3- Inaccessibile, Ritrosia, Insicuro

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Ha bisogno che gli si urlino in faccia le cose, che si dicano a voce alta, che a differenza sua che si tiene tutto dentro tu gli dica chiaro e tondo ciò che senti. Non me l'ha mai chiesto, ma io l'ho sempre fatto.

Voglio rassicurarlo, perché so quanto dentro sia in realtà un bambino spaventato.

I primi tempi soffrivo, perché non mi raccontava nulla, era chiuso, introverso, anche se appariva sempre allegro e sorridente. Sapevo già cos'era successo, me l'aveva detto subito, prima ancora che iniziassimo a uscire. Come monito, per togliersi il peso, e per assicurarsi che se fossi scappata l'avrei fatto subito e non dopo, quando era troppo doloroso per entrambi allontanarsi. Non l'ho mai costretto a raccontare nulla, ho aspettato. E aspettato. E aspettato. Ha iniziato lui a parlarmene quando ha cominciato a fidarsi.

Si è aperto un mondo di dolore.

Ha pianto tre volte in tre anni, e solo una di queste per quel motivo. Ho percepito il suo dolore, non nella sua interezza. È troppo grande per riuscire a vedere dove inizia e dove finisce.

Quel male mi ha spaventata. Non so maneggiarlo, non so cosa posso toccare e cosa no, cosa allevii e cosa peggiori. E lui lo gestisce da anni. Lo tiene a bada, nascosto sotto i vestiti e sotto gli occhi azzurri. Solo io lo sento gridare?

Vorrei prenderlo, almeno in parte, inglobarmelo dentro e far sì che lui non senta più niente. Ma come ho già detto, è un dolore che mi spaventa, e a differenza sua non saprei conviverci.

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