❝I'm drowning above the water, oh, help me breathe again
And I, I can't let you go, so when you're ready, come back home, yeah❞
Come Back Home~Calum Scott***
CORSI VERSO QUELL' UOMO seduto sulla banchina del porto. Alla stazione mi avevano raccontato che era stato lui a prestare soccorso ai pochi passeggeri della nave merci che era affondata la sera prima. Era una giornata molto calda, e piccole gocce di sudore mi imperlavano la fronte pallida.
"Mi scusi..." mormorai timidamente, cercando di attirare l'attenzione di quello sconosciuto. Lui rimase immobile, seduto e con la schiena rivolta verso di me. "Mi scusi" ripete più forte toccandogli leggermente la spalla destra.
A quel punto, con estrema lentezza, l'uomo si girò e mi guardò fisso con i suoi occhi grigi, incastonati in una pelle scura, grinzosa e cotta dal sole. "Cosa vuoi ragazzino?" mi domandò scorbutico allontanando dalle labbra una sigaretta da cui fuoriuscita un filo di fumo bianco.
Io non fumerò mai...
Mi guardai intorno preoccupato. Il mare era calmo, e rifletteva il colore del cielo senza nuvole. "Ho saputo che lei ha prestato soccorso alla nave che è affondata ieri" dissi infine. Lui aspirò dalla sigaretta e sputò il fumo denso e maleodorante; sentii il naso e la gola pizzicare e tossii, sentendo l'uomo sghignazzare "Si, la nave merci che ieri a sbattuto contro uno scoglio..." scosse la testa divertito "Il capitano deve essere proprio un idiota se non ha visto una pietra così grande..." scoppiò a ridere.
Io non capivo cosa ci trovasse di divertente in una barca che affonda, ma in quel momento l'unica cosa davvero importante era ritrovare Jane. "Chi c'era sulla nave?" domandai spazientito. L'uomo torno serio serio e continuo a parlare contando sulle dita le persone che nominava "Sulla nave... Bhe, c'era il capitano, cinque o sei membri dell'equipaggio, e... Una ragazzina" concluse sorridendo. Sgranati gli occhi una ragazzina? Doveva essere Jane, per forza."Questa ragazzina..." mi inumidii le labbra nervoso "Ecco... Lei, dov'è ora?" chiusi gli occhi e incrociai forte le dita dietro la schiena, sperando che la dolce ragazza con i capelli ricci e gli occhi grandi stesse bene. "Ragazzino, dimmi, perché invece di ficcare il naso in storie che non ti riguardano non te ne vai a casa?" Aprii gli occhi confuso. "Io..." balbettai... Il signore davanti a me si alzò in piedi "Gira a largo da qui, non ho voglia di perdere altro tempo" mi urlò in faccia.
Arretrai intimorito.
Cosa fare? Mi guardai intorno, dove poteva essere la mia piccola Jane?
Mi grattai la nuca e mi sposta qualche ricciolo scuro che mi solletica la fronte, poi guardai di nuovo quell'uomo negli occhi, presi un respiro profondo e dissi "Sa, glielo sto chiedendo perché la mia sorellina ieri è salita su quella barca e si è addormentata..." speravo davvero che ci credesse. Lo vidi scoppiare a ridere nuovamente "Essere ficcanaso è una caratteristica della vostra famiglia eh? Vai là..." mi disse indicando un capanno poco lontano. "Ma ti avverto" continuò ridendo lui "Tua sorella è più morta che viva..."La vidi subito.
Era sdraiata sul pavimento di legno sudicio ed era estremamente pallida. Un paio di persone erano sedute di fianco a lei; qualcuno le teneva il polso, forse per controllare il battito, qualcun altro invece cercava di sentire il suo respiro. Mossi qualche passo incerto verso di lei, verso la mia Jane. Le sue labbra rosse erano socchiuse, e i suoi ricci umidi le coprivano le guance che avevano perso il loro colorito roseo.
Mi ritrovai al suo fianco e presi la sua mano. Era gelida e umida. Il vestito leggero che copriva il suo corpicino esile era bagnato. "Non sento più il battito, la stiamo perdendo" queste poche parole bastarono a rompere l'incantesimo di quel momento. L'avevo ritrovata ma stavo per perderla di nuovo. Strinsi più forte la sua mano "Jane" la chiamai piano "Jane, ti prego svegliati. Dobbiamo ritornare a casa, a Hawkins. Lì ci aspettano tutti: Hopper, Joyce, Will, Max e tutti gli altri" sentii gli occhi diventare umidi, e una piccola lacrima solitaria rotolò giù per la mia guancia, fino al mento per poi staccarsi e cadere sul suo polso. "Jane, ti prego..." altre calde lacrime scivolarono lungo le mie guance ed andarono a bagnare la sua mano ghiacciata. L'uomo che stava tenendo il polso della ragazza dai capelli profumati di cannella mi mise un braccio intorno alla spalla, tentando invano di consolarmi. Non sentivo neanche le sue parole, non volevo sentirle.Scostai una ciocca di capelli dal suo viso, i suoi occhi luccicanti come stelle erano chiusi, e le lunghe ciglia erano come catene che tenevano le palpebre chiuse tra di loro.
***
Intorno a me era tutto buio. Il mio corpo era in uno stato di torpore, avvolto come in una coperta.
Voci sconosciute e confuse mi raggiungevano e colmavano il silenzio che mi circondava. Avrei voluto aprire gli occhi per rivedere la luce e i colori, ma l'oscuritá mi intrappolava; avrei voluto alzarmi, scappare ma i miei muscoli erano dormienti, e non mi concedevano alcun movimento.
"Non sento più il battito, la stiamo perdendo" questa frase ovattata mi raggiunge attraverso gli spessi strati della coperta in cui ero rinchiusa. Cosa voleva dire? Stavo per morire?
Io non volevo morire, io non ero scappata dal laboratorio per finire così: io volevo vivere. Avrei voluto piangere, ma i miei occhi erano intorpiditi e aridi, incapaci di produrre lacrime. Volevo urlare il mio dolore, ma le mie corde vocali erano incapaci di emettere suono. Rivedevo quell'uomo orribile davanti a me, che rideva e mi ricordava che ero una nullità, e che senza di lui mi ero cacciata nei guai. "Jane" mi sentii chiamare, "Jane, ti prego svegliati". Era la voce di Mike, il ragazzo gentile del centro commerciale.
Come aveva fatto a trovarmi? Continuava a chiedermi di svegliarmi e a chiamarmi Jane. Avrei voluto poter aprire gli occhi, avrei voluto poter avere voce e dirgli che quello non era il mio nome. Che Jane non ero io, e che mai lo potrò essere. Chi ero io? Non ero più Eleven. Avevo smesso di esserlo quando ero scappata da quel laboratorio quella notte. Ma chi ero io? Una ragazzina ingenua? Un'artista? Una bambina in fuga?
Chi sono io? Qual è il mio nome?"El" di nuovo la sua voce. Mi chiamava, Stava chiamando me? "El, non so se ci sei o se puoi sentirmi..." Anche se non potevo vederlo, lo sentivo: Mike era ancora accanto a me. Mi stava chiamando El. Aveva risposto al mio muto appello, aveva dato risposta alla domanda che urgeva sulla mie labbra mute.
Chi sono io? El.
Avrei voluto sorridere, ma non potevo farlo. "El, ti prego, svegliati, apri i tuoi occhi grandi e brillanti, mostrami il tuo bellissimo sorriso. El, per favore, svegliati e torna a casa" la sua voce era tremante e rotta dai singhiozzi. Certo che voglio svegliarmi, certo che voglio tornare a casa con te Mike. Aiutami, come faccio ad aprire gli occhi? Come faccio a sfuggire a questa buia prigione?***
Mi asciugai le lacrime con l'orlo della manica. Ormai era evidente: lei non c'era più. L'ultimo segno di vita che aveva dato era stata una piccola parola, una sillaba mormorata a mezza voce El.
Mi alzai, con gli occhi ancora rossi e il mio piccolo cuore infranto. Avevo perso un'amica, avevo perso la mia Jane, avevo perso la mia El.
Mossi i primi passi incerti verso l'uscita di quel capanno in rovina. Fino a qualche ora prima mi era sembrato un posto speciale, quasi una reggia che accoglieva lei, la principessa El, ora non era che una rovina pronta a crollare."Mike, aspettami" sentii sussurrare alle mie spalle. Mi fermai immediatamente, era possibile che me lo fossi solo immaginato?
Era possibile che tutto questo non fosse che uno scherzo della mia mente e del mio piccolo cuore ferito?
"Mike, dove stai andando? Avevi detto che saremmo tornati a casa insieme" mi voltai di scatto.
Quella voce non l'avevo immaginata, era reale.Lei era lì, seduta su quelle vecchie assi polverose e con lo sguardo confuso. Corsi verso di lei e la strinsi tra le mie braccia, avevo temuto di averla persa per sempre. Senza che me ne accorgessi altre lacrime si fecero strada sulle sue guance e si mischiarono con le sue. "Ho avuto paura Mike" mormorò mentre la stringevo forte "Anche io El, tanta"
❝❃❂❁❀❞
Allora, qualcuno ieri sera avrebbe dovuto pubblicare (ovviamente non io) ma si è addormentato...
E vabbè... Spero che questo capitolo vi piaccia (a me si scioglie il cuoricino leggendolo)
E niente buona domenica ❤️
Jiul🍁
STAI LEGGENDO
Promise || mileven
FanficQuesta è la storia di due bambini, che si amano come solo i bambini sanno fare. È la storia di baci e di fughe oltre oceano. È la storia di promesse al chiaro di luna infrante la mattina dopo. È una storia di come ogni cosa può cambiare in una fra...