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Decidemmo di setacciare tutti i bar lì vicino, e per fortuna lo trovammo quasi subito.
Era nel bar dove si era tenuta la prima festa, quello dove gli avevo negato l'obbligo.
"Cristo, Ryan, come ti sei ridotto?", gli dissi appena gli fummo vicini.
"Non sono ridotto male.", disse biascicando le parole.
"E invece si! Sono a malapena le sei del pomeriggio e sei ridotto davvero male. Il coach ti ucciderà!", gli disse Luke.
"Perché il coach?", chiedemmo sia io sia Ryan.
"Collins, domani c'è la partita e dobbiamo assolutamente vincerla. Sai che la squadra è nelle tue mani.", rispose Luke all'amico e decidendo liberamente di ignorarmi.
"Credo sia inutile che glielo dici, tanto non se lo ricorderà mai.", rispose questa volta Kate.
"Devo andare a casa.", disse Collins alzandosi.
Il tempo di alzarsi e muovere un passo che subito stava per cadere a terra.
Mi trovai lì ed evitai di farlo cadere faccia a terra, afferrandolo per il rotto della cuffia e facendolo mettere in piedi.
"Se lo vede il coach lo ammazza sul serio questa volta. Ha esagerato sul serio, domani sarà fuori dai giochi e non possiamo permettercelo per niente al mondo.", disse Luke aiutandomi a reggerlo.
"Portiamolo in camera, allora.", dissi.
"Non può stare lì, doveva essere agli allenamenti e se il coach verrebbe a cercarlo lì e lo trovasse in queste condizioni beh, lo sai."
"Va bene, portiamolo da noi. Lo farò stare nel mio letto.", sospirai.
"Io dormo da lui.", disse Kate.
Deglutii senza dire nulla.
Io e Ryan di nuovo nella stessa stanza era come mettere una gazzella di fronte ad un leone: letale.
"Harper puoi prenderti cura di lui per favore? Noi avevamo progettato di stare fuori e. . ."
"Non ci sono problemi. È KO per un po', quindi non dovrebbe dare poi tanto fastidio. Dovrei anche riuscire a studiare.", risposi interrompendolo.
Lo caricammo in macchina con molta fatica e lo portammo nella nostra camera.
Mentre lo stavamo mettendo sul letto, lo vedemmo sgranare gli occhi e Luke gli mise una mano sulla bocca e lo guidammo subito verso il bagno.
Rimasi lì con lui, mentre Luke e Kate scapparono fuori dal bagno.
"Scusa, ma non riesco a stare lì mentre vomita.", disse Kate fuori dal bagno.
"Stessa cosa."
"Ragazzi non preoccupatevi, andate pure. Ci sono io qui con lui. Se succede qualcosa vi chiamo."
Andarono via salutandoci, mentre Ryan stava buttando anche l'anima.
"Ma quanto hai bevuto?"
"Non tanto quanto avrei voluto.", disse con la voce un po' più ferma.
"Dai, andiamo sul letto."
Collaborò e lo feci sdraiare sul mio letto.
"Non ti sdrai con me?"
"Devo studiare, non posso.", mentii.
"Va bene."
Mi misi alla scrivania a studiare e ogni tanto gli davo un'occhiata per controllare che fosse tutto apposto.
Per fortuna si era addormentato quasi subito, e come avevo previsto non aveva dato nemmeno fastidio.
Riuscii a studiare, anche se la voglia di andare da lui e sentire il suo profumo e il suo calore era davvero tanta; mi distraeva comunque e non poco il fatto di saperlo lì, sul mio letto.
Ero immersa nello studio e non sentii nemmeno che si alzò, me ne accorsi solo quando venne vicino a me e mi abbracciò, lasciandomi qualche bacio sul collo.
"Ryan.", ansimai.
"Piccola.", sussurrò.
"Avevamo promesso di non saltarci addosso.", dissi con voce ferma.
"Non ci riesco, quante volte te lo devo ripetere?", sbuffò.
"Nemmeno io ci riesco, però almeno ci sto provando."
"Perché lo fai?"
"Lo hai detto tu stesso, dobbiamo starci lontani altrimenti andrà a finire male."
"Evidentemente non ero in me.", disse.
"Eravamo entrambi lucidi, non ci sono scuse che tengono. Devi andartene Ryan, prima che succeda qualcosa di cui potremmo pentirci."
"Non ce ne pentiremo mai. Lo vogliamo troppo entrambi, te lo riesco a leggere negli occhi."
"Ryan, ti prego.", dissi cercando di opporre una resistenza che non volevo.
"Non ce la fai, dici una cosa quando sai di volerne un'altra. Harper, ti prego, proviamoci. Non sapremo mai come andrà se non abbiamo avuto nemmeno il coraggio di rischiare."
"Ci rovineremo."
"Vuoi mettere che potrebbe essere la rovina più bella che ti possa capitare?"
"Stai parlando di te stesso?", dissi ridendo.
"Mi hai sgamato."


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