XII.

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Ryan's POV.

Avevamoscopato. E adesso ero rovinato per sempre.
Non fraintendetemi: era stato a dir poco spettacolare scopare con Harper e diosolo sa quanto l'ho voluto e anche quanto ho provato a starle lontano, ma adesso non sarei nemmenoriuscito a masturbarmi senza immaginarla quando viene; si perché in preda all'orgasmoè davvero bellissima.
Dalla prima volta che l'ho vista aveva qualcosa che non mi ha permesso diallontanarmi più da lei e, contrariamente al solito, questa cosa non mi haspaventato.
Sia chiaro: non sono uno che si lega in relazioni e sentimentalismi, ma con leipotrei anche abbattere questo mio difetto, sempre se lei lo vuole.
Ha dimostrato di avere carattere, e quella sera alla prima festa, è stata unadelle prime volte in cui qualcuno si sia tirato indietro ad un obbligo,soprattutto se comprendeva la mia bocca.
Non posso negare che è stato da allora che qualcosa mi ha spinto a volermiavvicinare a lei.
Si era addormentata tra le mie braccia ed era davvero bellissima, avrei volutostare così per sempre, ma il dovere mi chiamava.
Mi alzai piano dal letto e coprii Harper con il lenzuolo, mi diressi verso ilbagno e mi feci una doccia fredda, per calmarmi un po', o quantomeno provarci.
Dovevo andare agli allenamenti e mancava poco ormai, ma non me ne sarebbeimportato nulla di fare ritardo.
Uscii dalla doccia, mi vestii e presi il borsone per andare all'allenamento.
Decisi di lasciare ad Harper qualcosa da indossare, così le lasciai una dellemaglie che utilizzavamo per le partite, naturalmente pulita, e una delle miefelpe, accompagnate da un bigliettino.
Era davvero difficile lasciarla lì, sul mio letto, e uscire, ma dovevo e nonpotevo tornare indietro ormai, anche se non lo volevo più: anche l'allenamentoe la partita, con lei, erano passati in secondo piano.
L'unica cosa che volevo fare, era svegliarla per ripetere tutto da capo almenoun'infinità di volte; mi ha dato emozioni che nessuno mai era stato in grado difarmi provare.
Mi avvicinai al letto, le diedi un bacio sulla fronte e le accarezzai laguancia; lei, in tutta risposta, sorrise nel sonno.
L'avevo fatta sorridere più di una volta, ma vederla sorridere nel sonno peruna carezza e un bacio non aveva prezzo, tanto che mi mosse qualcosa nellostomaco.
Dio, stavo iniziando a perdere colpi sul serio se mi comportavo così con unaragazza.
La guardai per un'ultima volta sull'uscio della porta, poi la chiusi e mi recaiin palestra, prima di non riuscire più ad uscire da quella dannata camera.
Ero in ritardo di soli cinque minuti e ovviamente il mister, fissato con lapuntualità, mi fece la solita ramanzina.
"Collins, sei in ritardo. Hai una motivazione valida?"
Eccome se ce l'avevo.
"Mi scusi mister, mi sono addormentato e non ho sentito la sveglia.", mentii.
"Va bene Collins, per stavolta passi dato che stasera c'è la partita, ma laprossima volta ci saranno provvedimenti."
"Afferrato, mister."
Iniziammo l'allenamento, ma per fortuna non fu nulla di stancante, in quantovoleva preservarci per stasera.
Ci divise in due squadre più o meno eque e iniziammo con schiacciate ericezioni, azioni di attacco e difesa e ci fece ripetere qualche schema per lapartita.
"Bene ragazzi, per il momento abbiamo finito. Ricordatevi che quella di staseraè una partita importante, non rispondete a nessuna provocazione dei giocatoriperché vi voglio tutti disponibili e non possiamo permetterci nulla. Vi voglioqui almeno quarantacinque minuti prima per il riscaldamento. Tutto chiaro?",disse il coach.
"Tutto chiaro.", rispondemmo in coro.
Tornai in camera e Harper era andata via, portando con se tutte le sue cose.
Afferrai il cuscino, ormai freddo, e lo poggiai sul viso respirando il suoprofumo.
Notai che aveva preso quello che gli avevo lasciato, bigliettino compreso e unsorriso mi attraversò il volto.
"Che cosa mi stai combinando, Harper?", dissi prima di andare a cambiarmi.


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