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Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto. Incidente d’auto.
Sento il mio respiro accelerare, sento la mia mente perdere il controllo di ogni parte del mio corpo, mentre il mio cuore avverte un brivido, ed inizia a battere forte, al centro del petto, pronto a sfuggire alle pareti del mio torace, e allo stesso tempo sembra essere sul punto di fermarsi. La mia vista è offuscata dalle lacrime: non riesco a vedere più nulla, tranne il mare degli occhi confusi di Romeo, che invano cercano di capire, le sue mani che cercano di scuotermi e le sue parole che desiderano una risposta. Cerco piano di aprire la bocca, fallendo. Le parole, risvegliate dal ricordo della morte di mio padre, restano intrappola nella mia testa.
Romeo mi stringe forte a sé, pronunciando parole dolci, mentre con una mano mi accarezza la schiena.
“Va tutto bene Lea!” sussurra affondando la testa tra i miei capelli. “Parla con me” Dice in un sospiro. “Ti prego parla con me”.
Sento il battito del mio cuore rallentare, affondo la testa nel collo di Romeo, mentre le lacrime continuano a scorre senza sosta sulle mie guance, bagnando la sua t-shirt grigia.
“Ѐ così… è così che è morto mio padre.” Riesco a dire. E all’udire queste parole, lo sguardo di Romeo si tinge di una consapevolezza che colpisce entrambi nello stesso momento. E così le nostre anime si riscoprono ancora una volta profondamente legate da qualcosa che non dipende da noi, bensì dal destino
“Credevo… credevo di essere andata avanti… credevo di aver smesso di stare male ma, quando ho sentito che anche tua madre è morta in un fottuto incidente d’auto, non ce l’ho fatta. Sono crollata”. Romeo mi allontana da sé per il tempo necessario per incrociare i miei occhi naufraghi tra le lacrime, prima di tornare a stringermi. E persa tra le sue braccia lascio che una parte di me si perda ancora in lui, restando incastrata nelle pareti del cuore di Romeo. Restiamo così per alcuni minuti o forse alcune ore, finché non siamo interrotti dal vibrare del cellulare di Romeo sul grande tavolo al centro della stanza. Mi allontano da lui per lasciargli la possibilità di rispondere. Quando il suo sguardo incontra la scritta sul display, riesco a vedere la confusione  diffondersi nei suoi occhi.
“Che succede?” Osservo Romeo in attesa di una risposta che non riceverò. Senza incontrare il mio sguardo percorre la stanza a grandi passi ed una volta uscito, si richiude la porta alle spalle. Resto a fissare la porta per alcuni minuti, ma dopo un po’ mi arrendo e raggiungo la mia postazione con il computer già acceso. Riesco ad impedire alla mia mente di vagare oltre la porta nel tentativo di captare almeno una frase della conversazione, concentrandomi invece sulla pagina bianca del documento Word che ho appena aperto. Decido di scrivere una recensione di una serie che ho appena terminato, ringraziando internamente il preside per averci lasciato carta bianca. Alle mie spalle la porta si riapre e con la coda dell’occhio vedo Romeo passare accanto a me, per raggiungere la sedia all’altro capo della grande scrivania. Sollevo per un istante lo sguardo su di lui nel tentativo di incontrare i suoi occhi, che invece sono persi sulla parete alle mie spalle. Resto in silenzio e decido che non sarò io a costringerlo a parlare, riportando lo sguardo allo schermo del mio computer, ma improvvisamente la voce di Romeo riporta la mia attenzione sul suo viso.
“Era mio padre” dice tutto d’un fiato gettandomi nella confusione. Da ciò che Romeo mi ha raccontato, i suoi rapporti con il padre sono pessimi, quindi non c’è da aspettarsi niente di buono da questa telefonata.
Continuo a guardarlo, senza chiedergli nulla o forzarlo a parlare, perché temo che ancora una volta potrei rovinare tutto.
“Ci ha invitati a cena, domani sera, con mia zia” Dice con voce atona, senza lasciar trasparire nessuna emozione.
“Credevo che tuo padre e tua zia non fossero in buoni rapporti… Insomma lei ha aiutato Chloe a fuggire da lui” Lascio che queste parole vengano fuori senza pensarci troppo, pentendomene subito dopo. Tuttavia quella frase sembra risvegliare Romeo che finalmente riporta il suo sguardo su di me. Resta in silenzio per alcuni secondi finché non percorre la stanza a grandi falcate, posizionandosi proprio di fronte a me.
“Lo so Lea, sono confuso quanto te.” Dice lasciando che le dita delle sue mani si intreccino alle mie in un meraviglioso puzzle. “Non mi fido di lei e credo che questa possa essere un’ottima occasione per capirci qualcosa in più.” Si interrompe per un attimo e sorride. “Verrai con me, vero?”. Resto interdetta per un’istante nel quale mi rendo conto di come il nostro rapporto sia mutato in così poco tempo, rispetto a quando ero costretta a pregare Romeo per lasciare che lo aiutassi. Annuisco e vedo i suoi occhi riempirsi di gioia, mentre mi lascia un veloce bacio a stampo e raggiunge nuovamente la sua postazione.
“Lea?” Dice in un sussurro che riesco a malapena a sentire. Alzo lo sguardo dal mio computer e lascio che i miei occhi incontrino i suoi, invitandolo a continuare. Lo invito a continuare mentre cerco di analizzare il sentimento che vedo nascere nei suoi occhi.
“Il preside vorrebbe organizzare un evento, in onore di Chloe” Dice mantenendo il tono di voce basso mentre le sue labbra si aprono in un piccolo sorriso. “Vorrebbe che uno di noi scrivesse un articolo riguardo questo evento e mi chiedevo… se potessi scriverlo tu!” Il mio cuore si lascia scaldare dal suo sguardo speranzoso.
“Lo farò con grande piacere” Sorrido mentre sento le mie guance tingersi di rosso.
Restiamo lì il tempo necessario a terminare i nostri articoli per poi abbandonare la redazione e dirigerci verso l’uscita. I corridoi sono silenziosi e da questo deduco che siano andati tutti via. Raggiungiamo mano nella mano il cancello d’ingresso. Mi avvicino a Romeo per lasciargli un bacio prima di andare.
“Ti accompagno io!” Mi dice allontanando per un istante le nostre bocche.
“Non ti preoccupare, mi va di fare una passeggiata” Porto di nuovo le mie labbra contro le sue, lasciando che le nostre lingue si uniscano ancora alla ricerca di qualcosa che entrambe hanno perduto da tempo.
 Mi allontano da lui percorrendo la strada e svolto l’angolo. Improvvisamente mi imbatto in una figura.
“Ciao Lea”

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 10, 2020 ⏰

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