VIII.

17 3 0
                                    

Un mese e mezzo dopo.

Eravamo a metà ottobre ed era passato esattamente un mese e mezzo dal mio arrivo qui e un mese da quella mattina passata con Ryan in camera mia.
Le cose procedevano abbastanza bene: il college non era certo una passeggiata ed io ero riuscita a non rimanere indietro con nessuna materia, anzi in alcune ero riuscita anche a portarmi un po' avanti, nonostante Kate mi portasse spesso in giro.
Sentivo regolarmente la mia famiglia, mi mancavano certo, ma avevo intenzione di tornare a casa per il giorno del Ringraziamento facendogli una sorpresa.
Avevo fatto nuove conoscenze, oltre ai ragazzi che conoscevo già, e mi sentivo a mio agio, cosa che succedeva davvero pochissime volte.
Con Ryan cercavo di non stare mai da sola, altrimenti sapevo che ci saremmo saltati addosso a vicenda. Non rimanevamo da soli da quel giorno e, lo ammetto, cercavo di fare il possibile per evitarlo, ma a mensa era praticamente impossibile dato che, appartenendo alla stessa cerchia di amici, sedevamo al tavolo insieme.
In più c'era Olivia che sembrava avesse intuito che ci fosse qualcosa tra di noi e gli stava perennemente appiccicata addosso e a mensa cercava di dare più spettacolo possibile facendosi per giunta palpare senza nessun ritegno.
Credo che Kate si era accorta che qualcosa non andava perché, durante il pranzo, il suo sguardo saettava da me a Ryan e viceversa una marea di volte, non solo quel giorno ma questa cosa succedeva da almeno due settimane.
"Harper tutto bene?", chiese.
"Si, tutto bene. Perché?", risposi.
"Sei più silenziosa del solito, il che è strano dato che dobbiamo ogni volta interromperti."
"Stavo pensando. Ho delle cose da fare, tra cui prenotare il pullman per tornare a casa, e non so da dove iniziare."
"Te ne vai?!", chiese Ryan.
"Ti piacerebbe.", sussurrai.
Probabilmente mi sentii, perché si alzò dal tavolo e se ne andò via senza neanche svuotare il suo vassoio.
"Harper, perché fai così?", chiese Luke.
"Così come? Non credevo mi avesse sentito. Io e lui non possiamo vederci e se vi aspettate che andremo d'accordo, vi sbagliate e di brutto. Se permettete, tolgo il disturbo."
Presi il mio vassoio, lo svuotai e dopo di che me ne andai in camera a rilassarmi un po'.
Ma qui è praticamente impossibile rilassarsi perché c'è sempre qualcuno che ti disturba.
Infatti qualcuno, dopo pochi minuti che entrai in camera, bussò alla mia porta.
"Chi è?", chiesi avvicinandomi.
"Sono io."
"Collins.", sospirai.
"Non mi chiamavi così da tanto tempo."
Già, ci eravamo allontanati parecchio e non per scelta comune, ma perché lo volevo io a tutti i costi.
"Mi apri?", disse poi.
"Non posso."
"Perché non puoi?"
Perché ti salterei addosso, avrei voluto rispondergli.
"Non posso e basta."
"Non è una giusta spiegazione. Harper, ascoltami, sono nella tua stessa situazione e ti capisco benissimo."
"Credo sia meglio che restiamo lontani. Molto lontani. Se necessario smetteremo anche di salutarci."
"Non posso."
"Si che puoi. Torna quello di prima, portati a letto una ragazza diversa ogni sera, svaga come meglio credi, ma non pensare a me. Come hai detto tu, saremo l'uno la rovina dell'altro."
"Almeno un bacio?"
"Sarà l'ultimo, però."
"Un bacio d'addio?"
"Esattamente", risposi poco convinta.
Come aprii la porta mi spinse dentro e la richiuse con un calcio e facendoci aderire la mia schiena.
Poggiò le sue labbra calde sulle mie, in un bacio dapprima lento ma che man mano che procedeva sapeva di disperazione.
"Sarà impossibile starti lontano, lo sai questo?", disse passando al collo.
"Lo so.", ansimai.
Passò di nuovo alle mie labbra, che accarezzò con la sua lingua e baciò con maestria.
"Dimmi di andarmene.", sussurrò a pochi millimetri dalle mie labbra.
"Non ancora."
Lo baciai ancora e ancora e ancora, fino a quando non rimanemmo entrambi senza fiato.
"Vai via, sparisci dalla mia vita.", dissi.
E una lacrima solitaria tradì all'istante quella mia affermazione.


Nove regole per non innamorarciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora