Io e Te.

10.

Non posso crederci. Lui è lì.
A pochi passi da me, è tornato per stare con me.

Corro da lui.

"Mi sei mancato così tanto, non lasciarmi mai più ti prego" dico tra le lacrime mentre lo abbraccio.
"Tranquilla piccola non succederà lo prometto" mi risponde lui dandomi un bacio tra i capelli.

"Mamma ma cosa sta dicendo quella ragazza?" chiede uno dei tanti bambini fermi a fissarmi.
Ha il dito puntato verso di me e lo sguardo impaurito.

Mi giro in torno, disperata, alla ricerca di Evan. È andato via di nuovo. Mi ha abbandonata ancora.

"Non lo so Dylan, meglio allontanarci, non bisogna mai fidarsi delle persone che parlano da sole" dice la madre del bambino prendendolo per mano ed allontanandosi.

Corro lontana da tutti, fino al vecchio campo.

Mi stendo tra i primi fiorellini che cercano di uscire nonostante il freddo e piango.
Piango fino ad esaurire le lacrime.
È successo ancora. Ci sono ricaduta, era da mesi che non mi succedeva, credevo di essere "guarita" e invece...

Torno a casa in tarda serata.
Aprendo la porta di casa, trovo mio fratello e mio padre che mi guardano arrabbiati.

"DIO MA SEI IMPAZZITA?!" sbraita mio fratello.
"NON FARE MAI PIÙ UNA COSA DEL GENERE O GIURO CHE NON USCIRAI MAI PIÙ DA QUELLA PORTA!" urla ancora in modo autoritario.
Cerco conforto nello sguardo di mio padre, ma ci trovo solo paura e rabbia.
"Kathleen, ci hai fatto davvero spaventare.
So che hai bisogno dei tuoi spazi e dei tuoi momenti di solitudine però avvisa quando resti più tempo per strada. Ci siamo intesi?" mi chiede mio padre in tono piatto.

Non rispondo e corro in camera.
Mi stendo sul letto di peso, con la faccia tra i cuscini ed esaurisco le ultime lacrime rimaste.

Il mattino seguente mi sveglio con una voglia di uscire dal letto pari a zero.
Se non fosse per la tremenda fame che ho, resterei qui per tutto il giorno.
Svogliatamente mi alzo e vado in bagno.
Sono davvero un mostro. 
I miei occhi sono rossi, gonfi e contornati da due borse enormi. Le mie gote sono tutte arrossate e i miei capelli non hanno una direzione.
Mi sistemo più che posso e scendo a fare colazione.

Mentre percorro le scale per arrivare in cucina sento mio padre che bisbiglia con mio fratello.
"Ieri sera mi ha chiamato la vicina. Ha detto che era al parco ed era un pomeriggio tranquillo fino a quando..." si blocca bevendo un sorso del suo caffè e rincomincia il suo discorso.
"Fino a quando una ragazza non ho terrorizzato metà dei bambini presenti li. Era tua sorella. È ricaduta in uno dei suoi momenti" termina mio padre con tanta fatica.
"Cazzo!" esclama mio fratello stringendo tra le mani il bancone su cui è appoggiato.
"Cosa facciamo?" domanda mio fratello.
"Ne parlerò con il dottore, ma sappiamo già cosa succederà" risponde mio padre guardando fuori dalla finestra.

Non posso sopportarlo ancora.

Entro in cucina come se nulla fosse e prendo delle fette biscottate e della nutella da spalmarci sopra.

"Io scappo a lavoro ci vediamo oggi pomeriggio" dice mio padre mettendo le sue cose nel lavandino e uscendo dalla cucina lasciandomi un bacio tra i capelli.

"Come stai?" mi chiede mio fratello in uno dei tanti momenti di silenzi che ci sono.
"Bene" rispondo fredda e distaccata.
"Non mentirmi, come stai?" mi richiede mio fratello.
"Sto male! È questo quello che vuoi sentirti dire? Vai a dirlo a quella vicina del cazzo e quei quattro bambini presenti li ieri. STO UNA MERDA! Ma scusa cosa ne potete sapere voi? Non avete mica perso due delle persone più importanti della vostra vita in un colpo solo; non avete passato tre mesi in un centro psichiatrico perché tutti ti credono pazza. Voi non sapete un cazzo di quello che ho passato!" sbotto finalmente dopo tanto tempo.

Corro in camera mia e mi chiudo dentro.

Scappare. È l'unica cosa che sono in grado di fare. Scappare da tutto e da tutti.

SPAZIO AUTRICE ❤️
Hey! Spero che la storia vi stia piacendo!
Qui sotto vi lascio la foto del padre e del lui di Kathleen.

Evan (Lui)

Fred (il padre)