7. Tread Lightly

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If  I could I tell you how I
feel but it's hard when I
can't even tell what's real enough

Tread Lightly~Elsye Alexander

***

STRINSI FORTE LA mano del ricciolino al mio fianco e mi guardai intorno disorientata. 

Dove sarei andata? Avevo paura, paura di tornare da Hopper che mi aveva accolto con amore; avevo paura che mi chiedesse spiegazioni che non potevo dargli. L'idea di ritornare al laboratorio mi terrorizzava e la delusione per non aver trovato Kali, sommata al mio insuccesso mi bruciava non poco, infiammandomi le guance. Affogavo nei dubbi, senza vedere un via d'uscita; l'unico appiglio che mi impediva di andare alla deriva era la presa salda della mano ragazzo al mio fianco.

Il suono dei nostri passi sull'asfalto scuro e il ritmo dei nostri respiri impediva al rumore assordante dei miei pensieri di prendere il sopravvento. Le strade deserte di Hawkins, inumidite dalla rugiada notturna, si srotolavano davanti a noi come un tappeto rosso. Un vento sottile si infilava nel colletto del mio vestito leggero, facendomi a tratti rabbrividire.
Mike guidava dolcemente la mia mano, conducendomi sempre più vicina alla mia casetta nel bosco, al momento in cui avrei dovuto dire la verità.

Il profumo dei tronchi umidi, del muschio e dell'erba bagnata mi avvolgeva, come per salutarmi: il mio bosco mi augurava il ben tornato. Vedevo già i rami del mio albero comparire a poche decine di metri da me. 

Il groppo che si stava formando nella mia gola mi rendeva più difficile respirare,spezzandomi il fiato in gola. Mi sembrava che un peso insostenibile si fosse formato nel mio stomaco.
I miei occhi iniziavano a bruciare e gli alberi intorno a me iniziavano ad apparire sfocati, a causa delle lacrime che minacciavano di rigare le mie guance.

Eccolo il mio pesco, i fiori avevano lasciato il posto a piccoli frutti rotondi che luccicavano sotto i raggi della luna. Spalancai la bocca alla ricerca di aria, i polmoni mi bruciavano e mi sembrava di essere di nuovo su quella nave che affondava trascinandomi giù. Sentivo il viso bagnato e non riuscivo a muovermi.

Non potevo tornare, non potevo

Avrei voluto voltarmi e fuggire, scappare lontano e sfuggire ai miei problemi; perché era questo quello che sapevo fare: voltare le spalle alle difficoltà.
Sei una vigliacca El, una vigliacca...

"El"
La voce del ricciolino davanti a me mi riportò alla realtà.
Scossi la testa, senza smettere di singhiozzare e incapace di parlare.

Lui si avvicinò a me piano e mi abbracciò dolcemente, cingendomi la vita con le braccia.
Sentii il nodo che avevo al petto sciogliersi, e uno strano calore iniziare a diffondersi.
"Va tutto bene" mi sussurrò tra i capelli "Adesso ti porto a casa"

Mi allontanai di scatto da lui e spalancai gli occhi. Apri la bocca diverse volte, senza che ne uscisse nessun suono. Avrei voluto dirgli tutto,avrei voluto spiegargli il perché; ma le mie labbra rimasero mute, impedendo al flusso di pensieri di trasformarsi in parole. 

"No" boccheggiai infine, sentendo le ginocchia cedere e cadendo sull'erba.


Passo molto tempo prima che io mi decidessi ad aprire gli occhi e a riprendere a respirare regolarmente. Il piccolo Wheeler mi aveva trasportato dolcemente, portandomi lontano dal luogo che avevo causato in me tanto sgomento.

"Siamo arrivati" mi informò il ricciolino, adagiandomi sul manto erboso al centro di una radura.
I fili d'erba carichi di rugiada inumidirono velocemente il mio vestito sottile.

 
"Dove siamo?" domandai confusa, guardando il volto sorridente del ragazzo in piedi di fianco a me.
"Siamo a Firefly Hill, venivo qui quando ero piccolo per catturare le lucciole; a volte quando sono triste o confuso mi piace tornare qui e guardare gli insetti luminosi" mi spiegò il ricciolino, sedendosi al mio fianco.
Insetti luminosi? Gli insetti brillavano?
"Cosa sono le lucciole?" gli chiesi sgranando gli occhi.
Lui mi guardò sorpresa, spalancando la bocca; poi si guardò intorno, alzò la mano destra e sorridendo indicò un punto poco distante.
"Guarda lì" esclamò entusiasta.

Seguii con sguardo attento la direzione del suo indice e intravidi una piccola luce poco lontano che si accendeva e si spegneva a intermittenza, illuminando per pochi secondi il prato buio.
Un piccolo ohhhhh sfuggì dalle mie labbra semi aperte.
Sembrava una piccola stella sospesa nel vuoto. "Quella è una lucciola?" domandai senza staccare lo sguardo dallo strano esserino. Mike mi spiegò che le lucciole si illuminavano per attirare l'attenzione di altre  lucciole e per accoppiarsi. Il dolore e la paura di pochi minuti prima scivolarono via, lasciando il posto ad un dolce stupore. 

Presto alla piccola stellina luccicante se ne aggiunsero altre, e io e Mike cominciammo a rincorrere.
Le risate gioiose, le guance arrossate per la corsa, il fiato corto e i vestiti umidi. Ricordo con piacere quella notte, nei mesi successivi dipinsi diverse tele che immortalavano due bambini che rincorrevano le lucciole in un prato.

Mike si lasciò infine cadere sul prato, e mi fece segno di sdraiarmi di fianco a lui. "Quella è la stella polare" disse, indicando una luce intensa nel cielo. "I marinai la usano per orientarsi di notte perché quella è l'unica stella che non si sposta mai. La stella polare indica sempre il nord"

La notte passò veloce, io scivolai in un dolce sonno. Quando il ricciolino mi svegliò il cielo stava iniziando a tingersi di rosa. "Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere vedere l'alba, e quindi ti ho svegliato" Sorrisi notandole sue guance lentigginose prendere il colore rosato del cielo. 

Mi misi seduta e mi stropicciai gli occhi. Appoggiati la testa sulla spalla del piccolo Wheeler e contemplai lo spettacolo dell'abbraccio mattutino tra il sole che si sveglia e il cielo che lo accoglie dopo una notte di solitudine.

"Mike" mormorai con la voce ancora impastata dal sonno "Grazie".
Lui mi sorrise. Aveva i ricci più spettinati del solido e gli occhi ancora assonnati. "El" mi chiamò poi lui "Se vuoi questo può diventare il nostro posto" sussurrò, quasi imbarazzato.
"Il nostro posto..." ripetei io.
Sorrisi; mi piaceva l'idea di condividere un posto speciale come Firefly Hill con quel ragazzo gentile.
"Si" gli risposi io "Il nostro posto"

Quella mattina, guardando la prima delle tante albe che avrei condiviso con quel ricciolino, lui mi regalò uno dei sorrisi più belli che io avessi mai visto.
Quella sarebbe stata solo la prima delle notti che avremmo passato insieme a Firefly Hill; solo, ancora non lo sapevo.

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Angolo autrice

Come state?

Se devo essere onesta, in questa settimana la scuola mi ha risucchiato, lasciandomi davvero poco tempo per scrivere. Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto (io ho adorato scriverlo). Buona domenica

Jiul🍁

P.S. è la prima volta che aggiorno con il computer, ora mi sento una bimba felice e soddisfatta

Promise || milevenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora