3. Girls just Wanna have Fun

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Oh girls, they wanna have fun
Oh girls just wanna have
That's all they really want
Some fun
Girls just wanna have fun~Cyndi Laupher

***
settimana dopo

INTINSI IL PENNELLO NELLA vernice pastosa e picchiettai leggermente sulla tela che tenevo appoggiata sulle gambe. Alzai lo sguardo e osservai sorridente i fiori delicati del pesco oltre la finestra della mia camera. Avevo dipinto quell'albero infinite volte: all'alba, quando i primi raggi del sole lo svegliava dolcemente dal torpore notturno; in autunno, quando il rosso e l'arancione si fondevano e accarezzavano i lunghi rami prima di cadere al suolo e in inverno, quando come una mano scheletrica e scura si stagliava verso il cielo grigio cercando di afferrare le nuvole. Raccolsi dell'altro colore dal fondo del barattolo per dipingere quei piccoli boccioli dei colori così tenui e mi sorpresi nello scoprire il contenitore vuoto. Come era possibile che avessi già finito i colori che il mio papà mi aveva comprato? Negli ultimi giorni avevo dipinto molto, cercando di catturare tutti i pensieri che vorticavano nella mia testa e di fissarli sulla tela, ma non mi ero accorta di aver terminato tutti i miei tubetti di colori a olio. Appoggiai la mia piccola opera incompiuta sul pavimento di fianco a me e mi guardai intorno, cosa fare? Il capo della polizia non era in casa quel giorno, e quindi ero sola.
E se...
Una piccola idea si fece strada in quel vortice di pensieri confusi. Io scossi la testa, cercando di scacciarla. No, non sarei uscita di casa di nascosto.
Ma se...
Scossi la testa più forte. "No El, no" cercai di convincermi. Ma in fondo, non c'era niente di male nel fare una passeggiata una volta ogni tanto, sarei stata attenta, avrei comprato la tempera di cui avevo bisogno e sarei tornata di corsa a casa.
Facile come bere un bicchiere d'acqua...
Deglutii piano. Non potevo restare in quel posto per sempre e lo sapevo. La mia vera casa non era lì, ma molto più lontano oltre l'Oceano. Chiusi gli occhi spaventata: come potevo io, così piccola e fragile percorrere così tanti chilometri? Sapevo che non avrei potuto vivere in quella casetta nel bosco per sempre. Ero cosciente che qualcosa dentro di me pulsava indistintamente, attirandomi in un posto lontano e sconosciuto. Dovevo andarmene da lì, in quel posto non avrei mai potuto essere davvero me stessa, in quel posto non avrei mai potuto essere ciò che ero davvero: Eleven, un mostro. Una piccola lacrima si staccò dalle mie palpebre socchiuse e rotolò giù lungo la mia guancia; mi ritrovai a singhiozzare con la schiena appoggiata contro la porta: lì non ero davvero a casa, dovevo andare da Kali.

I miei passi erano silenziosi sull'erba e i suoni del bosco mi circondavano, come se volesse darmi il loro addio. Le querce imponenti, gli uccellini dai loro nidi e il mio amato albero mi stavano dando il loro muto saluto. Un vento leggero e improvviso fece frusciare le foglie e sbattere i rami, e mi parse quasi di sentire chiamare il mio nome Eleven, piccola Eleven dove vai? rabbrividii e chiusi gli occhi salutato mentalmente tutti quelli che mi stavo lasciando alle spalle... L'uomo che per un anno mi aveva accolto e accudito come se fossi sua figlia; Joyce, la donna dolce e premurosa che mi aveva fatto sentire amata e Will, l'unico amico che avevo mai avuto. Continuai a camminare nel bosco con gli occhi chiusi, cercando di ripercorrere tutti i momenti che mi avevano accompagnato in quel anno lungo e felice. Come se stessi riavvolgendo la pellicola di un film rividi il capo ai fornelli, mentre mi preparava quelle cialde croccanti che avevo scoperto di adorare, Joyce che mi mostrava i vestiti che aveva comprato apposta per me e il sorriso di Will in quel bel pomeriggio di sole.
"Scusami, potresti passarmi lo skate?" sobbalzai e aprii gli occhi all'improvviso trovandomi poco distante da due magnetici occhi chiari "Cosa?" sussurrai confusa.
Come ci ero arrivata a quella strada? "Puoi passarmi lo skate?" ripete spazientita la ragazza davanti a me indicando un punto imprecisato ai miei piedi. Io abbassai lo sguardo e vidi una tavola scura dotata di ruote, doveva essere quello il suo skate no? Lo presi tra le mani e glielo porsi, lei si spostò una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio e mi sorrise "Io mi chiamo Max, e tu chi sei?" mi disse tendendo la mano verso di me. Max... Mi sembrava di aver già sentito qul nome, non lo aveva forse pronunciato Will? Quella ragazza era quindi una sua amica? La guardai negli occhi "Il mio nome è Jane" sussurrai stringendole la mano come mi aveva insegnato Hopper, il mio papà. Un moto di nostalgia mi investii. Il sorriso della ragazza dai capelli rossi si allargò ancora di più. "Sai, tutti i miei amici sono maschi e mi piacerebbe avere un'amica come te. Cosa ne pensi Jane?" Io la guardai, il mio sguardo era perso nel vuoto e cercavo un appiglio per non sprofondare.
Cosa fare?
Dovevo andarmene da lì, dovevo cercare Kali... "Io veramente me ne stavo andando via" le confidai con un filo di voce. L'espressione delle ragazza divenne improvvisamente seria e si avvicinò a me con complicità "Stai scappando di casa?" mi domandò in un sussurro. Io annuii piano, cosa sarebbe successo se quella ragazza avesse spifferato tutto a qualcuno? I miei piani sarebbero saltati, sarei stata costretta a dire tutta la verità e mi avrebbero riportata al laboratorio. Scossi energicamente la e sentii gli occhi pizzicare. Max mi guardò con dolcezza e mi mise un braccio intorno alla spalla "Tranquilla Jane, non lo dirò a nessuno. Sarà il nostro piccolo segreto". Alzai lo sguardo e fissai i miei occhi nocciola, ancora lucidi, nei suoi cristallini. Forse potevo fidarmi di quella ragazza... "Sai di cosa hai bisogno adesso?" continuò la rossa gioiosa. Io la guardai con curiosità, di cosa potevo aver bisogno?
Stavo per intraprendere un lungo viaggio e avrei dovuto attraversare l'oceano, come avrebbe potuto aiutarmi? "Tu hai bisogno di divertirti" concluse lei con semplicità. "Ti porterò in un posto in cui potremmo fare moltissime cose... Sei mai stata allo Starcourt?" scossi la testa, stavo per chiederle cosa fosse il posto che aveva appena nominato quando lei mi afferrò per il polso e mi ritrovai coinvolta in una folle corsa. Un piccolo sorriso fece leggermente incurvare le mie labbra e per un momento mi sentii leggera, felice mentre Max teneva salda la presa sul mio polso, il volto di Kali scomparve di nuovo dai miei pensieri.

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Eccomi con un nuovo capitolo, finalmente ho dato un titolo a questa storia. Come avrete intuitivo tra poco le cose inizieranno a cambiare... 🙈
Buon fine settimana
Jiul 🍁

Promise || milevenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora