8- Imperfezione

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Una volta l'ho allontanato da me. Non riuscivo più a sopportare il peso della sua vita. Io. Non riuscivo a sostenere. La sua vita. Ridicolo vero? Mi ha usato come una stampella, zoppicandomi addosso. Ma ero una stampella senza viti. Non ero stata collaudata. Sono esplosa e gli ho detto che stavo facendo diventare i suoi problemi miei.

Bella stupida.

Non mi ci è voluto molto per rendermi conto di quello che avevo fatto. L'ho fatto chiudere a riccio ancora di più. Per mesi ho dovuto insistere per conoscere le sue emozioni.

Ogni tanto capita ancora. Mi sento sopraffare.

Oppure adesso al telefono, mentre si lamenta degli esami che deve riuscire a passare con la voce sofferente, penso "che palle non hai solo tu i problemi, sto male anche io oggi". Chiudo la chiamata con una scusa. Dopo 5 minuti mi vergogno tremendamente.

Non sono la fidanzata perfetta. Sono anni luce lontano dalla perfezione. Ho paura che col tempo se ne accorga anche lui. Io ho la consapevolezza che il genere umano non sia fatto per essere perfetto, ma lui mi vede come tale. Incredibile vero? Spesso mi arrabbio con lui perché non riesce ad arrabbiarsi con me quando sbaglio. Non si arrabbia in generale. Tiene tutto dentro, manco fosse un forno che sta cuocendo una pagnotta. Si impegna a contenersi, a non dare mai l'impressione di essere in disaccordo o infastidito. Lo esorto continuamente a vedermi sotto la luce giusta, a non vedermi come Dante vedeva Beatrice, la donna angelo che più che esaltarlo spiritualmente mi sembra l'abbia solo condannato a tormentarsi per lei. Non voglio essere l'elevazione a potenza di un desiderio, voglio essere vista per come sono, con pregi e difetti.

Col tempo, un passo alla volta è riuscito a scorgere ed ammettere uno ad uno i miei difetti. Può sembrare strano ma ad ogni aggettivo negativo che aggiungeva all'elenco mi rendeva più felice. Stava cominciando a vedere il nostro amore in modo più concreto e più oggettivo, piuttosto che astratto. Potrò sembrare pazza, ma voglio che sia consapevole di tutto ciò che sono. Da esponente della dottrina non posso che sostenere la chiarezza del pensiero e incoraggiarlo a pensare a me in modo lucido, ad adottare una visione aperta di ciò che sono, a non trascurare nessuna sfumatura, a non prendermi come una cosa bella e basta.

"A fare cose insieme mi viene sempre la voglia, ma appena vedo che in te proprio manca, mi fai passare l'entusiasmo. [...] Poi so che non è perché non ne saresti entusiasta anche tu. [...] Ma è perché non riesci a fare certe cose così, senza pensarci molto. Devi organizzarti bene le cose e avere il controllo."

Uno dei miei più grandi difetti. Essere una maniaca del controllo. È strano che una delle cose che gli pesa di più non riguardi un rimprovero che si avanza solitamente a una ragazza, quali "sei troppo gelosa", "sei petulante" (versione soft di un aggettivo che inizia con R e finisce con ompipalle), "sei permalosa", "sei ritardataria", ecc. No, la cosa che più pesa a lui, è una caratteristica che solitamente si affibbia a un ragazzo: essere poco entusiasta. Di uscire, di fare, e disfare.

Quanto lo capisco, odio anch'io questo lato del mio carattere. Mi condiziona la vita. Mi precludo tante nuove belle esperienze per la paura di non avere tutto sotto controllo. Qualsiasi cosa deve rientrare in un piano preciso, in una tabella organizzata quanto meno mentalmente.

Ci sto lavorando.

**Per il suo 21esimo compleanno non sapevo cosa gli avessero regalato gli amici della sua compagnia. Non me l'aveva detto e io non gliel'avevo chiesto. Qualche mese dopo, in una giornata particolarmente dura, di un periodo abbastanza buio, mi disse:" prepara la borsa con un costume e delle ciabatte, ti porto in un posto". A marzo. Costume e ciabatte. Per recarmi in un posto che non sapevo quale fosse. Era forse impazzito? Avemmo una delle nostre rare litigate. Dove non esistono urli o parolacce, ma solo delusione e rimproveri silenziosi. L'ho deluso. Non mi fidavo di lui e non mi lasciavo andare. Non lasciavo che mi sorprendesse con una cosa bella, in un periodo dove per me esisteva solo il nero. Mi accusò di tutto questo, e io non potevo che dargli ragione. Chiesi scusa e lo pregai di non costringermi ad andare con lui quel pomeriggio. Una settimana dopo, confessione della meta alla mano, andammo alle terme di Verona a usufruire dei due ingressi regalatigli dai suoi amici. Fu uno dei pomeriggi più rilassanti, divertenti e piacevoli della mia vita. La mia prima volta alle terme con il cuore leggero e la testa pesante che continuava a ripetersi: "ti sei persa un'emozione che sarebbe stata 10 volte più intensa".

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