Restai al centro della mia stanza, guardandomi intorno. Era vuota. Non l'avevo mai vista così. Questa stanza era stata la mia fin da piccola, e vederla in queste condizioni, ora, mi sembrava un po' strano. Appariva piccola, senza le mie cose in giro. Mi voltai su me stessa, osservando tutta la stanza. Le pareti erano piene di scritte fatte da me e appesi al muro c'erano dei poster dei miei cantanti preferiti e delle mie foto con le mie amiche.
Quando uscì dalla stanza, il mio cane Tacos, mi si avvicinò trotterellando e dimenando la coda, fissandomi con i grandi occhi scuri. Sorrisi e mi piegai su un ginocchio per accarezzarlo e stringerlo a me. Scesi le scale, cercando di non prestare troppa attenzione ai singhiozzi e ai mugugni che venivano dal salotto.
"Mamma."dissi dandole un bacio sulla guancia.
"Mi mancherai."si portò una mano sulla bocca mentre delle lacrime rigarono il suo viso.
"Ti prego, non piangere. Se no, non riuscirei ad andarmene."
Chiuse gli occhi e scosse la testa.
"No! Vai. Ti voglio bene amore mio. Sei una ragazza in gamba. Ricorda, non farti mettere sotto i piedi da nessuno intesi?"
Annuii e mi abbracciò.
"Fede."urlò mia sorella.
Sciolsi l'abbraccio con mia mamma e guardai Samantha correre verso di me con un peluche in mano.
"Piccola."dissi prendendola in braccio.
"Te ne volevi andare senza salutarci?"disse l'altro mio fratello più grande Matteo con in braccio Tommy e accanto Alice.
"No. Non lo avrei mai fatto."si aggiunsero anche loro all'abbraccio.
"Questo è per te."disse Samantha dandomi un foglio. Lo guardai e vidi che aveva fatto un disegno di tutta la nostra famiglia. Sorrisi.
"Ma è bellissimo."la guardai sorridendo. "Grazie mille."le baciai la guancia.
Samantha era la mia sorellina piccola. Aveva sette anni, due occhioni celesti tendenti delle volte al verde e i capelli biondi cenere.
Mi sentì toccare la spalla e quando mi girai vidi mio fratello Tommaso che mi porgeva il suo pupazzo di Tom e Jerry.
"Amore ma questo è il tuo pupazzo preferito."
"Così ti ricorderai di me."disse con gli occhi lucidi.
"Ma io non mi dimenticherò mai di te."dissi prendendolo in braccio. "Capito?"si strinse a me.
Tommaso aveva un anno e mezzo, e aveva anche lui gli occhi celesti e i capelli riccioli biondi.
"Fede io ti voglio bene."disse Samantha gelosa del fatto che stessi abbracciando Tommy. Risi.
"Ti voglio bene anche io, patata."dissi prendendola e abbracciandola.
"Tornerai vero?"mi chiese Alice.
Lei aveva quattordici anni ed era la me in mignatura: occhi azzurri e capelli castano chiaro.
"Certo che tornerò. Questo anno passerà più velocemente di quanto tu pensi."
Avevo bisogno di un cambiamento e così mia nonna per caso ne parlò con mia zia di secondo grado, ovvero sua sorella che viveva in America, e lei si era proposta di ospitarmi a casa sua per quanto tempo volessi. Sicuramente non sarà facile dato che non la conoscevo bene e in special modo per la lingua. A scuola ero sempre andata bene in inglese però sarà tutta un'altra cosa parlarlo con delle persone madre lingua.
"Promettimelo Federica De Lellis, promettimi che tornerai."
"Ve lo prometto sul bene che vi voglio che tornerò."dissi guardandoli tutti. Vidi Matteo appoggiato al muro. Mi avvicinai a lui. Mi guardò.
"Vieni qua."dissi abbracciandolo.
Matteo era il fratello maggiore e aveva ventidue anni.
"Quindi...te ne vai davvero?"
"Eh sì."
"Il taxi sta arrivando."disse mio padre. mi prese le valigie e le portò fuori.
Uscì seguita dagli altri.
"Mi sono accorta di soffrire della sindrome del nido vuoto."disse mia mamma.
Sorrisi. "Te ne restano quattro mamma, il nido non è ancora vuoto. So che sono la più importante, però."risero.
Mio padre mi strinse a se. "La mia piccola."mi baciò la testa. "Ancora non riesco a credere che stai per lasciarci."disse con la voce tremolante.
"Non fate così."dissi tirando indentro le lacrime.
Vidi arrivare il taxi e Matteo mise le valigie dietro il bagagliaio mentre io restai ancora un po' abbracciata a mio padre.
"Fai la brava."mi disse.
"Stai parlando con Federica De Lellis, che pensi?"risero.
Vidi Matteo calciare qualcosa sul terreno, incurvando le spalle e fissandosi i piedi con aria imbronciata, come se in qualche modo l'avessi offeso.
"Ti mancherò?"gli chiesi, piegando la testa di lato e lottando per essere forte e non piangere.
Non volevo farlo, e mi ero ripromessa di sorridere e basta.
"No."mugugnò lui, scuotendo la testa con apparente noncuranza.
"E io ti mancherò?"un sorriso mi tremò agli angoli delle labbra.
"No."lui si morse un labbro e calciò di nuovo a terra, prima di rialzare lo sguardo e fissarmi con tristezza.
"Ricordati di dire a tutti che hai un fratello campione di kickboxing, e che sarà ben contento di prendere a pugni qualsiasi ragazzo osi anche solo guardarti."
Era così serio che mi fece scoppiare a ridere.
"Lo farò, promesso."dissi abbracciandolo.
Mi aprì lo sportello del taxi.
"Non permettere a dei ragazzi di metterti in soggezione. E comunque, puoi chiamarmi quando vuoi, e sono a venti ore di aereo, se ti serve."
"In realtà sono di più di venti."gli ricordai, divertita.
Lui si strinse nelle spalle. "Potrei farcela anche in meno, se necessario."disse scherzando. E poi di colpo si lasciò sfuggire un sospiro, scostando lo sguardo.
"Non voglio salutarti, vai via e basta."continuò a mordersi furiosamente il labbro, ed ero abbastanza certa che avrebbe finito per farsi male, ma questo era il suo modo di affrontare il distacco. Non gli piaceva mostrarsi debole.
"Ci vediamo presto."replicai. Mi voltai e vidi mia mamma tra le lacrime abbraccia a mio padre e tra le loro braccia i tre mostriciattoli. Guardai Matteo negli occhi, e in quei pochi secondi sembrava dirmi senza parole tutto quello che avevo bisogno di sapere. Non c'era stato bisogno che parlasse, per farmi capire quanto gli sarei mancata e quanto fosse preoccupato per me.
Sorrisi, rassicurandolo. Non attesi oltre: salì sul taxi, lasciando che Matteo mi chiudesse lo sportello. Si aggrappò con la mano al bordo del finestrino aperto, così forte da farsi sbiancare le nocche, prima di mollare la presa, girarsi e tornare in casa senza aggiungere altro.
Deglutii il nodo che avevo in gola, ma non avevo dubbi sul fatto che la mia partenza fosse la cosa giusta.
Quando il taxi si avviò in strada, e quando arrivò in fondo all'isolato, il panico rischiò di sopraffarmi. Mi girai e vidi ancora tutti lì a guardarmi partire. La mia decisione sembrava crollare e il coraggio svanire in un attimo.
Proprio quando ero sul punto di far fermare il taxi, mia mamma sollevò una mano, salutandomi, prima di rientrare in casa con gli altri. Mi si riempirono gli occhi di lacrime, mentre riportai lo sguardo sulla strada davanti a me. Quel gesto da parte sua mi aveva fatto tornare il coraggio. Non era rimasta lì ad attendere che tornassi indietro, ma mi aveva salutata ed era tornata in casa. Aveva più fiducia in me di quanto non ne avessi io stessa.
Mentre la casa sparì dietro di me, cominciai a rilassarmi. Ce l'avrei fatta. Ne ero certa.
SPAZIO AUTRICE
Ci tengo a ringraziare coloro che stanno leggendo questa storia. Spero che questo primo capitolo vi piaccia .❤️ Fatemi sapere cosa ne pensate!
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Mutual || Shawn Mendes
FanfictionIn cuor suo, Federica sa di essere un'inguaribile romantica, una di quelle ragazze che crede nel colpo di fulmine e nel potere del vero amore. Tuttavia ha imparato a sue spese che è più saggio non farsi illusioni: troppe volte ha rinunciato a tutto...