4. Already Gone

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❝But his dark eyes dared me with danger
And sparks fly like flame to a paper
Fire in his touch burning me up, but still I held on
I was already gone
Already Gone~Sugarland

***

questo è uno dei capitoli più lunghi scritti fino ad ora, vi consiglio di prendervi un po' di tempo per leggerlo. Buona lettura 🙈💕
P.S. Preparate il costume da bagno

LA PRESA DI MAX ERA salda sul mio polso mentre mi strascinava saltellando per quei lunghi corridoi luminosi e colorati. Zizagavo a fatica, cercando invano di non urtare le persone intorno a me. La paura che mi scoprissero diminuiva ad ogni passo, mi sembrava che a ogni centimetro percorso mi buttassi buttassi una pietra alle spalle, liberandomi dal peso che mi opprimeva il petto. La ragazza con i capelli rossi e le guance lentigginose mi aveva trascinato con entusiasmo in diversi negozi, e i sacchetti di carta colorata si accumulano sulle mie braccia velocemente. Ad un certo punto, la pressione sul mio polso cessò improvvisamente e io mi ritrovai ferma in mezzo alla folla. "Max?" Chiamai piano cercando di intravedere la mia nuova amica. "Max" urla più forte, tentando di identificare una chioma rossa tra la folla e iniziando a farmi strada tra le ragazze che reggevano buste di plastica e chiacchieravano tra di loro. "Max! Max!" La terribile sensazione che mi aveva abbandonato pochi minuti prima ritornò velocemente mozzandomi il respiro. Ero da sola in un posto sconosciuto: quale migliore occasione avrebbero avuto gli scienziati per riportarmi al laboratorio?
Cominciai a correre disperata; le lacrime iniziavano a scendere copiose dai miei occhi appannandomi la vista. Un urto improvviso mi fece cadere sul pavimento fermando la mia folle fuga. Un brivido percorse la mia spina dorsale quando la mia schiena entrò in contatto con quel pavimento duro e freddo. La testa comincia pulsare dolorosamente. Chiusi gli occhi e il buio mi inghiottì.


"Ti senti bene?" una voce dolce si fece strada nell'oscurità che mi aveva annebbiato i pensieri. Sbattei piano le palpebre ed aprii gli occhi, ma la  forte luce dei neon sul soffitto mi costrinse a richiuderli un secondo dopo. "Stai bene?" di nuovo la stessa voce gentile che avevo sentito poco prima, a chi poteva appartenere? Sicuramente non era la voce di Max...
Provai ad alzarmi piano, appoggiandomi sui gomiti e poi sulla mani. La testa mi pulsava dolorosamente e con la mano mi massaggia la nuca. Schiusi le ciglia piano, cercando di mettere a fuoco la persona davanti a me. La prima cosa che vidi furono due occhi scuri, grandi e rassicuranti. Dopo qualche secondo mi resi conto che quelle iridi magnetiche appartenevano ad un ragazzo dai ricci scuri e dal naso coperto di lentiggini. "Sei sicura di stare bene?" mi chiese nuovamente aiutandomi ad alzarmi.
Come avevo fatto a non vederlo? Come avevo fatto a sbatterci contro?

Sei proprio una stupida Eleven...

Scossi il capo "Scusami, non ti avevo visto..." Il ragazzo mi guardò preoccupato "Correvi molto veloce, è successo qualcosa? Sei sicura di stare bene?" Mi guardai intorno. Le persone andavano e venivano e il grande corridoio appariva sfocato ai miei occhi "Si, io... Io devo solo andarmene da qui" mormorai, cercando con lo sguardo una via d'uscita. "L'ingresso è da quella parte, se vuoi ti posso accompagnare" disse dolcemente sostenendomi e iniziando a camminare nella direzione indicata. Quando la sua mano toccò la mia schiena sentì un formicolio arrampicarsi lungo la mia spina dorsale e un dolce tepore diffondersi all'altezza dello stomaco. Chi era quel ragazzo così carino e disponibile che avevo avuto la fortuna di incontrare? Attraversai la grande porta a vetri appoggiata alla sua spalla ed uscii finalmente da quel luogo troppo affollato. "Vuoi che ti accompagni a casa? Se vuoi possiamo andare insieme a prendere un gelato.. " propose il ricciolino, sorridendo incoraggiante. Lo guardai con attenzione: non conoscevo quel ragazzo, ma mi sarebbe piaciuto molto trascorrere il pomeriggio in sua compagnia. Sembrava molto gentile e disponibile. Lo guardai a mia volta ma non potevo accettare; un lungo viaggio mi attendeva. "Devo andare via, mi dispiace..." Gli dissi mortificata prima di girarmi ed iniziare a camminare velocemente "Aspetta, non andare via, non so nemmeno il tuo nome" Affrettai il passo.
Qual era il mio nome?
Avevo mentito sul mio nome tanto a lungo, ma quel ragazzo sorridente non si meritava le mie bugie "Io sono Mike, Mike Wheeler" lo sentii urlare alle mie spalle, mentre la sua voce si perdeva nel vento. "Tornerò Mike, ci rivedremo" ripetevo questa semplice frase nella mia testa ancora dolorante mentre correvo veloce lontano da quel centro commerciale, lontano da Hawkins e lontano da quegli uomini con il camice bianco.

Promise || milevenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora