Guardati allo specchio. Ma non per guardarti quanto sei bello/a. Guardati negli occhi, ti riconosci?
Intendo, ti senti felice? Di come sei, ti senti che ti stai rispettando?
O la tua vita sta andando un po' come vuole lei, o come vogliono gli altri, ti stai facendo trascinare, come da una zattera in mezzo al mare?
Chi sei veramente?
Sei tu, o quello che gli altri dicono che sei?
Parliamoci chiaro, ti sei fatto etichettare in un modo dagli altri, in base a esperienze vissute o dicerie, o la tua personalità, la tua essenza te la sei creata tu?
Pensaci.
In gioventù venivo etichettato come un ragazzo timido, schivo, solitario.
Tanto che nella mia età adolescenziale questa cosa mi era entrata talmente in testa che ero convinto di essere così.
Su molte opportunità che mi capitavano, puntualmente rinunciavo, come giocare a calcio, farmi avanti con la ragazza che mi piace, anche solo per parlare, puntualmente desistevo.
Perché? Perché ormai mi ero convinto di non essere capace, di essere timido.
Ma perché? Come ho potuto farmi influenzare così? Si, ero piccolo e ingenuo. Del resto io cerco di vedere sempre il buono nelle persone.
Ma non è sempre così che funziona.
Il mondo è pieno di gente per bene, ma anche di esseri che non meritano niente, neanche il saluto. Quante persone che magari ti stanno (sul cazzo?) lì, manco le saluti più magari? Io personalmente faccio così. Se uno mi sta antipatico o mi ha fatto dei torti manco lo saluto, massimo un stretto ciao, senza un minimo sorriso, o anche solo un cenno con la testa per sbaglio.
Perché? Si chiama rispetto, ma per se stessi.
Se non ti rispetti, come puoi rispettare gli altri? O meglio chi merita davvero il tuo rispetto?
Negli ultimi anni sto migliorando il mio modo di fare, tant'è che al lavoro nessuno pensa che io sia timido. Del resto rispondere a tono ogni tanto serve. Perché bisogna subire senza reagire? Attenzione, per reagire non intendo alzando le mani, perché si passa dalla parte del torto. Ammetto che a volte ho alzato le mani per reagire, ma dopo un momento me ne sono subito pentito, perché non sono cose che si fanno, e che non sono solito a fare.
Ammetto che nell'adolescenza ero molto impulsivo. Ragionavo e agivo sul momento. Sbagliando ovviamente, perché le decisioni prese con troppa fretta non portano quasi mai da nessuna parte.
Tranne quella volta che dopo che un ragazzo che mi prendeva spesso di mira mi spinse da dietro, non esitai, anche perché era già un po' alterato, mi girai e gli tirai un pugno dritto nell'occhio.
La scena me la ricordo al rallentatore, ma gli altri intorno a me mi dissero che è successo tutto in un attimo, tra lo stupore generale.
Stranamente il giorno dopo praticamente tutta la classe mi fece i complimenti della reazione, inclusi gli "amici" di quel tizio, strana la vita eh?
Mi dissero: " Avremmo voluto farlo anche noi, ben gli sta!"
Del resto i bulletti non hanno veri amici, ma questa è un altra storia.
La morale della favola è: non pensare a troppo a come credono che sei gli altri, fai di tutto per diventare quello che TU vuoi essere.
ANGOLO DELLO SCRITTORE
Eccomi! Ultimamente scrivo poco, ho tanto a cui pensare ultimamente, e poco tempo per scrivere, tra lavoro e articoli con la mia piccola redazione online, e la vita, che ultimamente mi sta impegnando.
Ringrazio Lucy141101 per avermi suggerito questo argomento!
Fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo con un bel voto e qualche commento, come al solito :)
Se avete suggerimenti per temi da trattare, basta dirmelo ;)
Al prossimo capitolo!!💪💪

STAI LEGGENDO
Guarda avanti
Non-FictionOgni riferimento a fatti o persone NON È PER NIENTE CASUALE. In questo libro espongo fatti e opinioni personali, sugli argomenti più disparati, ma importanti. Lungi da me imporre la mia idea, su argomenti delicati che tratto. Commenti e scambi di op...