V.

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Passò un'altra settimana e per fortuna di Collins nessuna traccia.
Le cose andavano bene, studiavo il più possibile per non rimanere indietro con gli argomenti.
Mi mancava casa, anche se tutti i giorni sentivo i miei genitori anche tramite delle videochiamate, in modo tale che riuscivo a vedere anche Aaron.
Era venerdì, e mi stavo preparando per una festa a cui Kate mi aveva obbligata ad andare perché "stare sempre chiusa qui a studiare ti farà uscire di testa. Hai bisogno di svagare, tesoro.", parole sue.
Non avevo tanta voglia di andarci perché sapevo che ci sarebbe stato anche Ryan e sapevo per certo che i miei progetti di evitarlo sarebbero andati in fumo, ma nonostante tutto decisi di andare.
Misi un vestito corto al ginocchio nero, con il quale mettevo sempre delle scarpe basse per comodità. Mi truccai pochissimo, eccetto rossetto rosso e mascara volumizzante a evidenziare gli occhi verdi.
"Sei pronta, Harper?", chiese Kate dal bagno.
"Si, possiamo andare."
"Wow, ragazza, ci credo che poi ti vengono dietro.", disse ammiccando.
"Si, come no. Farebbe bene a tenerselo nei pantaloni se vuole continuare a divertirsi."
"Calma, Harper. Si è capito che non lo puoi vedere."
"Deve solo girare alla larga. Come ho detto a lui, non sono come le sciacquette che gli girano intorno e che cadono ai suoi piedi non appena passa da qualche parte. Andiamo?"
"Okay, andiamo."
"Solo, dimmi che posso alzare le mani su di lui se mi fa qualcosa, ti prego."
"Non saresti mica l'unica ad avergli messo le mani addosso, e non pensare male. Ho capito quello che dici e si, sono stati in parecchi a picchiarlo", disse.
"Ottimo. Per stasera l'argomento Collins è chiuso."
"Va bene."
Alla festa, come prevedibile, c'erano tantissime persone, sicuramente molte più della prima.
Per fortuna Collins ancora non c'era e mi stavo divertendo, perché sapevo che quando sarebbe arrivato lui mi sarebbe stato addosso e alla fine me ne sarei scappata come l'ultima volta.
Ero al bancone a sorseggiare il mio cocktail con Kate, quando qualcuno mi parlò da dietro.
"Menomale che ti ho mandato la scatola degli analgesici, perché dopo stasera credo proprio che te ne serviranno ancora.", pronunciò la voce che riconobbi subito.
"Mio dio, Collins, davvero?"
"Cosa?"
"Non posso fare nemmeno un passo che sbuchi tu a rinfacciarmi qualsiasi cosa, e sono solo da poco più di due settimane qui. Si può sapere cosa vuoi?"
"Niente, non voglio niente.", rispose.
Prese per andarsene, ma lo bloccai da un braccio perché mi aveva proprio stancata.
"Eh no bello, ora mi dici cosa vuoi altrimenti giuro che ti faccio male davvero."
"Calmati, Harper.", sussurrò Kate.
"Te lo dico che cosa voglio, ma non qui. Non mi va di parlarne davanti a nessuno, e poi c'è troppa confusione. Vieni, andiamo fuori che è meglio."
"Va bene."
Mi prese delicatamente dal polso e mi trascinò fuori, nel parcheggio per cercare di avere un po' di privacy.
"Mi spieghi esattamente cosa c'è?", sussurrai.
Si guardò intorno, probabilmente per controllare se ci fosse qualcuno, dopo di che si fiondò sulle mie labbra
Mi baciò dapprima lentamente, poi passò a lasciare qualche bacio sul collo facendomi mancare l'aria, e poi tornò prepotente sulle mie labbra in un bacio molto più caldo e appassionato.
Si staccò per primo, appoggiando la sua fronte sulla mia, mentre io ne volevo ancora.
"Cazzo.", sussurrò con ancora il fiato corto.
Passò qualche secondo, dopo di che mi diede un altro bacio a stampo e poi, finalmente, parlò.
"Capisci ora?", chiese.
"Cosa?", risposi ancora stordita da quel bacio.
"Non so se fingi oppure no.", disse accennando una risata e scuotendo la testa.
"Parla, per favore."
"Harper, non riesco a starti lontano.", disse a un soffio dalle mie labbra.
Non appena ebbe finito di dire questo, mi baciò di nuovo e mi lasciai andare.
Se le cose stavano davvero così, potevo tranquillamente affermare di avere un gran bel problema.



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