'attesa. Scorgo una coppia, lei è incinta e lui le accarezza amorevolmente la pancia; un bambino sulla sedia a rotelle si dondola sotto lo sguardo severo del padre. Il mio cervello cerca di immedesimarsi in queste persone, di capire la storia che la loro corazza nasconde. Improvvisamente, una porta si apre davanti a me, riportandomi alla realtà. Un infermiere alto, con una folta barba, viene verso di me.
"Lei è la figlia di Esther Russo?" Annuisco.
"Sua madre è in coma etilico! Abbiamo eseguito una lavanda gastrica: il tasso alcolemico nel sangue era molto alto. La tratterremo in coma indotto fino a stasera, e poi smetteremo di soministrarle l'anestetico." Nonostante non abbia compreso a pieno le parole del dottore, sono tranquilla. Rilascio un sospiro di sollievo.
"Posso vederla?" Chiedo, accennando con gli occhi al corridoio con le camere.
"Certo, stanza 23!"
Mi faccio strada tra le varie porte e raggiungo una porta azzurra, sulla quale è dipinto con la vernice gialla, il numero 23.
Apro la porta e trovo mia madre stesa sul letto. Ha gli occhi chiusi ed è circondata da molte macchine e tubi. Avvicino una sedia al suo letto e le parlo.
"Mamma, che cosa hai fatto?" Le chiedo sapendo che non può sentirmi. Prendo la sua mano e l'accarezzo piano.
"Dobbiamo andare avanti!" Sospiro. "Dobbiamo lasciarci alle spalle tutto, e ricominciare. Ce la faremo, andrà tutto bene!" Pronuncio le ultime parole, rivolta a me stessa. Da tempo avevo bisogno di ascoltarle, ma mi rendo conto che al momento, sono l'unica persona su cui io possa veramente contare. Resto altri trenta minuti ad osservare mia madre, ed improvvisamente la porta si apre.
"L'orario visite è finito cara!" Un'infermiera dallo sguardo dolce mi invita ad uscire.
"Okay, adesso vado." Poso un bacio sulla guancia di mia madre ed esco dalla stanza, ripercorrendo il corridoio. Arrivata al portone, lo spalanco ed esco nel cortile. L'aria fredda, si fa strada in me attraverso le mie narici. Raggiungo le scale e mi siedo. Non so quali siano i miei programmi per la serata: potrei aspettare qui che arrivi l'orario visite serale. Mentre cerco di programmare la serata una voce mi scuote dai miei pensieri.
"Lea?" Alzo lo sguardo e vedo Romeo, in piedi accanto a me.
Annuisco e batto la mano sullo spazio vuoto accanto a me, per invitarlo a sedersi.
"Che ci fai qui?" Mi chiede confuso.
Decido che è il momento di liberarmi da tutto ciò che da mesi tengo barricato in me stessa.
Gli racconto della morte di mio padre, di mia madre che tornava a casa ubriaca ogni sera, della decisione di ricominciare. Gli parlo del trasferimento ed infine di ciò che è successo oggi.
"Wow, non mi aspettavo che nascondessi tutta questa storia! Mi dispiace tanto!" Si siede accanto a me e posandomi un braccio sulla spalla mi tira a sé. Sono stupita dalla sua gentilezza.
"E tu che ci fai qui?" Domando, ricordandomi di essere nel cortile dell'ospedale.
Solleva il braccio, mostrandomi il gesso appena messo.
"A quanto pare ho tirato troppi pugni in questi giorni!" ride, accennando alla sera delle foto e poi al pranzo di oggi.
"Mi dispiace tanto per l'articolo! Vorrei davvero tanto che la storia di tua sorella sia lasciata in pace!" Ripenso alle sue parole, ed improvvisamente comprendo un po di più questo ragazzo tormentato dai fantasmi della sua famiglia.
"Non ti preoccupare! È come se mia sorella non se ne fosse mai andata." Continua a tornare nella mia vita come se non fosse mai andata via. Immagino di trovarmi nei suoi panni, e rabbrividisco al solo pensiero.
"Non hai mai pensato che possa essere viva? Solo lontano da qui?" Quelle parole che nella mia mente avevano un senso, mi appaiono improvvisamente stupide e prive di significato. Hanno un messaggio di speranza, ma a questo punto, io stessa non ho più voglia di sperare. Romeo sembra scosso da un'idea familiare, che sicuramente aveva sfiorato altre volte la sua mente.
"La mia è una famiglia molto rigida. Mio padre è proprietario di un albergo e passa davvero poco tempo a casa. Non mi sono mai sentito veramente parte di quella famiglia. Da quando è morta mia madre i rapporti tra mia sorella e mio padre si sono incrinati. Lei ha scoperto qualcosa su mio padre, che non ha mai voluto rivelarmi. Litigavano continuamente". Si ferma per riprendere fiato, come se avesse detto tutte quelle parole, restando in apnea, ma poi riprende. "Avevo paura per lei, sapevo anch'io che genere di persona fosse mio padre. Il giorno in cui mia sorella è fuggita avevano litigato. Lui le aveva mollato uno schiaffo, e lei era corsa a preparare lo zaino. Appena lui andò via mi disse che l'aveva minacciata. Non mi sembrava possibile. Mi spiegò che sarebbe andata via e mi rassicurò dicendo che mi avrebbe telefonato, appena fosse arrivata a destinazione. Non mi ha più chiamato ed io sono sicuro che le sia successo qualcosa!" Questa rivelazione mi sconvolge più di quanto mi aspettassi. Per quanto sia possibile, comprendo ciò che Romeo prova. Deve sentirsi in colpa, per aver lasciato andar via la sorella, e a volte quella sensazione può essere lancinante. Se si fa strada in noi, riesce a volte a possederci.
"Vorrei poterti aiutare a scoprire cosa le sia successo!" Poso la mano sulla sua spalla.
"Non credo che potremmo riuscirci, a meno che tu non sia Nancy Drew sotto copertura". Ride, cercando di alleggerire l'argomento. Ancora una volta questo ragazzo mi stupisce: deve avere una forza sovrumana per affrontare questa situazione senza perdere il sorriso.
"Sul serio, lascia stare! Non voglio che tu sia coinvolta in questa storia". Le sue parole, feriscono in parte il mio orgoglio, ma non lo do' a vedere e lui continua "Ci sta già pensando mio padre a peggiorare la situazione!"
"Cosa pensi che farà?" Chiedo preoccupata.
"Ha parlato con il preside! La ragazza che si occupa del giornale riceverà una sospensione dall'incarico! Non vedo come questo possa aiutare la nostra famiglia, ma per lui l'importante è dimostrare costantemente il potere che esercita su ciò che lo circonda. Non capisce che è lui la causa di tutto questo." Queste parole lasciano trasparire la necessità di avere un adulto nella sua vita, che sia presente: questa mancanza, mi fa pensare alla mia vita, alla morte di mio padre e all'alcolismo di mia madre.
"Okay! Niente Nancy Drew per il momento".
"Cosa vuoi fare?" Mi chiede. "Intendo, ti va di fare una passeggiata?" Annuisco sorridendo e, alzandomi dal gradino su cui sono seduta, lo seguo fuori dal cortile dell'ospedale. Camminiamo per le strade di Roma, in silenzio, accompagnati dal vento.
"Potresti accompagnarmi a casa mia? Non trovo più il mio cellulare."
"Ma è dall'altra parte della città!" sbuffa.
"Che ne è stato del 'sono un gentiluomo, mi chiamo Romeo' ?" Sorrido ricordando quella serata, così ricca di rivelazioni.
Romeo sbuffa u'naltra volta e mi precede alzando il passo.
"Possiamo almeno prendere il pullman?" Propone ed io accetto: si sta facendo tardi ed il clima non è affatto piacevole.
Attendiamo cinque minuti prima di salire sul bus: non amo i mezzi pubblici e la mia opinione si rafforza quando noto che non vi sono posti liberi e resta poco spazio anche nel corridoio centrale.
Romeo continua a ridacchiare osservando la mia espressione inorridita. Improvvisamente mi torna in mente mia madre, e vengo pervasa dal senso di colpa per averla lasciata sola.
"Che succede?" Mi chiede Romeo cercando di scovare delle emozioni oltre il mio silenzio.
Niente, stavo solo pensando che ho lasciato mia madre sola..." Mi interrompe e mi fa girare verso di se, impedendomi di dargli le spalle per nascondere le lacrime.
"Non è colpa tua! Non avresti potuto cambiare ciò che è successo!" Mi abbraccia e mi stringe forte a sé, lasciandomi riscoprire un immenso conforto tra quelle due semplici braccia.
Dopo alcuni minuti in cui Romeo cerca insistentemente di farmi ridere raggiungiamo la fermata che scopro essere proprio di fronte casa mia.
"Non sapevo ci fosse una fermata proprio qui sotto!" Esclamo sorpresa.
"Potresti rivedere la tua posizione riguardo i mezzi pubblici?" Domanda divertito.
"Forse!" Indugio sulla risposta ed accorro ad aprire il portone quando sento due gocce di pioggia sulla mia fronte.
Saliamo le scale in silenzio ed impallidisco alla vista della porta aperta del mio appartamento.
Non ho chiuso la porta quando sono andata via! Mi sento avvampare, il battito accelera.
Mi faccio strada all'interno ed esamino attentamente ogni stanza. Romeo mi segue, dando un secondo sguardo ad ogni ambiente della casa. Quando entro nel bagno resto pietrificata alla vista dello specchio.

Buongiorno a tutti, ecco il nuovo capitolo. Ci tenevo a dirvi che ho creato una page di Instagram per "The missing girl". Andate tutti a seguire @themissingirl.wattpad 💖

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