11- Asociale, Timore

32 3 0
                                    

Giovedì mattina abbiamo litigato in treno.

Siamo entrambi pendolari, frequentiamo due università diverse a Milano. Quando riusciamo, facciamo combaciare i nostri viaggi, il più delle volte capita solo per l'andata. Nei posti da tre sediamo sempre vicini, lui accanto al finestrino, io alla sua destra. Di fronte a noi, una mia cara amica che frequenta la mia stessa facoltà. Da un paio di settimane ci siamo trasferiti nei posti per quattro. Si è aggiunto un amico del mio fidanzato. Alto, moro, con la barba, studia chimica e a primo impatto è molto timido. La prima volta che si è seduto con noi ho imprecato mentalmente. Abbiamo questo meccanismo io e lui: quando sale alla fermata prima della mia e si siede tenendo i posti, mi dice a quale porta salire e che direzione prendere. Immancabilmente il numero della porta da contare non varia mai oltre la seconda-quarta.

"Quarta porta a sinistra".

Pioveva come Dio non la mandava da un po'. Il mio misero ombrello di Primark pagato 4 euro era veramente provato. Come al solito avrei dovuto percorrere tutta la banchina della stazione per raggiungere la quarta porta del treno una volta che fosse arrivato. Il vento e le condizioni del mio povero ombrello mi avevano distolto presto dalla mia solita routine. Salii alla settima porta e mi feci 2 vagoni e 4 porte inframezzo. Varcata l'ultima vidi il biondo dei suoi capelli e un ragazzo di fronte a lui che rideva a una sua frase. Il mio cervello percorse velocemente tutte le personalità possibili di quell'individuo. Finché nel mio emisfero sinistro si accese la lampadina al LED più accecante della storia. Dario. Il suo nuovo amico, della sua nuova compagnia, nella quale era stato introdotto per tramite del suo vecchio amico Samuele. Non sapevo che faccia avesse ma mi ricordai di un messaggio inviatomi due giorni prima nel quale mi aveva scritto: "sono sul Centrale con Dario", che sarebbe sceso alla mia fermata e sarebbe poi tornato a casa, nel paese confinante col mio.

Odio.

Odio non essere preparata, odio conoscere gente nuova a cui sento di dover fare una buona impressione perché sono persone importanti per lui. Sento sempre di non essere all'altezza, ho paura che vedano le mie debolezze, i miei difetti, la mia indisposizione per le persone e più in generale come canta Ultimo il fatto che "ancora non riesco a capire se il mondo un giorno io potrei amarlo (/se resto chiuso a dormire/ quando dovrei incontrarlo)".

Mi avvicino e siedo con loro, mi presento e trattengo per un'ora la voglia di scappare a gambe levate.

Ho pensato di non aver fatto una chissà quale impressione, ma poteva andare peggio.

Lui è stato tranquillo, mi ha rivolto qualche domanda, quelle che si pongono per conoscersi, basiche e senza troppe pretese.

Giovedì, sediamo ancora tutti e 4 insieme. Gli pongo una domanda stupida. "Qual è il tuo gelato preferito?"

Lui scherza mettendolo in guardia: "occhio, dovrà essere la risposta esatta perché è intransigente su questo."

Mi risponde cioccolato. Non capisce quelli che prendono i gusti alla frutta. Io concordo e indico ridendo il suo amico.

Lui smentisce, dice che non è vero che mangia quelli alla frutta, io insisto dicendo che prima che scoprisse di essere allergico a metà dei frutti li mangiava, lui mi dice "che cazzo dici? Dimmi quando?" , io glielo dico "Al lago, alla gelateria vicino alla passerella". Lui ha il volto incazzato e continua con quel modo di rispondere che mi fa rimanere di merda (francesismi necessari).

Cado in un mutismo selettivo. Ci rimango talmente male che mi butto sulla home di Facebook e non apro più bocca.

Lui tenta un approccio soft, che viene respinto da me nell'immediato.

Con la coda dell'occhio vedo che Dario lo osserva e con gli occhi cerca quasi di comunicargli "è pazza".

Rassegnata comincio la mia giornata universitaria consapevole di aver collezionato un'altra persona che non mi capisce, mi crede falsa e bugiarda e una di quelle fidanzate psicopatiche che cerca un pretesto inutile per litigare. Pace, non mi aveva entusiasmato la prima volta che l'ho visto, ora avevo la certezza che non fosse più necessario tentare di piacergli.

Naturalmente con lui ho fatto pace. Per le discussionicavolata non ci chiediamo mai scusa, ne parliamo se dobbiamo chiarire qualcosa, oppure facciamo semplicemente passare del tempo e quando entrambi ci siamo ripresi torniamo a comunicare come due civili che hanno una relazione.

Oggi quando gli ho detto che ho capito che Dario mi ha già giudicato, ma che non mi interessa, lui mi ha risposto: " non ha fatto lo sguardo che hai detto tu. Anzi, mi chiede spesso come mai non ti porto quando usciamo tutti insieme. Mi aveva solo detto che si sentiva in imbarazzo per la situazione che si era creata, ma non ha mica dato ragione a me. Ancora la prima volta che ci ha visto insieme ha detto che si vede che siamo molto legati ed in sintonia come coppia".

Sarà vero? L'avrà detto solo perché è rispettoso ma in realtà pensa che sono una pazza sclerotica? Se l'è inventato il mio fidanzato? E' l'ennesima PersonaNo della mia vita o potrebbe essere un amico?

Racconto di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora