XIV.

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"Se mi aspetti vado a farmi una doccia al volo."
"Certo. Solo. . .devo andare un attimo in camera a prendere una cosa e torno."
"Si, certo."
Uscii dalla stanza di Ryan e andai velocemente alla tavola calda a prendere qualcosa da sgranocchiare insieme.
Presi delle patatine, due panini, delle coke e due muffin, un po' quello che avevo preso la prima volta che avevamo mangiato insieme nella mia di camera.
Per fortuna furono abbastanza veloci, infatti nel giro di quindici minuti ero di nuovo davanti alla sua porta in attesa che mi aprisse.
"Certo che ce ne hai messo di tempo.", disse aprendo la porta con solo un asciugamano attorno alla vita.
Oh mio dio, voleva farmi morire.
Alzai il sacchetto della tavola calda e mi sorrise.
"In memoria dei vecchi tempi."
"Sei nervosa o cosa?"
"No, avevo fame e ho pensato che ne avessi anche tu, per questo ho fatto un salto lì."
Mi fece entrare e mi poggiai sul suo letto, svuotando anche il sacchetto e aspettando che tornasse.
Mi mancò un battito quando lo vidi di nuovo: aveva indossato solo un paio di pantaloncini e aveva lasciato i capelli bagnati e scompigliati che gli davano un'aria dannatamente sexy.
"Terra chiama Harper."
"Oh. . .ehm. . .si ci sono.", dissi diventando rossa come un pomodoro.
"A che stavi pensando, piccola?"
"A nulla in particolare."
"Bene. Mangiamo?", chiese.
"Si, certo, altrimenti si fredda."
Spazzolammo tutto quello che avevo comprato e nel mentre chiacchieravamo e ridevamo; i momenti di spensieratezza avevano sostituito quelli in cui ci odiavamo e ci imprecavamo addosso, e non so dire se fosse esattamente un bene o un male.
Ricordammo anche la prima volta che rimanemmo insieme nella mia stanza e ne riparlammo, soprattutto perché quello che avevo comprato ci ricordò quella sera.
"Compro da mangiare in base a quanto sono nervosa.", disse citando le mie parole e cercando di imitare la mia voce.
Scoppiai a ridere e lui mi seguì.
"Certo che sei proprio pessimo ad imitarmi.", dissi asciugandomi gli occhi.
"Non è colpa mia, piccola, se ho una voce mascolina e non mi viene bene la tua. Però ammettilo, la mia voce ti piace."
Non risposi subito e lui mi fece la faccia da cucciolo, convincendomi a dargli per giunta la risposta che voleva.
"Si, mi piace, soprattutto quando ce l'hai più roca e più bassa di qualche tono."
Eravamo l'uno di fronte all'altra, seduti sul letto a parlare, quando la luce nel suo sguardo cambiò completamente.
"Harper."
"Mmh?"
"Smettila di guardarmi in quel modo."
"Come?"
"Come stai facendo ora, come se volessi mangiarmi."
"Perché? Non ho fame, sono sazia abbastanza da arrivare a domani mattina.", mentii.
Lo volevo tanto in quel momento. La tensione sessuale che c'era tra di noi in quel momento non credo c'era mai stata, e la temperatura nella stanza si era notevolmente alzata.
"Non dire certe cose, i tuoi occhi parlano."
"Che dicono?"
"Che vorresti che ti saltassi addosso."
"Non hai finito di leggere però."
"In che senso?"
"Vorrei che mi saltassi addosso, è vero, ma lo vorrei per tutta la notte."
"Harper.", sussurrò.
Il mio fiato si era notevolmente accorciato, così come il suo, e non ce la facevo più ad averlo così vicino e a dover stare così lontana da lui.
Presi in mano le redini della situazione e fui io a saltargli addosso, sedendomi sulle sue gambe e baciandolo.
Mi mossi spesso e lentamente, seguendo il ritmo del bacio, e lo sentii ansimare e gemere ad ogni mio movimento, tanto che mi afferrò dai fianchi probabilmente per farmi stare ferma.
"Non muoverti così, ti prego.", sussurrò.
Mi ero già tolta la sua felpa appena entrai e lui mi tolse velocemente la maglia.
Mi diede dei baci lungo la mascella, scendendo sul collo provocandomi dei brividi, poi sul petto, sulla pancia e infine sul basso ventre, dove mi lasciò anche un succhiotto.
Tornò sulle mie labbra e, mentre ci baciavamo, finimmo di spogliarci rimanendo nudi l'uno di fronte all'altra.
"Sei bellissima.", sussurrò.
Mi baciò di nuovo sul collo e lentamente, dopo aver messo il preservativo, mi penetrò, e ci amammo per tutta la notte.


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